Teatralmente

Teatralmente SALONE UBRO Appuntamenti e incontri al Lingotto Teatralmente Domenica 24 (ore 15 all'Auditorium, con replica alle 17,15) Gabriele Lavia, Eros Pagni, Ottavia Piccolo, Lorenzo Gioielli, Amanda Sandrelli e Mario Valgoi leggono i classici italiani e internazionali. AL cinema danno un bel film di Mario Martone che si intitola «Teatro di guerra». Il film racconta di una compagnia teatrale mentre mette in scena una tragedia di Eschilo: «I sette contro Tebe», ed è un bell'esempio di come si può leggere un testo antico. Martone e i suoi attori ci mostrano come Eschilo può ancora esserci utile per capire cosa sta succedendo oggi. «I sette contro Tebe» racconta di Eteocle e Polinice, i figli di Edipo, re di Tebe. Alla morte del padre, i due fratelli decidono che governeranno la città-stato un anno per uno. Il primo anno toccherà ad Eteocle, il più anziano, poi governerà Polinice. Saggio compromesso che oggi si chiamerebbe alternanza, l'aspirazione di molti politici italiani. Allora comincia Eteocle. Il fratello maggiore non governa male, la città non è scontenta... E così si arriva in gloria alla fine dell'anno. Adesso toccherebbe a Polinice, ma Eteocle non ci sta. Tira fuori un sacco di scuse per non lasciare il posto al fratello più giovane. Polinice s'infuria come una belva, organizza un esercito e muove guerra al fratello e alla sua stessa città. Lo scontro è fatale: i due fratelli si ammazzano a vicenda. Nel film di Martone tutto questo non si vede... Però si vede questa compagnia di giovani che ha un sacco di idee, di voglia di fare: vogliono portare il loro spettacolo a Sarajevo, dove si combatte davvero, vogliono che il loro lavoro sia necessario, che Eschilo sia ancora una volta lo specchio del mondo... Parallelamente il film racconta di un'altra compagnia, quella ufficiale, quella del Teatro Stabile, anch'essa impegnata nella messinscena di un classico. Solo che questi, pur avendo a disposizione molti mezzi, hanno perso le ragioni del loro lavoro... Sono annoiati e demotivati: l'unica ragione per cui fanno Shakespeare è che hanno i soldi per farlo... Allora teorizzano l'inutilità del teatro, bluffano rilanciando la loro mancanza di ragioni con allestimenti sempre più sontuosi, lamentano, loro che, in confronto agli altri sono ricchissimi, una costante mancanza di mezzi... Ma è chiaro che sono arroccati su posizioni acquisite, mentre intorno il mondo si muove ad una velocità che loro non riescono più a sostenere... Come Eteocle si rifiutano di rispettare l'alternanza... Il film finisce con la compagnia del Teatro Stabile che va in scena stancamente con i soliti riti consumati, mentre la compagnia dei «Sette a Tebe» non riuscirà ad andare a Sarajevo... Polinice ed Eteocle si ammazzano a vicenda... E questo è proprio quello che sta accadendo nel teatro italiano... Ma non solo nel teatro, anche nelle altre arti, nella politica, nell'economia, si vedono guerre tra chi possiede istituzioni obsolete che sprecano risorse e chi ha idee da realizzare ma non ha i mezzi perché gli altri non mollano niente... E' l'eterno scontro tra le generazioni: oggi lo scontro è tra una generazione che annega i testi antichi in musiche, magari bellissime, perché tanto non hanno senso, perché il teatro è inutile... E una generazione che crede che i testi antichi parlino di guerra, di ingiustizie, della vita che viviamo... Lo scontro è tra qualcuno che crede che i classici dicano e qualcuno che crede che i classici suonino soltanto. Chissà chi ha ragione... Probabilmente un po' gli uni e un po' gli altri. Per questo dovrebbero avere pari opportunità. Gabriele Vacis

Luoghi citati: Eteocle, Martone, Sarajevo