In carcere di Nico Orengo
In carcere In carcere Tra le iniziative del Salone del Libro, spicca da quest'anno «La montagna incantata»: nel padiglione 3 ci sarà uno spazio dove verranno accumulati tutti i libri messi a disposizione degli editori (e quelli offerti dai visitatori) per arricchire le biblioteche nelle carceri o costituirne di nuove. OUANDO ero all'Ufficio Stampa dell'Einaudi, arrivavano molte lettere di detenuti che chiedevano dei libri da leggere. Allora ci guardavamo in faccia con Ernesto Ferrerò, eravamo compagni di stanza, e ci chiedevamo cosa mandargli. Il primo impulso era un volume sul Che, i discorsi di Malcolm X, gli ultimi scritti di Marcuse. Erano quegli anni così. Poi planavamo sul catalogo Einaudi tra Pavese e Fenoglio, Bulgakov e Calvino, qualche Defoe e Stevenson, Conrad e Morante. Classici, andavamo sui classici. Io insistevo su Robinson Crusoe, sui libri che contenessero aria aperta e colore, qualcosa che corazzasse dalla solitudine e potesse suggerire l'idea di ricostruirsi un mondo, al di là della realtà contingente. Anche il «Barone rampan te» mi sembrava un titolo conveniente. Quando mi capitò l'esperienza più prossima a quella carceraria, cioè il militare (avevo già un lavoro, ero appena sposato, avevo appena avuto un figlio) partii proprio con i libri che suggerivo e queUi della lista che con Ferrerò dicevamo e non mandavamo. Avevo una bella borsa piena di libri. Provai ad aprirla ma non riuscii a salire su nessun libro che avevo con me. Di tanto in tanto, in libera uscita, entravo in una Feltrinelli, accarezzavo le copertine ma non riuscivo a vedere le righe. Venivo da un altro mondo, stavo in un altro mondo dove non riuscivo a leggere, dove la mia testa era troppo presa per far posto alla parola d'un libro. Invidiavo quei carcerati che avevano desiderio di libri e mi chiedevo se quelli che noi mandavamo erano i titoli giusti. E quando tornai in casa editrice adottammo un'altra procedura, chiedevamo: vuole un libro di poesia, di teatro, di narrativa? Che libro vuole? Perché mandare un libro non gradito a chi in condizioni così lo desidera, poteva essere veramente un atto criminoso. Nico Orengo
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