BRECHT il maschilista

BRECHT il maschilista BRECHT il maschilista CARO Brecht con il suo occhialino di ferro (così trendy) e il giaccone di pelle nera (così elegantemente operaista): quanto lo abbiamo amato. Insieme alle sue Polly, al suo Mackie Messer, alle Madri, con i suoi capitalisti farabutti, i suoi mendicanti strozzini, le sue puttane. E nonostante avessimo temuto, sin da allora, che dietro la facciata del «rieducatore» della «marcia borghesia occidentale» si nascondesse un enorme egoista sfruttatore, diviso non meno del vecchio Marx «fra teoria emancipatrice e prassi borghese-maschilista» come ci spiegherà Luigi Forte nella sua gustosissima conversazione-ritratto. Anche noi, dunque, come la schiera delle sue donne? Harem non solo di carni anche di cervelli (perché l'autore dell'Opera da tre soldi non ebbe mai partners mediocri) che veniva sacrificato sull'altare della letteratura e non solo? Chissà. Forse come loro avremmo voluto capitolare di fronte al catechista della rivoluzione, un po' dandy un po' bonzo, «sfacciato come un giovane dio», infedele per contratto ma esigente fedeltà assoluta, spietato ladro di idee, soprattutto femminili, incurante di ogni rispetto per gli altri: «Bert - testimonia la sua prima innamoratissima moglie Marianne Wolff - non si lava mai,... un sudiciume che ha i suoi costi perché bisogna acquistare prodotti carissimi e profumatissimi per eliminare l'aria maleodorante delle stanze...». Ma il fetore non allontana le «vittime» che accettano per stargli vicine compromessi indicibui, Helene Weigel, la sua seconda mogliemadre-musa, vive il loro ménage a tre o a quattro quasi come una routine: tutte, di fronte al seduttore brutale, «abbandonate da qualsiasi capacità di resistenza». Adesso che gran parte della «cotta» per lui è passata e soprattutto è passato il grande momento di Brecht drammaturgo (non del Brecht poeta d'amore dove il machista si scopre fragile e dolente), è fin troppo facile vendicarsi. Come fa John Fuegi, l'ultimo suo biografo, che carica la dose delle nequizie del Nostro, accusato di aver sostanzialmente «copiato» dalle sue collaboratrici-amanti. L'Opera da tre soldi e la Santa Giovanna scritte per l'85 per cento da Eli¬ sabeth Hauptmann; L'anima buona del Sezuan, l'Arturo Ui, Madre Courage da attribuire quasi totalmente a Margarete Steffin, la più amata, che però Brecht abbandona morente di tisi a Mosca; U cerchio di gesso del Caucaso nato ben più che con l'apporto di Ruth Berlau, «la rossa» attrice danese consumata «dall'amore per Bertolt» il quale con i diritti a lei spettanti per la sceneggiatura di un film si fa la villa in California. E allora? Diceva T. S. Eliot. «Il piccolo poeta imita, il grande ruba». Ma c'è la testimonianza di Peter Weiss, che Forte ricorda: «L'atteggiamento di Brecht verso la famiglia: autoritario, piccolo-borghese... Teneva occupate le donne con lavori diversi». Poi «tra le 7 e le 10 di sera telefonava loro a turno». Imbarazzante. Almeno per le signore Mirella Appiotti ; L'Accademia di Santa Pelagia presenta «L'avventura del maschilismo. Bertold Brecht, le donne e la poesia d'amore» con Luigi Forte, docente all'Università. Giovedì 28 alle 21, nella chiesa di Santa Pelagia, via San Massimo 21. BRECHT il maschilista

Luoghi citati: California, Mosca