«Sermig, famiglia della Chiesa»
«Sermig, famiglia della Chiesa» IL CASO UN ORDINE DI LAICI «Sermig, famiglia della Chiesa» Riconoscimento ufficiale all'Arsenale della pace OTORINO •GGI a festeggiare il Papa e a pregare con lui e per lui, ci sarà anche il Sermig. L'Arsenale della pace, il «monastero metropolitano» di Ernesto Olivero, festeggerà come tutti i cattolici della regione la sua visita, ma lo farà in modo tutto speciale. Perchè il cardinale Giovanni Saldarmi, dopo 34 anni di vita e di fatica del Servizio missionario giovanile, ha scritto ad Olivero una lettera, datandola proprio nel giorno della venuta di Giovanni Paolo II, che apre ufficialmente ai «monaci di Ernesto» le porte della Chiesa. «Dopo lunga riflessione, confortato dal parere di sacerdoti e laici che hanno seguito con attenzione l'esperienza spirituale del Sermig - scrive il cardinale - posso attestare che essa appartiene vitalmente alla nostra Arcidiocesi. Allo scopo di favorirne l'ulteriore crescita, e aiutarvi nell'opera di discernimento sulle scelte che lo Spirito vi suggerirà, ben volentieri affido a monsignor Giuseppe Pollano il compito di esservi consigliere spirituale». E ancora: «Ho rilevato nella vostra esperienza i criteri di ecclesialità». Quando Olivero, i monaci e i volontari del Sermig l'hanno letta, si sono commossi. «E' una gioia profonda - dice Olivero -, che doniamo a tutte le persone, dalla clausura al carcere, che ci hanno amato. Per noi è un momento che segna profondamente la nostra storia. E' il riconoscimento che siamo una famiglia della Chiesa». Per comprendere il significato della lettera dell'arcivescovo, bisogna ricordare che cos'è il Sermig, l'Arsenale della Pace: le statistiche dicono che negli anni ha dato ospitalità notturna a 537 mila uomini e donne senza casa, ha riunito in incontri di preghiera un milione e 668 mila persone, ha ricevuto offerte da 2 milioni e 300 mila anime buone. All'Arsenale, una fabbrica di armi dismessa trasformata in «Casa della speranza», ci sono medici che curano gratis chi non ha diritto al Servizio sanitario perchè nero e clandestino, e ci sono migliaia di volontari che lavorano con gioia per i più deboli. Ma, soprattutto, oltre a prodigarsi per gli altri e a donare miliardi in solidarietà, al Sermig ci sono dei monaci: una cinquantina di persone, giovani uomini e donne, che hanno promesso al Signore povertà, castità e obbedienza, consegnando i loro voti nelle mani di Olivero. Hanno scelte lui, anziché un sacerdote o un monaco già consacrato. Lui che è un uomo sposato, pure con figli: sta diventando il primo laico coniugato nella storia della Chiesa a fondare un ordine religioso. «Quella lettera è un segno della benevolenza del Signore dopo tante lacrime» ha subito commentato Rosanna, che si è consacrata all'Arsenale nel '79. «Quel che dobbiamo fare, facciamolo presto», le ha fatto eco Pier Luigi, un altro monaco. «Il nostro cammino è lunghissimo - dice Olivero -: da tanti armi aspettiamo un riconoscimento per il nostro ordine religioso, che abbiamo chiamato Fraternità della speranza. Abbiamo sempre pensato che un giorno o l'altro sarebbe arrivato». Anche se i monaci del Sermig hanno sempre detto che per loro non è la cosa più importante, il placet ufficiale: «Conta la promessa fatta liberamente a Dio, la voglia di imitare Gesù giorno per giorno». Olivero è stato più di 30 volte dal Papa, e Saldarmi si è recato al Sermig molto spesso. I rapporti sono stati sempre buoni, «L'arcivescovo ci ha sempre amato e capito, e noi abbiamo amato e capito lui». Ma il fatto che la lettera apra le porte della Chiesa anche formalmente, per il monastero «è una gioia che non sappiamo esprimere. Per onorare il Santo Padre organizzeremo presto il Concilio dei giovani. Porteremo migliaia di persone». La lettera non significa, naturalmente, che sia tutto fatto. E' il Vaticano, con il i Ministero della *"*■** v. r Vita consacrata, a dare il placet alla fondazione degli ordini. In Italia, non capita da tempo che ne nasca uno. Per ora, Olivero ha spedito all'arcivescovo, e al Pontefice, la sua «regola». «Ti chiediamo - c'è scritto - di essere e di restare innamorato di Gesù tutta la vita, di permettere allo Spirito di aprirti alla realtà della Presenza, di entrare nei pensieri di Dio per essere donna e uomo di speranza. Maria con la sua tenerezza ti sarà sempre accanto». Giovanna Favro Nel «monastero metropolitano» lavorano e operano una cinquantina di monaci Hanno trovato tetto e ospitalità oltre mezzo milione di uomini e donne senza una casa i *"*■** v. r Ernesto Olivero insieme al Papa
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