«Curo Prodi, vogliamo i fatti Le parole non bastano più» di Paolo Patruno
«Curo Prodi, vogliamo i fatti Le parole non bastano più» «Curo Prodi, vogliamo i fatti Le parole non bastano più» INTERVISTA PIETRO LARIZZA ■ROMA sindacati ne hanno abbastanza di «soldi virtuali», di investimenti per creare nuovo lavoro nel Mezzogiorno che esistono solo sulla carta e alimentano false speranze fra i disoccupati. E alla vigilia della segreteria unitaria di oggi tra Cgil, Cisl e Uil chiamata a inviare un messaggio molto duro e molto chiaro a Prodi, Pietro Larizza accusa il governo di essere «inadempiente, in ritardo spaventoso davanti all'emergenza drammatica del lavoro che non c'è». D'accordo Larizza, voi sindacati mettete ormai da mesi il governo sotto accusa e avete anche trovato un alleato potente come Scarfaro che condivide il vostro allarme. Ma i risultati non arrivano ancora e voi avete le armi spuntate, perché non arrischiate a proclamare uno sciopero contro il governo dell'Ulivo: è così o no? «Noi siamo in dissenso profondo con questo governo. Lo diciamo e lo ripetiamo da mesi che Prodi e i suoi ministri stanno dando prova di una colpevole mancanza di azione per combattere la disoccupazione nel Mezzogiorno. E oggi invaeremo un messaggio molto chiaro a Prodi, proclameremo una manifestazione nazionale contro il suo governo. Non sarà una dimostrazione neutrale, ma con un preciso destinatario». Ma vi fermate li, senza spingervi oltre magari con uno sciopero generale come fareste con un governo diverso, di destra. Sembrate in imbarazzo, forse anche perché siete in dissenso fra di voi? «Guardi che tutte le nostre decisioni sono unitarie, anche se maturano dopo una serrata discussione interna come sarà anche quella di oggi. No, la verità è che ormai non c'è più nessun "caro amico" con il quale usare dei riguardi. I sindacati hanno fatto la loro parte nel condividere la politica di risanamento che con grande sforzo e sacrificio ci ha portato in Europa. Ma ora ci aspettiamo, anzi pretendiamo che il governo Prodi assolva all'impegno sottoscritto con noi di creare sviluppo e lavoro». Insomma, adesso chiedete a Prodi e a Ciampi di allargare i cordoni della borsa... «Nessuno di noi vuole una politica lassista, chiede soldi facili, Perché sappiamo bene che ora il problema è di restare in Europa. Ma pretendiamo che il governo tenga fede ai patti che ha sottoscritto. I sindacati non si muovono in un mondo virtuale, di finanziamenti nominali che non arrivano mai. E constatiamo con profonda delusione che i risultati, i fatti, le risposte che attendiamo da mesi ancora non ci sono». E allora? «E allora diamo tempo al governo fino a giugno, a luglio al massimo. Prima delle ferie, insomma, voghamo che le cose comincino davvero a muoversi. Non possiamo più accontentarci di dichiarazioni di buona volontà non seguite da fatti concreti. Se non arriveranno risultati verificabili, allora la situazione cambierà radicalmente anche per noi. E il nostro atteggiamento muterà, eccome». E' quasi un ultimatum al governo? «Noi non possiamo più accettare che quei pochi soldi a disposizione non vengano spesi. Finora, malgrado gli impegni e le ripetu- te promesse, il governo ha fatto poco o niente per velocizzare queste spese. Sarà anche responsabilità delle autorità locali, ma questa è la sconsolante realtà. Anche Ciampi ha ammesso che ci sono ritardi». Ci sono state polemiche fra gli stessi ministri Ciampi e Costa, incertezze e ritardi nel varo dell'Agenzia per lo sviluppo del Sud. Quando nascerà potrà davvero migliorare la situazione? «Sulle polemiche passate fra Ciampi e Costa posso solo dire che dimostrano il divario fra disponibilità nominali e spese effettive. Quanto al dibattito sull'agenzia osservo solo che ci sono delle strutture per il Sud che funzionano, altre meno, che a volte si sovrappongono o lavorano in concorrenza. Perciò per me la situazione ideale sarebbe una struttura con poteri di coordinamento fra gli enti in attività. Invece la creazione di una holding che assorba le competenze, i mezzi finanziari di tutte le strutture esistenti ci farebbe solo perdere tempo, almeno un altro anno. E questo è inaccettabile». Anche perché con tutti questi ritardi il divario NordSud rischia di acuirsi... «Infatti, con l'attuale politica di flussi di spesa, nel 2001 la disoccupazione nel Centro-Nord sarebbe inferiore al 6 per cento, mentre al Sud resterebbe del 22. Se non c'è la volontà politica di un cambiamento radicale non basteranno i patti territoriali e i contratti d'area promessi e diluiti nel tempo. Il governo è direttamente responsabile: faccia attenzione, lo teniamo nel mirino». Paolo Patruno Il sindaco di Napoli Antonio Bassolino
Persone citate: Antonio Bassolino, Ciampi, Larizza, Pietro Larizza, Prodi
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