«Uomo potente, non una star»

«Uomo potente, non una star» intervista >? *~ -ì; ? v s. fi- ff * ■ ■( IL questore m palermo «Uomo potente, non una star» «Ha ucciso, gestito affari e proprietà» PALERMO DAL NOSTRO INVIATO Antonio Manganelli è il questore della città considerata la sede sociale di Cosa nostra. E' un poliziotto che la mafia la conosce bene per averla affrontata con qualche successo. Oggi fa il questore, ma non ha perso la passione e l'attenzione per la polizia giudiziaria. Considera un grande successo la cattura di Pino Guastella, mafioso di buona stazza elevato al rango di «rappresentante» in un territorio esteso che parte dai limiti della provincia per spingersi nel cuore della città. Dottor Manganelli, avete preso Vitale qualche settimana fa, ora è toccato a Guastella. Entrambi sono stati presentati come delle autentiche star di Cosa nostra sebbene quasi sconosciuti al grosso pubblico. Sono davvero così importanti? «Siamo in grado di poter affermare senza problemi che Guastella, in questo momento, è il nome più in vista dell'organigramma mafioso palermitano. Il fatto che non sia conosciuto anche da mia zia non vuol dire che sia personaggio senza valore». E' facile pensare che un arresto possa essere «pompato» per esigenze di immagine. «Guardi, quando facevo il poliziotto operativo ho arrestato Nitto Santapaola e sono diventato una specie di eroe nazionale. Poi abbiamo preso anche Eugenio Galea e nessuno se n'è accorto. Eppure le posso assicurare che per Cosa nostra la cattura del secondo è stata un colpo basso esattamente come l'arresto di Santapaola. Galea era meno conosciuto, tutto qui. Se quel nome avesse avuto il tempo di arrivare in tv, la sua cattura sarebbe stata celebrata come avvenne per il boss di Catania». Chi è Guastella? «Rappresenta il potere di Riina e Bagarella. Per conto dei capi ha ucciso, ha gestito affari, soldi e proprietà. Da quanto abbia- mo potuto mettere insieme Guastella è stato anche una sorta di collettore dove venivano convogliati i soldi provenienti dalle estorsioni. Ci dicono che gli esattori di Cosa nostra, anche i ramponi di "famiglie storiche" come i Galatolo, facevano capo a lui. E non ha trascurato i traffici e l'approvvigionamento di un discreto arsenale. Insomma, ha tutti i numeri per non meritare alcuna sottovalutazione. D'altra parte tutti i boss di Cosa nostra prima di diventare star sono stati dei "signor nessuno". Non vorrei imbattermi in analoga diffidenza se per caso dovessimo catturare altra gente sconosciuta ai cronisti. Non comanda solo Provenzano, il cui nome apre ampi spazi come uno spot pubblicitario. Ci sono personaggi come Salvatore Lo Piccolo, alter ego di Guastella ancora uccel di bosco, in provincia esistono latitanti i cui nomi dicono poco ma altamente pericolosi. Recito a memoria: Nicolò Salto, Pino Lo Bianco, Nino Gioffrè, Benedetto Spera... Si parla molto di Mariano Tullio Troia, che non sarebbe più in Sud Africa. Chiaro: non evocano grandi clamori, ma ricordateli questi nomi, sono la mafia di oggi. Questo è il personale di cui dispone Cosa nostra. Questi detengono il controllo del territorio». Le inchieste vanno avanti, i latitanti vengono arrestati. Com'è che si parla di calo di tensione nella lotta alla mafia? «Ho l'impressione che si stia cedendo alla tentazione di guar- dare in casa dei vicini, senza tenere conto che bisogna innanzitutto porre attenzione a ciò che accade in casa nostra. Io lavoro in una .squadra che funziona bene ed è motivo di soddisfazione. Il ministero ci mette in condizioni di poter svolgere bene il nostro lavoro e i risultati ci sono. Quando sento dire che lo Stato abbassa la guardia mi chiedo: ma che faccio l'investigatore privato? Lo Stato è una parola che va sostanziata da nomi, cognomi, gruppi». Dottor Manganelli, è in polemica con gli «allarmismi» di questi ultimi giorni? «Per niente. Io non posso fare l'arbitro perché gioco la gara e non avverto, almeno nel mio ambiente, nessun calo. Dico semplicemente che quando parliamo di Stato non possiamo ignorare che stiamo parlando di noi tutti. E allora bisogna chiedersi se tutti stiamo facendo quanto c'è da fare: investigatori, magistrati, cittadini. I commercianti che non denunciano le estorsioni, mi chiedo, sono anch'essi Stato?». [f. 1.1.] «Nella piramide dei boss non comanda solo Provenzano il cui nome è molto pubblicizzato» «Era il nome più in vista di tutto l'organigramma Rappresenta il potere di Riina e Bagarella» Il questore Antonio Manganelli

Luoghi citati: Catania, Palermo, Sud Africa