Scrivi & suona di Giuseppe Culicchia

Scrivi & suona SALONE LIBRO Appuntamenti e incontri al Lingotto Scrivi & suona Domenica 24 (ore 19,30, Spazio autori C) incontro sul tema: Contaminazioni. Letteratura e musica tra segreti dialoghi e manifeste, alleanze (a cura di In-Edito). Con Giuseppe Culicchia, Andrea Demarchi, Edoardo Lomuoio, Omar Pedrini. Coordina Gabriele Ferraris. PARE che una certa parte della critica abbia scoperto soltanto di recente - e con sorpresa - l'ultima connessione tra musica e letteratura: sui cosiddetti «giovani scrittori» e il loro rapporto con il cosiddetto «rock», ad esempio, ci si è dilungati in più occasioni, spesso nell'ansia di celebrare questa cosiddetta «novità». Va però comunque rilevato, credo, come se da un lato è vero che Moravia poco aveva a che fare con Modugno la scelta di questi due nomi, si capisce, è del tutto casuale -, dall'altro sarebbe un peccato dimenticarsi - come dire? - degli illustri precedenti. Per rendersene conto basta andare in una qualunque biblioteca e mettersi a ballare, possibilmente in silenzio e cercando di non dare troppo nell'occhio: chi volesse cimentarsi nel foxtrot, ad esempio, potrebbe dare un'occhiata ai «Racconti dell'Età del Jazz», di Francis Scott Fitzgerald; se invece vi andasse di fare quattro salti al ritmo sincopato di certe canzoni da cabaret alla Kurt Weill o alla Friedrich Hollaender, potreste mettere sul piatto «Berlin Alexanderplatz» di Alfred Dòblin e abbassare quella puntina che sono i vostri occhi sui solchi delle sue pagine scoppiettanti. In entrambi i casi, vi ritrovereste calati nella scintillante, fumosa e alquanto alcolica atmosfera che si respirava al di qua e al di là dell'Atlantico tra le parole e le note degli Anni Venti. Naturalmente, si potrebbe andare ancora più indietro, indagare tra quelle che a un primo ascolto o a una prima lettura possono apparire come le affinità - se non altro «geometriche» - tra Johann Sebastian Bach e Johann Wolfgang Goethe, per poi passare direttamente ai poeti-musicisti che vagavano per le corti feudali di Provenza sotto il nome di trovatori, e chissà che anche Omero non abbia scritto gli esametri dei suoi omerici poemi ascoltando le improvvisazioni al flauto di un qualche pastore: se è lecito dubitarne, non lo si può escludere. Al di là di tutto questo, le connessioni tra scrittura e musica mi sembrano - quand'anche involontarie o inconsapevoli - del tutto inevitabili: la parola è musica e le frasi sono per loro natura sequenze di note, basta pronunciarle ad alta voce per rendersene conto; così ogni pagina, è fatale, suona - talvolta bene, talaltra male - e ogni storia finisce per possedere un suo ritmo, sia che glielo si voglia dare di proposito, sia che non vi si presti attenzione. Per assurdo, credo suonino anche i manuali di Algebra: involontari evocatori di Karl-Heinz Stockhausen. Giuseppe Culicchia

Luoghi citati: Provenza