Africa, la memoria
Africa, la memoria SALONI LIBRO Appuntamenti e incontri al Lingotto Africa, la memoria «L E pagine della memoria: percorsi tra oralità e scrittura in Africa». E' il titolo di una tavola rotonda internazionale, organizzata dal Centro Piemontese di Studi Africani di Torino, che si svolgerà al Salone del Libro il 25 maggio alle ore 20. L'incontro è stato preceduto dal VII Convegno Euroafricano dell'Istituto Internazionale di Antropologia di Parigi, il 9 maggio a Milano, sul tema analogo: «Gli antichi manoscritti del Sahara e del Sahel: riscoperta, salvaguardia e valorizzazione quale patrimonio universale dell'umanità». La civiltà islamica veicolata dagli Arabi si integrò presto con la cultura berbera che le preesisteva nell'Africa del Nord. Ciò avvenne con una sostanziale suddivisione dei ruoli sociali. Agli Arabi, nomadi, furono delegate le competenze politiche e militari, complementari con le attività sedentarie prevalentemente affidate ai Berberi: come il controllo amministrativo, la religione, il commercio, le attività artigianali e agricole. La città del deserto, capisaldi del sistema carovaniero, diventarono rapidamente fiorenti centri economici e culturali, ricchi di scuole, fondachi, biblioteche; luoghi di raccolta dei pellegrini in partenza per la città santa della Micca. Da Sijilmassa a Tissint, da Akka a Smara, da Awdaghost a Chinguetti, da Tichitt a Oualata, da Koumbs Saleh a Timbuctù, tra il X e il XVHI secolo si sviluppò una civiltà originale, profonda e articolata, e si sono sedimentati giacimenti culturali sotto forma di -epopee tramandate oralmente (nel Sahel dei griot), e di manoscritti preziosi raccolti in biblioteche private o legate alle scuole (madrase). L'occupazione coloniale, con la suddivisione dei territori tra confini amministrativi stabiliti in modo artificiale, con i controlli doganali, con l'imposizione linguistica e la sovrapposizione forzata di modelli e istituzioni culturali, ha posto gravi ostacoli alla civiltà nomade e carovaniera del Sahara e del Sahel, provocando una crisi profonda della società del deserto e di tutto il sistema di vita culturale ed economica che esse esprimevano. Le città sono rapidamente decadute, così come le attività agricole e di allevamento che ne sostenevano la vita e il ruolo urbano. Alla decadenza ha fatto seguito l'avanzata del deserto, incrementata recentemente da lunghe siccità e dalla crisi economica che ha seguito l'indipendenza riconquistata, anch'essa compromessa da convenzioni e modelli (come un artificioso nazionalismo) inadatti a promuovere il ripristino di valori e di sistemi precedenti al periodo di sfruttamento e coordinamento coloniale, e nemmeno in grado di favorire nuove prospettive originali di sviluppo. Dei modi e dei fondamenti di quelle antiche civiltà e del recupero al patrimonio mondiale dei monumenti culturali che ancora le testimoniano, al Salone discuteranno Attilio Gaudio, direttore dell'Institut International d'Anthropologie di Parigi; Hanri Lopes, direttore generale aggiunto dell'Unesco; Kofi Anyidoho, griot e professore all'Università del Ghana; Dramani Issifou Zagari, professore di storia del Medioevo Africano a Caen; Laura Alunno di Africa 70, organizzazione non governativa che si occupa del centro medioevale di Chinguetti in Mauritania; Tahar Ben Jelloun, scrittore maghr ebino; Mohamed Aden Sheiik, ex ministro della cultura in Somalia e consigliere comunale a Torino; Giulio Calegari, direttore del centro Studi Archeologia Africana e, per il Centro Culturale italo-arabo Dai Al Hikma, il sottoscritto. Egì Volterrani Dal volume «Sguardi d'Africa» di Laura Sonnino Jannelli (Alinarì)
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