Così Marte ha perso la «faccia»

Così Marte ha perso la «faccia» FOTO DELLA NASA Così Marte ha perso la «faccia» Una illusione ottica creata da ombre e colline LA Nasa ha mantenuto la parola. I responsabili della missione «Mars Global Surveyor» avevano promesso, poco dopo il lancio nel novembre 1996, che una delle prime regioni di Marte che la sonda avi ebbe osservato sarebbe stata quella denominata Cydonia, nell'emisfero Nord del pianeta. Nel luglio 1976 infatti la sonda «v/iking 1» inviò a terra delle immagini di questa regione in cui appariva una formazione, di dimensioni inferiori ai 2 chilometri, somigliante ad una faccia umana e altre nelle vicinanze assimilabili a delle piramidi. Naturalmente furono in molti a sostenere che si trattava di strutture costruite da esseri intelligenti vissuti sul pianeta rosso. Al riguardo sono stati scritti libri e non pochi seguaci di questa teoria hanno accusato il governo americano di tenere nascosta la verità all'opinione pubblica. La quasi totalità degli scienziati però sostiene che la «faccia» e le «piramidi» erano delle naturalissime formazioni montuose le quali, a causa della bassa risoluzione delle immagini e complici dei giochi d'ombra, apparivano come strutture artificiali. A sciogliere l'enigma è stata appunto «Mars Global Surveyor». Delle immagini ad altissima risoluzione (4,3 metri) riprese dalla telecamera a bordo della sonda, mostrano infatti che la «faccia» e le «piramidi», come già affermato dagli addetti ai lavori, altro non sono che delle normalissime formazioni geologiche naturali. La «faccia», e molte delle colline, vallate e canaloni presenti nella regione di Cydonia, sono ciò che resta di un antico terreno montagnoso che nel corso di miliardi di anni è stato gradualmente eroso dai venti, dalle acque e dai ghiacci marziani. Con ogni probabilità sino a circa due miliardi di anni fa l'acqua fu l'elemento che maggiormente contribuì a modellare la superficie del pianeta, ma con la sua graduale scomparsa la forza erosiva dominante è stata quella del vento. Periodicamente, specie nei cambi di stagione, si scatenano su Marte delle potentissime tempeste di vento che sollevano enormi nu¬ bi di polvere che possono interessare regioni ampie migliaia di chilometri. Che sul pianeta rosso sia esistita in passato dell'acqua allo stato liquido è praticamente certo e sono molti i segni lasciati, i più evidenti dei quali sono rappresentati da antichi letti di fiumi in cui talvolta sono presenti le tipiche isole a goccia modellate dallo scorrere dell'acqua. Dopo circa un ventennio, durante il quale l'esplorazione marziana con sonde automatiche è stata praticamente interrotta, l'interesse verso il pianeta rosso è di nuovo aumentato in vista del molto probabile invio entro il terzo decennio del prossimo secolo di un equipaggio umano. Per preparare un'avventura così impegnativa e rischiosa, oltre alla «Mars Pathfinder» e «Mars Global Surveyor», sono in programma nei prossimi anni numerose missioni il cui compito sarà quello di studiare in ogni minimo dettaglio la natura e la struttura di questo piccolo pianeta, che tra tutti è quello che per le condizioni ambientali è il più simile alla Terra. Questa serie di missioni culminerà intorno al 2005 con il prelievo di campioni del suolo marziano che verranno riportati a terra. Dopo la Luna quindi la prossima sfida dell'uomo sarà la conquista di Marte. Mario Di Martino Osservatorio astronomico di Torino La navicella «Mars Surveyor» ha eliminato gli ultimi dubbi Ecco le foto che dimostrano come la «faccia» di Marte sia una illusione ottica generata da un insieme di collinette e dalle loro ombre. La prima foto risale alla missione «Viking» ( 1976), le altre le ha inviate nei giorni scorsi «Mars Surveyor»

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