«Non merita di vivere» di Cristiana Pumpo
«Non merita di vivere» «Non merita di vivere» Gli amici assediano la caserma LATINA. «Bastardo, uno così bisogna ammazzarlo, dopo quello che ha fatto non merita di vivere». Sono tutti davanti alla caserma dei carabinieri di Aprilia gli amici di Stefania e Salvatore. Sono loro che negli ultimi giorni, con i fratelli della vittima, sono andati in giro per la città armati di nastro adesivo ed un pacco di locandine ad attaccare ad ogni palo la foto dell'amica scomparsa senza un motivo apparente. Sono disperati, non si spiegano come Salvatore abbia potuto scatenarsi con tanta ferocia contro la fidanzata. «Uno così va ammazzato», ripetono, angosciati e increduli. «E dire che in questi giorni Salvatore sembrava così calmo, è andato persino a lavorare, regolarmente, come se niente fosse». Normale, calmo, persino agli occhi dei carabinieri di Aprilia che indagavano sulla scomparsa di Stefania sembrava normale. Ti^quillo, ma preoccupato al punto giusto: andava in caserma ogni giorno, anzi più volte al giorno, a chiedere se c'erano novità sulla fidanzata scomparsa. «Ho paura - diceva -: io e Stefania abbiamo litigato, era sconvolta, temo che possa aver fatto qualche sciocchezza. Bisogna fare presto perché ho paura che potrebbe essersi addirittura suicidata». Parlava così Salvatore agli investigatori di Aprilia: la solita manfrina ogni giorno, da martedì scorso, quando era stato sentito per la prima volta per sapere che cosa fosse successo con Stefania la sera prima. Era sempre calmo Salvatore, la stessa calma che ostentava anche con i familiari e i genitori della ragazza, così fragile ai suoi occhi, e a quelli degli amici che la ricordano timida, debole, complessata, facile al pianto. «Oggi (ieri, n.d.r.) Gino, il fratello di Stefania, lo ha chiamato - dice uno degli amici che aspetta davanti alla caserma -, ci ha detto che gli aveva parlato ed era tranquillo, come se non temesse nulla». E tra un'ipotesi e l'altra, qualcuno degli amici ipotizza anche che Salvatore non abbia agito da solo, che con lui ci fosse qualcun altro. «Non è possibile che si possa arrivare a tanta ferocia senza la complicità di qualcuno». Non sapevano gli amici che Salvatore soffriva da tempo di gravi disturbi psichici, che era in cura presso il Cim di Aprilia, e quando lo vengono a sapere sono scioccati. «Non è possibile, non ce ne siamo mai accorti, bastardo!». Insomma, nei lunghi giorni dell'attesa era sereno Salvatore e cercava di dare serenità agli altri. Lo ricordano come un bravo ragazzo, «il classico bravo ragazzo che però diceva una cifra di cavoiate - ricorda un'amica -, ma solo.per darsi un tono. Quando si arrabbiava però era anche capace di minacciare, ma sempre così, per atteggiarsi. Non era cattivo. Era un bambino, aveva 28 anni ma sembrava e ragionava come un bambino, però non ha mai fatto del male a nessuno. Lui cercava sempre noi della comitiva, però nessuno lo reggeva più di tanto. Un po' perché beveva, un po' per quella sua mania di atteggiarsi». Forse per questo gli hanno sempre creduto, gli amici, i familiari, per quella sua aria sbruffona che mascherava una forte ingenuità. Gli hanno creduto tutti, tranne i carabinieri. Per loro, Salvatore nascondeva qualcosa. E dopo un pressante interrogatorio li ha portati nella pineta della Campana, indicando la fossa che accoglieva Stefania. E, in quel momento, l'incubo per Salvatore dev'essere finito. E' cominciato per i genitori della ragazza. Che il corpo della figlia era stato ritrovato lo hanno saputo da una radio locale. Cristiana Pumpo
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