«E' un segnale per tutti» di Maurizio Tropeano
«E' un segnale per tutti» «E' un segnale per tutti» //premier: ma questo risultato non cancellagli errori fatti TORINO. «E' quello che volevo. Era questo il segnale da dare a tutti gli italiani. E' una prova che la volontà politica di catturarlo era molto forte». Sono le otto e mezzo di ieri sera quando il capo del governo, Romano Prodi, reduce da un vertice sul futuro di Torino (oggi in Comune è previsto un incontro con tutte le autorità locali) con il sindaco Valentino Castellani e il vice-presidente del gruppo ImiSan Paolo, Enrico Salza, commenta l'arresto di Pasquale Cuntrera compiuto dai Ros alcune ore prima a Malaga. Il premier non voleva parlare. E al suo addetto stampa poco prima aveva affidato uno scarno commento: «Il presidente del consiglio dei Ministri esprime grande soddisfazione». Poi la gioia per questo arresto eccellente lascia il posto alla loquacità dell'inquilino di Palazzo Chigi. E così il premier racconta: «Mi ha telefonato il ministro dell'Interno, Giorgio Napolitano, per annunciarmi l'arresto di Pasquale Cuntrera, boss latitante. L'ho ringraziato e gli ho chiesto di ringraziare tutte le forze dell'ordine che hanno collaborato alla riuscita dell'operazione». Ha fretta Prodi. Al Turin Palace, l'albergo che lo ospita in questa due giorni torinese, lo aspettano i commensali (oltre 300 persone) convocati dall'Ide (Imprenditori Dirigenti Europei) di Vittorino Chiusano per fare con Prodi una «chiacchierata» sull'Europa. E tra gli ospiti ci sono anche il presidente della Fiat, Cesare Romiti e l'amministratore delegato, Paolo Cantarella; Carlo e Franco Debenedetti, Sergio ed Andrea Pininfarina. Ma il capo del governo trova lo stesso alcuni minuti per parlare del caso Cuntrera: «Sono veramente contento spiega - l'arresto è la prova più evidente della nostra volontà di trovarlo». Aggiunge: «Questo paese, questo governo possono anche commettere errori ma la linea che seguono è chiara e precisa». Di colpo le acque che hanno agitato per dieci giorni i palazzi romani (prima di Cuntrera era infatti fuggito Licio Gelli), portato alle dimissioni - respinte del guardasigilli Giovanni Maria Flick, sembrano calmarsi. La risposta del governo - «E' quello che volevo», ripete Prodi - è un «chiaro segnale» per gli italiani. Insomma, nessuna trattativa, nessun patteggiamento. Il messaggio che lancia da Torino è netto: «Questo governo ha una strategia chiarissima. Facciamo di tutto per riprenderci i delinquenti». Detto questo, però, l'arresto del boss non «cancella gli errori. Le negligenze vanno comunque perseguite e fatte pagare», conclude Prodi. La telefonata «liberatoria» del ministro dell'Interno, Giorgio Napolitano, è arrivata mentre Romano Prodi e la moglie Flavia si stanno concedendo una pausa a casa di Franco Pizzetti, ex vicesindaco della citta, amico fraterno del premier ma anche consigliere giuridico e direttore della scuola nazionale di pubblica amministrazione. Dopo la visita a Canelli ai produttori di spumante; dopo l'incontro privato «affettuoso e cordiale» con il Santo Padre, Giovanni Paolo II e la cerimonia in Duomo, era arrivata la scelta di una pausa «fuori programma», fuori dal centro e fuori dai giornaUsti. E' lì, a casa del professore di Diritto Costituzionale, che il viso del premier s'è illuminato alla notizia arrivata dal Viminale: gli uomini del Ros hanno arrestato Pasquale Cuntrera a Malaga. Finalmente si può festeggiare. «Sì, il primo ministro era molto, molto contento», racconterà poi Pizzetti. Maurizio Tropeano
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