Il don Suharto perde contratti miliardari

Il don Suharto perde contratti miliardari INBONESEA Scarcerati due dissidenti, amnistia in arrivo per tutti i «politici», libere elezioni entro un anno Il don Suharto perde contratti miliardari // nuovo governo esclude dagli appalti le società dell'ex leader GIAKARTA. L'ormai deposto despota indonesiano Suharto è nel suo palazzo, sta bene e non ha nessuna intenzione di lasciare il Paese. A dirlo è la figlia del cuore, Siti, detta Tutut, che è anche presidente del partito dell'ex leader. E tuttavia attorno a Suharto ieri si è scatenato il terremoto. La municipalità di Giakarta ha deciso di annullare due contratti per la fornitura d'acqua stipulati con società che sono di proprietà di uno dei figli di Suharto e del figlio di Liem Sioe Liong, uno dei più potenti uomini d'affari del Paese. Motivo: corruzione, tangenti e nepotismo. E' solo un primo passo verso la demolizione dell'impero finanziario della «famiglia reale» dell'Indonesia, che con i suoi 200 milioni di abitanti è il più popoloso Paese islamico della Terra. Subito dopo la prima riunione del nuovo governo, infatti, il ministro dell'Energia Kuntoro Mankusubroto ha annunciato che verranno attentamente riesaminati tutti gli appalti concessi dalla società petrolifera di Stato alle ditte possedute o controllate dai Suharto. «Quando questi contratti scadranno, in giugno, ci saranno appalti più trasparenti», ha detto il ministro. Il generale Wiranto, ministro della Difesa e co- mandante delle forze armate, forte della sua posizione di garante delle riforme democratiche, ha bloccato ogni possibile inchiesta sulla famiglia dell'ex leader, ma ha sottolineato che ci sarà una progressiva estromissione del clan dalla vita economica del Paese. Wiranto ha anche comunicato al governo che 8 soldati sono responsabili dell'uccisione dei sei studenti dell'università di Giakarta, e che sei ufficiali avrebbero compiuto irregolarità. «Saranno trattati con severità», ha detto il generale, promettendo le dimissioni di sua moglie e di sua figlia dall'Assemblea consultiva del popolo, il Parlamento. Ma le novità non finiscono qui. Il ministro della Giustizia Mulati ha tenuto ieri una conferenza stampa'in prigione assieme a due noti dissidenti, il sindacalista Muchtar Pakpahan e l'ex deputato Sri Bintang Pamungkas, un professore finito in carcere per aver raccontato una barzelletta su Suharto. Ai due è stata concessa l'amnistia, ma verranno liberati solo oggi, perché hanno deciso di attendere la liberazione di tutti i circa 200 detenuti politici. Mulati ha detto che amnistia e annullamento della pena saranno concessi anche ai ribelli indipendentisti di Timor Est, che però chiedono di trattare direttamente con il governo «occupante» di Giakarta. Resteranno dentro, invece, i guerriglieri comunisti, alcuni in carcere già da 30 anni. Infine il ministro portavoce del governo, Akbar Tanjung, ha annunciato elezioni politiche aperte per la prima volta a tutti i partiti, «il più presto possibile»: per realizzare la profonda riforma elettorale e politica, infatti, ci vorranno dai sei mesi a un anno. L'Indonesia si sta dunque riprendendo con rapidità dalla crisi politica. Ieri a Giakarta hanno riaperto fabbriche, uffici e ristoranti e, mentre arrivava una delegazione del Fondo monetario internazionale per tentare di far ripartire il risanamento finanziario, solo davanti alle banche le code di risparmiatori in ansia rivelavano che la normalità è ancora di là da venire. [e. st.] Dovrebbero uscire di prigione anche i capi ribelli di Timor

Persone citate: Akbar Tanjung, Muchtar Pakpahan, Siti, Sri Bintang Pamungkas, Suharto

Luoghi citati: Giakarta, Indonesia, Timor, Timor Est