«Il crimine non paga, non uccidete più»

«Il crimine non paga, non uccidete più» Belluno, dal carcere l'anziano boss invita i suoi uomini ad arrendersi: «La vostra è violenza inutile» «Il crimine non paga, non uccidete più» L'appello di Raffaele Cutolo, ex imperatore della camorra NAPOLI. Comandava un esercito di gente pronta a farsi ammazzare, che lo venerava e ne eseguiva gli ordini con lo stesso fanatismo di chi è convinto di agire in nome di un dio. E lui, dalla cella dove veniva riverito come una sorta di imperatore del crimine, emetteva le sentenze di morte per gli avversari e impartiva disposizioni ai fedelissimi per la spartizione dei soldi guadagnati col sangue. Ma si preoccupava anche di assicurare un posto di lavoro a quanti non avevano trovato di meglio che gettarsi ai suoi piedi e riceveva la visita di rappresentanti dello Stato, che gli chiedevano di intercedere per la liberazione di un assessore rapito dalle Brigate rosse. Era questo Raffaele Cutolo, fondatore e capo della nuova camorra organizzata, personaggio approdato dalle pagine della cronaca nera fino ai territori del «mito» della malavita, dove canzoni e film ne ricordano le imprese. Oggi il vecchio boss, dal carcere di Belluno dove sta scontando una serie di ergastoli di cui si è perso il conto, lancia l'appello a deporre le armi a tutti i camorristi in servizio permanente effettivo, che stanno compiendo le identiche violenze attribuite negli anni scorsi alla sua spietatezza. Il boss ha affidato all'emittente televisiva Telebelluno il messaggio con il quale (lui che ormai da tempo si definisce uno che «per mestiere fa il carcerato») sembra voler dare un taglio netto al passato e imboccare una strada che se non può portare alla redenzione, sembra condurre almeno alle soglie del pentimento. La lettera di Cutolo contiene invettive contro gli «eredi» della camorra, accusati di esercitare una violenza che non risparmia gli innocenti. Ma il sermone di don Raffaele condanna anche gli imprenditori che investono al Sud, descritti come assetati di guadagno, e riserva frecciate al veleno ai pentiti, una categoria alla quale si è sempre fatto vanto di non essersi mai iscritto. Seri- ve Cutolo rivolto alla camorra: «Vi ammazzate fra di voi uccidendo anche gente onesta e bambini innocenti senza capire e sapere che così non fate altro che il gioco del potere: se veramente amate voi stessi, i vostri figli, la vostra bella e martoriata terra, vi esorto a smetterla di ammazzarvi tra voi». I destinatari del messaggio sono innanzitutto «i camorristi o mezzi mafiosi della Campania» e già l'intestazione scelta dal boss lascia intuire una buona dose di disprezzo nei confronti delle nuove leve della malavita organizzata. Il boss cerca di persuadere i «guaglioni» ad arrendersi utilizzando un interroga¬ tivo retorico: «A che serve - domanda - vivere con il portafogli gonfio e la morte sul collo? Fate una bella virata e distribuite lavoro e benessere...». Poi li incalza facendo leva sull'orgoglio sudista. «Dimostrate che non abbiamo bisogno di imprenditori che vengono a fare i missionari del Nord al solo scopo di arricchirsi e tornarsene al Nord per poi dire che noi siamo camorristi, dimostrate che siete capaci come e più di loro di essere degli ottimi manager». «Credetemi - prosegue Cutolo -, il (rimine non paga, non seguite i falsi ideali di organizzazioni perché siamo, e mi metto anch'io in mezzo, una razza di infami che, guarda caso, si pentono appena scattano le manette ai polsi. Credetemi, è molto meglio andare a lavorare per un tozzo di pane che arruolarvi nelle organizzazioni». Quando era all'apice del suo potere don Raffaele dispensava favori a chi gliene chiedeva e buona parte dei soldi ricavati con le estorsioni venivano distribuiti alle famiglie dei carcerati. E il consenso intorno alla Nco si accresceva ingrossando l'esercito di adepti. Quel tempo è passato e ora il vecchio boss è solo con i suoi ricordi. Enzo La Penna «Siamo infami che si pentono appena scattano le manette» L'ex boss Raffaele Cutolo sta scontando l'ergastolo

Persone citate: Cutolo, Enzo La Penna, Raffaele Cutolo

Luoghi citati: Belluno, Campania, Napoli