Accordo suite morti bianche a Marghera
Accordo suite morti bianche a Marghera Parte delia somma andrà agli ex dipendenti del Petrolchimico rimasti invalidi Accordo suite morti bianche a Marghera L'azienda verserà risarcimenti per 63 miliardi VENEZIA. Sessantatré miliardi per chiudere il capitolo delle morti di cancro al Petrolchimico di Porto Marghera, e voltare pagina. L'offerta è arrivata dai legali di Montedison, Montefibre ed Enichem, dietro le quinte del processo per la morte di 150 operai addetti alla lavorazione del Cvm. Le parti civili che tutelano gli interessi dei famigliari delle vittime hanno accettato. E' una conferma della solidità dell'accusa, fa capire il pm Felice Casson, l'uomo che ha portato i vertici dei due colossi chimici alla sbarra. «Una cifra infamante», tuona il consigliere regionale di Rifondazione, Paolo Cacciari, fratello minore del sindaco di Venezia. «Strana questa fretta di chiudere», osservano quelli di Medicina Democratica. Macché, «è il segno di una cultura delle aziende verso i temi ambientali e sociali, non un riconoscimento morale di responsabilità aveva dichiarato nella scorsa udienza, proponendo l'offerta, il legale di Enichem Federico Stella - ha il solo significato di una riconciliazione». Quella proposta al giudice istruttore dall'amministratore delegato dell'Eni Franco Bernabè, che si era impegnato per il risarcimento, la bonifica e investimenti nella tutela ambientale. «Abbiamo accettato nella certezza che il processo penale continuerà, che chi ha sbagliato e ha col- pe pagherà per quello che è accaduto», spiega il figlio di un operaio morto di cancro. «Mio marito ha sofferto moltissimo prima di morire, e io con lui - aggiunge un'altra vedova - per tutto questo qualcuno deve pagare, e non certo fra 30 anni. Non voghamo un nuovo Vajont». E l'accordo è il miglior&che si potesse ottenere, sostengono gli avvocati che hanno condotto la trattativa con le aziende e hanno ritoccato l'iniziale cifra di 60 miliardi di altri 3300 mihoni. La cifra è comunque di un terzo inferiore a quella richiesta dalle parti civili durante la fase istruttoria, e tuttavia è stata calcolata secondo precisi parametri: anzitutto, la tabella in uso al tribunale di Venezia per i risarcimenti ai parenti delle vittime di incidenti stradali; il calcolo è stato applicato ai valori massimi provisti; sono stati aggiunti gli interessi legali dagli Anni 70 ad oggi. Qualche famiglia avrà in questo modo 700 mihoni. Solo una quindicina di vedove non ha ancora accettato. Né il processo si ferma, poiché le parti civili istituzionali non hanno rinunciato a comparire né avevano titolo per transigere in qualche modo. «Ora l'obbligo morale è di continuare a seguire il processo fino alla fine, di non dimenticarlo», è la voce che da Medicina Democratica viene lanciata ai parenti delle vittime. Si teme il colpo di spugna sulla memoria, così come gli ambientalisti temono l'«assoluzione» di fatto della chimica. Una produzione che vorrebbero veder sparire da Mestre. Tanto da aver dato vita poche settimane fa ad una «guerriglia ideologica» con gli stessi operai degli stabilimenti di Marghera: questi a difendere il posto di lavoro e dunque produzioni da quelli considerati nocive per l'uomo e per l'ambiente. Una disputa che aveva finito per coinvolgere la giunta comunale: da una parte il prò sindaco verde Gianfranco Bettin e il vice sindaco pidiessino Michele Vianello, favorevoli alla riconversione della zona industriale; dall'altra il sindaco Massimo Cacciari, tempestivo nel tirare il freno sullo smantellamento della chimica prima che esplodesse la protesta. Mario Lollo l L'impianto petrolchimico di Marghera
Persone citate: Federico Stella, Felice Casson, Franco Bernabè, Gianfranco Bettin, Mario Lollo, Massimo Cacciari, Michele Vianello, Paolo Cacciari
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