Quei viaggi di Wojtyla alla ricerca di un Volto

Quei viaggi di Wojtyla alla ricerca di un Volto Quei viaggi di Wojtyla alla ricerca di un Volto SONO un viandante sullo stretto / marciapiede della terra, / e non distolgo il pensiero dal tuo Volto, / che il mondo non mi svela». Così, un giorno lontano, ha cantato Papa Wojtyla in una sua poesia. Il Papa itinerante, «viandante» su tutte le strade del mondo, che cerca incessantemente il Volto di Dio passando tra gli uomini, si trova oggi di fronte alla Sindone, a una «icona», a una rappresentazione di quel Volto ricercato. Che importa da dove e da cosa proviene quella raffigurazione? L'immagine della Madonna di Czestochowa è opera d'uomo, ma di fronte a lei Wojtyla, il mistico Wojtyla, grida il suo «Totus tuus». In una poesia, si è immedesimato in San Giovanni sotto la croce: «Ben poco è in me che tu possa amare: / Ma lui ha voluto che ti chiamassi Madre. / E io prego che così sia». A quella immagine di Czestochowa egli ha donato la fascia insanguinata dall'attentato di Ali Agca in piazza San Pietro. All'immagine di Fatima ha inviato la pallottola che lo ha colpito, perché brilli come una gemma nella corona che ha in testa. L'uomo che si entusiasma di Dio, che si estasia di Dio, coglie nelle immagini la presenza divina, il segno di soprannaturale. La coglie nelle cose della terra, nelle realtà dell'universo. «I cieli narrano la gloria di Dio», canta il salmo. E' la seduzione di Dio che passa attraverso le realtà terrene e umane. «Tu mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre», diceva il profeta Geremia. Dio che si «vede» non solo nella fisionomia delle cose, ma soprattutto nel volto degli uomini. «Nel volto dei passanti v'è il disegno di Dio», ha cantato ancora Wojtyla, il pontefice «viandante» sul marciapiede della terra. Ci vuole certamente una grande carica mistica per «vedere» Dio incessantemente e in ogni cosa. Wojtyla è questo mistico, sedotto continuamente da Dio, preso dal desiderio di contemplare quel Volto. Lo ha rivelato, un giorno, in India, ripetendo per se stesso un pensiero di Gandhi: «Quello che desidero raggiungere, quello che mi sforzo e mi tormento di raggiungere è vedere Dio faccia a faccia. Per questo vivo, mi muovo, esisto». Ma è soprattutto il Volto di Dio che si è fatto vedere sulla terra, il Volto di Cristo, ciò che fa nascere uno stupore di meraviglia nell'animo di Wojtyla. E' questo innamoramento, questo stupore e, insieme, questo spasimo dell'anima che hanno fatto fiorire i versi di Wojtyla e quindi ne hanno scoperto l'animo. E' questo Dio arrivato, un giorno, accanto all'uomo che lo affascina: «Dio venne fin qui, si fermò a un passo dal nulla / ai nostri occhi vicinissimo». E lo spinge a una risposta incantata, segnata da dolcezza e insieme da tormento: «Qualcuno si chinò lungamente su di me. / Questo dolce chinarsi, pieno di freschezza e insieme di arsura / è silenziosa reciprocità». Una reciprocità che si attua sempre, anche dopo la fine dell'avventura terrena del Verbo fatto carne: «La Redenzione è continua vicinanza / di Colui che è partito». Nessuno può conoscere ciò che passerà nell'animo di Giovanni Paolo II, prostrato davanti alla Sindone. Ma, proprio da quello che egli ha svelato di sé soprattutto attraverso la poesia, non è forse difficile immaginare che cosa egli «vedrà» in quella immagine. Il Volto di Cristo che egli ricerca continuamente gli verrà offerto intensamente da quel telo, così come gli viene dalle cose e dal volto degli uomini che passano sul marciapiede della terra. Domenico Del Rio Due immagini care al Papa: la Madonna di Czestochowa e quella di Fatima

Luoghi citati: India