Giorno di sfida a Gerusalemme

Giorno di sfida a Gerusalemme Anniversario dell'annessione, tensione e duri scontri con gli arabi davanti alla sede dell'Olp Giorno di sfida a Gerusalemme Sfilano gli ebrei: la città santa è nostra TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Nel 31° anniversario della Guerra dei sei giorni, 35 mila israeliani - la metà dei quali militari in divisa sono sfilati ieri per le vie di Gerusalemme in una grande marcia nazionalistica che ha allarmato i dirigenti politici e religiosi palestinesi e che è stata accompagnata da incidenti. Israeliani e palestinesi sono giunti all'appuntamento della cosiddetta «Giornata di Gerusalemme» in un clima esaperato di fervore nazionalistico. Da parte israeliana, il premier Netanyahu ha colto l'occasione «festiva» (ossia l'anniversario dell'occupazione militare del settore palestinese) per ribadire che Israele resterà anche in futuro arroccato «fra le sponde del fiume Yarkon (che lambisce Tel Aviv) e quelle del Giordano». Il sindaco Ehud Olmert (Likud) ha assicurato che il rione ebraico sulla collina di Jebel Abu Ghneim (Har Homà) si farà malgrado le condanne internazionali, e si chiamerà «Homat Shmuel» in ricordo di un esponente nazionalista. Con eguale animosità le autorità islamiche palestinesi hanno chiesto alla popolazione araba di difendere con il proprio corpo i luoghi santi all'Islam, ossia la Spianata delle Moschee, dagli attacchi degli estremisti ebrei guidati dal piccolo gruppo nazional-messianico dei «Fedeli del Monte del Tempio». «Per entrare i coloni dovranno passare sui nostri cadaveri» ha detto alla Voce della Palestina il deputato Ahmed al Batsh. Constatata la consistenza dei rinforzi militari fatti affluire ieri a Gerusalemme, il segretario del governo di Arafat, Ahmed Abdel Rahman, ha osservato che ieri gli israeliani «hanno rioccupato militarmente la città di Gerusalemme che comunque - a suo pa rere - resta una città palestinese, senza alcun legame con Israele o il pòpolo ebraico». In questo clima di palpabile ostilità fra i due settori della città, decine di migliaia di nazionalisti ebrei hanno festeggiato a lungo la riunifi cazione di Gerusalemme, destinata a restare tale «per l'eternità». I pri mi scontri sono avvenuti a metà strada fra Gerusalemme e Betlemme, dove reparti dell'esercito hanno disperso con la forza pendolari palestinesi che cercavano a ogni costo di raggiungere Gerusalemme. Poco dopo un manipolo di Fedeli del Monte del Tempio (che si prefiggono la edificazione del Tempio di Salomone nel luogo dove oggi sorgono le moschee di al Aqsa, al Marwan e di Omar) si è presentato di fronte ai cancelli della sede ufficio¬ sa dell'Olp, la Orient House, ostentando una cassa da morto su cui avevano scritto: «Autorità palestinese». Ne è seguita una zuffa sedata sul nascere dalla polizia. Un ulteriore tentativo dei Fedeli del Monte del Tempio di irrompere nella Spianata delle Moschee è stato sventato di misura quando gli zeloti avevano pressoché raggiunto i portali del santuario. La notte di sabato Netanyahu si è presentato agli studenti del collegio rabbinico più nazionalista della città, Merkaz ha-Rav, ammettendo di non avere di abitudine la testa coperta, da uno zucchetto ma dichiarando ad alta voce: «Io sono un ebreo credente: credo nel popolo d'Israele, nella terra d'Israele e nell'eternità di Israele». Davanti al pubblico in delirio, Olmert è stato svelto a sorpassare a destra il premier rilevando scontento che il rio¬ ne ebraico di Har Homà non procede al ritmo sperato. Frastornati dalle fanfare militari e dalle prediche dei rabbini nazionalisti, gli israeliani hanno risposto a un sondaggio della Gallup osservando in massa (67,7%) che Netanyahu è troppo «remissivo» nei suoi tentativi di contrastare le attività politiche palestinesi a Gerusalemme Est. Aldo Baquis Nazionalisti israeliani espongono uno striscione coi colori della bandiera sulla Porta di Damasco (Gerusalemme). Sopra, Netanyahu Alla marcia degli estremisti ebraici a Gerusalemme Est un soldato in armi improvvisa un passo di danza davanti a un religioso [FOTO REUTER] Netanyahu: resteremo per sempre arroccati fra Tel Aviv e le sponde del Giordano