«Subito il processo a Delfino»

«Subito il processo a Delfino» Richiesta di archiviazione per Alghisi. La decisione al gip bresciano «Subito il processo a Delfino» La procura di Brescia tenta di scavalcare Roma BRESCIA. «Disubbidendo» alla sentenza del tribunale della libertà, che aveva dichiarato la competenza di Roma a condurre le indagini, ieri la procura di Brescia ha presentato al gip Roberto Spanò una richiesta di giudizio immediato per il generale Francesco Delfino e una richiesta di archiviazione per la posizione dell'imprenditore Giordano Alghisi. Il giudice avrà adesso 5 giorni di tempo per decidere se accogliere la richiesta e rinviare a giudizio per concussione ai danni della famiglia Soffiantini l'alto ufficiale dei carabinieri. La decisione della Procura dimostra che i pm bresciani non hanno alcuna intenzione di lasciare l'inchiesta nelle mani di Roma, come aveva stabilito invece il tribunale del riesame concedendo gli arresti dormciliari nella villa di Meina a Delfino. Secondo il codice infatti, l'effetto della sentenza dei giudici del tribunale della libertà è valido solo per il provvedimento cui si riferisce, in questo caso l'ordine di custodia cautelare. Toccherà quindi adesso allo stesso gip dirimere la questione della competenza territoriale, ben sapendo che il tribunale si è già espresso in merito. La Procura, che aveva impugnato la sentenza del tribunale davanti alla Cassazione, ha deciso di correre il rischio chiedendo tra l'altro un processo con rito immediato, che ha come presupposto la convinzione di aver raggiunto «la prova evidente» del reato commesso dal generale. E' chiaro che se il gip dovesse accogliere la richiesta, gh avvocati Della Valle e Bruno ripresenterebbero al tribunale la medesima istanza d'incompetenza territoriale. Per ora Della Valle si limita a commentare come la decisione della Procura «sia ab¬ bastanza curiosa». «E' curioso - dice il legale - trovare un magistrato così affezionato e attaccato a un fascicolo processuale». Se dunque l'inchiesta nei confronti di Delfino può considerarsi ormai ufficialmente conclusa, non così è per gli altri suoi coimputati, tutti accusati di concorso in concussione e stralciati dalla richiesta. Le indagini proseguono quindi per il tenente colonnello Antonio Pinto e per il capitano dei carabinieri Arnaldo Acerbi, nei confronti dei quali evidentemente la procura ritiene di non aver raggiunto ancora la piena certezza delle accuse. I due carabinieri, secondo l'imprenditore Giordano Alghisi, sarebbero stati al corrente di tutta la trattativa per la consegna del miliardo al generale. E pur partecipando alle indagini ufficiali per la liberazione dell'imprenditore, non avrebbero mai informato i magistrati mquirenti. Un terzo indagato è infine l'autista del generale, tale Alessandro Tettei: un carabiniere che Delfino avrebbe utilizzato per «contrarre e pagare i suoi debiti» e che per l'atteggiamento reticente dimostrato durante l'interrogatorio davanti ai pm è passato dalla posizione di testimone a quella di indagato. Secondo l'accusa, Delfino avrebbe chiesto un miliardo attraverso Giordano Alghisi facendo credere di poter intervenire, attraverso dei suoi misteriosi informatori, per la liberazione di Soffiantini. [p. coL) L'avvocato del generale: «E' curioso Un pm COSÌ attaCCatO all'inChieSta» "generale Francesco DeMno

Luoghi citati: Brescia, Meina, Roma