Lavoro, i sindacati in piazza

Lavoro, i sindacati in piazza Comincia il lungo pressing sul governo. Comizi in tutta Italia. Metalmeccanici delusi: «Bisogna osare di più» Lavoro, i sindacati in piazza Il 20 giugno a Roma. Niente sciopero generale ROMA. I sindacati hanno deciso di scendere in piazza per manifestare sul lavoro e «contro» il governo. Tre settimane di mobilitazione periferica faranno aumentare gradualmente la pressione su Prodi fino alla manifestazione nazionale in programma il 20 giugno a Roma. Ma Cgil, Cisl e Uil hanno finito per arrestarsi prudentemente davanti all'ipotesi di uno sciopero generale. E la loro prudenza ha indispettito i vertici dei metalmeccanici di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm che, più bellicosi e impazienti, si chiedono se non si poteva «osare di più». Tutto secondo le previsioni, dunque, al termine della segreteria unitaria dei sindacati confederali. Cofferati, D'Antoni e Larizza hanno annunciato la manifestazione finale a Roma rinviando a oggi la pubblicazione di un corposo contro-documento inviato a Palazzo Chigi con le loro osservazioni su tutte le inadempienze e i ritardi accumulati dal governo su sviluppo e rilancio dell'occupazione nel Mezzogiorno. Il documento, hanno spiegato, «ricapitolerà il giudizio e gli obiettivi da raggiungere e diventerà il punto di riferimento per la ripresa del confronto annunciato dal governo su un tavolo quadrangolare», con imprenditori e poteri locali. Contemporaneamente oggi Cgil, Cisl e Uil preciseranno anche le manifestazioni locali che si snoderanno nel mese di giugno, prima dell'appuntamento a Roma. Ma già è noto che i centri di questa mobilitazione periferica saranno Genova e Venezia sulla politica industriale e Massa Carrara per la sicurezza sul lavoro. Quindi verrà organizzata una manifestazione a Sarno, centro-simbolo per l'ambiente e la legalità, mentre Crotone è stata scelta per verificare l'attuazione dei contratti d'area. Infine a Trapani si svolgerà una manifestazione su lavoro nero e la sua emersione, e un altro raduno si terrà in Sardegna. «Le nostre critiche e l'insoddisfazione per l'atteggiamento del governo si traducono in una serie di iniziative e mobilitazioni - ha indicato con misura Sergio Cofferati -. Ribadiremo che in presenza di segnali forti di ripresa permangono grossi divari in fatto di risul¬ tati reali». Ma proprio questo divario non avrebbe potuto portai«j i sindacati a proclamare uno sciopero generale contro il governo? Il leader della Cgil, il più cauto, ha replicato: «Non mi pare sia una medicina prescritta da alcun medico. Si tratta di fare di volta in volta le cose che servono a dare visibilità alle esigenze dei lavoratori e per avere risposte adeguate dal governo. Ci troviamo di fronte a due accordi, del '96 e del '97, che sono stati applicati solo in parte. Noi li voghamo applicati integralmente e abbiamo scelto la forma di mobilitazione più efficace che in questa circostanza non è lo sciopero». Dei tre leader sindacali Sergio D'Antoni pareva il più aggressivo. Ma ieri ha finito per allinearsi sulla posizione più possibilista: «Dobbiamo mantenere una pressione molto forte sul governo - ha spiegato il leader della Cisl -, il sindacato non è più disposto ad aspettare. Il governo deve svegliarsi, deve sapere che è ora di passare ai fatti. Gli faremo sentire iì fiato sul collo. Se con questa manifestazione non si otterranno risultati, allora bisogna andare oltre e mettere in campo tutti i mezzi a nostra disposizione». Ma neppure lui ieri ha pronunciato la parola sciopero. Infine, il segretario generale della Uil, Larizza, ha chiarito che «all'indomani della manifestazione nazionale decideremo il da farsi. Se il governo aspetterà settembre per darci delle risposte, credo che inevitabilmente si verificherà un aumento della pressione sociale». Ma l'attendismo degli stati maggiori di Cgil, Cisl e Uil non è piaciuto ai metalmeccanici. Per il leader della Fiom-Cgil, Sabattini, c'è stata «troppa prudenza e troppa paura di mettere in difficoltà il governo. Ma se le risposte saranno ancora insufficienti, lo sciopero generale dovrà essere messo all'ordine del giorno». Per il suo collega della Fim-Cisl, Baretta, «si poteva fare di più, il sindacato non può mostrarsi troppo comprensivo». Infine per Angeletti, il n. 1 della Uilm, «le cose andavano messe in termini molto più ultimativi, senza preoccupazioni per la sorte del governo, che al momento sembra più che stabile». [p. pat.] La manifestazione dei disoccupati a Napoli

Persone citate: Angeletti, Baretta, Cofferati, D'antoni, Larizza, Sabattini, Sergio Cofferati, Sergio D'antoni