Sudamericana di Angela Bianchini

Sudamericana SALONE PEL UBRO Appuntamenti e incontri al Lingotto Sudamericana Sabato 23, ore 15, Auditorium: Cultura sudamericana tra spiritualismo e sincretismo religioso, tra letteratura e telenovela. Con Paloma Amado, Miguel Barnet, Frei Betto, Daniel Chavarria, Rigoberta Menchù, Paco Ignacio Taibo II. PARLARE di cultura latino-americana vuol dire addentrarsi nella cultura di un continente che possiede un'unità linguistica comune, vale a dire lo spagnolo, ma anche di un altro grande blocco culturale, quello brasiliano dove l'unità linguistica è invece il portoghese: insomma, come ha detto bene Angelo Morino, un continente dentro un altro continente. Fu Octavio Paz, il grande poeta e scrittore messicano appena scomparso, a osservare: «La nostra letteratura è la risposta della realtà vera dei latinoamericani all'utopica realtà dell'America latina... basta ricordare che l'Europa è il frutto, in certo modo involontario, della storia europea, mentre noi siamo la sua premeditata creazione». Nata 500 anni fa, questa «premeditata creazione» si trasforma, negli Anni Sessanta da «oggetto a soggetto». Dice Julio Cortàzar, argentino: «Nelle opere di scrittori come Neruda, Carpentier, Arguedas (e aggiungeremmo noi, i brasiliani Guimaraés Rosa, Jorge Amado e tanti altri), il lettore ha trovato qualcosa di più che poesie, romanzi, racconti... ha trovato segni, indicazioni, domande più che risposte...». Per molte ragioni, storiche e politiche, la cultura latinoamericana coincide con domande e suggestioni dell'oggi: avremo allora il ritrovamenio dell'avventura co- me prova di coraggio, portata al Brasile dai grandi cicli delle storie carolingie e trasformate, a contatto con il sertao e tramite la letteratura popolare, la cosiddetta letteratura de cordel. Ecco dunque i cangageiros di José Lins do Rego, e soprattutto di Guimaraés Rosa, ma anche i personaggi di Jorge Amado che, al di là delle implicazioni politiche, sempre presenti e urgenti in America Latina, rappresentano la sensualità sorridente, la commistione di pratiche folcloristiche religiose con la gioia dell'intreccio e dell'affabulazione. E poi le tristi città uruguaiane di Juan Carlos Onetti che fanno da controparte alla storia di vicende umane dentro una cornice mitica che è tutta di Garcia Màrquez. E i nuovi profeti di spiritualismo spicciolo e di purezza ecologica che sembrano, dal fondo del Brasile e della Patagonia, coincidere con le diffuse istanze di solitudine di tanti giovani. E i microcosmi di vero silenzio, di vera povertà, di vera oppressione, che il continente latinoamericano ha saputo esprimere sempre, attraverso i suoi cantori: da Manuel Scorza, peruviano, a Rigoberta Menchù, guatemalteca. La costrizione della vera galera, rilevata dall'amore, di un Manuel Puig. E, su un versante diverso, la rivolta contro le istituzioni e la cultura borghese, nelle invenzioni romanzesche di Mario Vargas Llosa. Come dimenticare poi un Borges e un Neruda che hanno addirittura cambiato il nostro modo di sentire la parola letteraria? Angela Bianchini Rigoberta Menchù sabato 23 partecipa all'incontro sulla cultura dell'America Latina

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