Lq «Passione» di Wojtyla

Lq «Passione» di Wojtyla Lq «Passione» di Wojtyla Nel Duomo, sofferente e affaticato OSCENA IL PELLEGRINO STANCO LTORINO A Passione di Papa Wojtyla ha per testimone la Sindone, e tutta la Torino che conta, oltre ad alcuni ospiti eccellenti: Prodi, Violante, Fassino. Il Papa sembra stremato, in questi due giorni in Piemonte. Per alleviare la fatica, svitare alla gamba sofferente dopo l'operazione all'anca il supplizio dei gradini, c'è di fronte al duomo uno scivolo bianco. Giovanni Paolo II lo percorre faticosamente, in cima si ferma e solleva per salutare la folla la mano sinistra tremante. C'è un gradino per entrare in cattedrale: monsignor Leonardo Sapienza lo prende per la mano, lo aiuta in questo minimo ostacolo. Lo attende il Duomo avvolto in drappi violetti. Si lascia cadere suh'inginocchiatoio della Cappella del Santissimo Sacramento, il rosario ni mano. Con la sinistra si sorregge la testa, prega, dà l'impressione di un grande sforzo, sembra quasi accasciarsi sul raso bianco. Una lunga preghiera, cinque minuti di cronometro. Prodi e Violante si scambiano qualche battuta, poi Violante si immerge nella lettura del libretto della cerimonia. Dopo cinque minuti si alza, si appoggia al bastone. Monsignor Stanislao Dziwisz lo conduce verso la Sindone. Il Papa si inginocchia davanti alla sindone. Appoggia le mani giunte all'inginocchiatoio, poi le solleva, la testa vi affonda dentro. Di tanto in tanto alza lo sguardo verso il lenzuolo che splende sullo sfondo viola. Poi gli occhi si abbassano di nuovo e così il capo nelle mani. Più di cinque minuti dura la lunga silenziosa preghiera del Papa. Poi si alza, e si avvia verso il podio. La tonaca si impiglia, il Papa la tira per liberarla. • Il discorso non è molto lungo, eppure la fatica sembra grandissima. E' in ritardo sulla tabella di marcia, il Pontefice, e «taglia» ampi stralci del discorso. In totale, quasi un terzo del testo verrà sacrificato. Anche le ultime righe «saltano», sostituite da una preghiera eucaristica in latino, molto amata da Sant'Ignazio, che sembra quasi un'offerta di sé: «Anima di Cristo santificami, Corpo di Cristo salvami, Passione di Cristo confortami, nelle Tue ferite nascondimi». Papa Wojtyla si avvia alla poltrona, si siede rigido, e poi all'improvviso - sono le 18,04 - il corpo sembra scosso da singulti: uno, due, tre. Chi se ne accorge trattiene il fiato, il volto del Papa è ti- rato, il capo si china verso il petto. Sta meditando, non si sente bene? Gli occhi sono chiusi, poi li apre e tende il corpo in un respiro profondo, come se gli mancasse l'aria. Ancora apre gli occhi, poi li chiude di nuovo per un periodo che appare lunghissimo. Infine torna a inginocchiarsi per la preghiera. La voce è impastata, appoggia la fronte alla mano, la testa sembra pesantissima: «Tu sei l'uomo dei dolori che conosce il patire», prega, e ancora il volto sembra una maschera di sofferenza: fisica, interiore, in una Passione ri-vissuta in maniera personalissima. E' lentissimo il suo camminare verso la piazza del Duomo. Prega ancora qualche secondo, poi si avvia; riceve l'omaggio dei Savoia, scambia qualche parola con Luciana Gawronska, sorella del beato Pier Giorgio Frassati, e infine esce all'aperto. E' l'ultima fatica di una giornata che è sembrata un peso grande per questo Papa anziano. L'ultima benedizione la pronuncia con la voce un po' tremante. Vorrebbe regalare qualche cosa di più alla gente che lo applaude, un sorriso emerge da un abisso di stanchezza: «Il resto, lasciamo alla pioggia», e indica il cielo grigio. [m. tos.] A sinistra, il Papa entra in Duomo. In alto, Prodi e Violante con lui in Duomo. A destra l'abbraccio con il cardinale Saldarini Momenti di paura quando è scosso da tre singulti Poi si inginocchia per la preghiera

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