Il vermouth Martini torna a sognare Cuba

Il vermouth Martini torna a sognare Cuba GRUPPO BACARCI E con Baby apre la guerra degli aperitivi Il vermouth Martini torna a sognare Cuba Fidel Castro MILANO. In attesa di rivedere il mare dalle parti di Santiago e di varcare il portone del museo Bacardi di Cuba, sormontato dal mitico «pipistrello» caro al fondatore, don Facundo, gli eredi dell'impero Bacardi,proprietario della Martini, si possono consolare sorseggiando un «Martini baby», il nuovo aperitivo, a basso contenuto alcolico (tra i 6 e gli 8 gradi), presentato ieri dal gruppo dopo tre anni di ricerche e 40 miliardi di in- vestimento. «Le previsioni sono molto interessanti...» si limita a dire l'amministratore delegato Luigi Combetto; cifre e proiezioni commerciali, al solito sono «top secret» ma alla Martini sono sicuri che il mercato degli aperitivi monodose (ovvero in bottiglietta) è più che promettente. Non si tratta, insomma, tanto di levare spazio alla concorrenza (Campali è il leader indiscusso) quanto di allargare l'area dei consumi grazie ai due «Baby» (uno rosso, l'altro «gold») da vendere per l'anno prossimo solo al bar. Alla Martini, insomma, ci credono al punto da gettare sul banco 20 miliardi di promozione e pubblicità. E ci credono, ovviamente, anche i 350 eredi di don Facundo Bacardi, che nel 1862 cominciò a commercializzare quei rum scuri, dal colore e dal profumo intenso, che hanno fatto la fortuna di Cuba come «isola del Rum». Cento anni dopo, però, i Bacardi furono costretti a festeggiare il centenario della premiata ditta sulla sponda della Florida, dopo aver fatto armi e bagagli da Cuba abbandonando nelle mani del regime di Fidel Castro gli stabilimenti e il museo. L'esilio non ha impedito ai Bacardi di diventare, in questi anni, la quarta potenza al mondo dei liquori, con 66 milioni di casse di bottiglie vendute in tutto il mondo (l'Italia, grazie alla Martini, pesa per il 12% del fatturato globale) e un fatturato di 2,3 miliardi di dollari (circa 4 mila miliardi di lue) che dovrebbe salire fino a a 2,8 miliardi a fine dell'anno finanziario (il 31 marzo del '99). Un colosso famigliare, insomma, che contende ai potentissimi Bronfsman della Seagram il titolo di «numero uno» nel mondo dei liquori. Ma Cuba, comunque, resta il vero sogno nel cassetto. «Adesso, dopo la fine dell'embargo annunciata da Clinton - spiega Combetto - i signori Bacardi sperano che la situazione si awii alla normalità e di poter tornare al più presto nell'isola». «Il gruppo Bacardi - continua - ha sempre le caratteristiche di un'azienda latina più che di una multinazionale americana. Anche l'approccio con Martini è stato condi¬ zionato da questa mentalità: si è voluto rispettare la natura italiana dei prodotti, la mentalità e la tradizione di casa nostra. Lo stesso accadrà con Cuba. I Bacardi sognano di rientrare al più presto, sia quelli che hanno lasciato l'isola nel '60, sia i più giovani che a Cuba non hanno mai messo piede. E' gente orgogliosa di essere cubana, oltre che di origine catalana o forse, come mi ha detto uno di loro, forse di antica stirpe comasca». L'incrocio di radici e vitigni latini, comunque, ha finora fatto più che bene alla Martini, entrata nell'orbita Bacardi cinque anni fa. Lo scorso anno ha saputo accrescere i volumi di vendi' ta (il 2,2%) in un mercato, quello italiano, cedente sia nel comparto vermouth che amari: in tutto 3,3 milioni di casse con un fatturato complessivo di 450 imbardi (250 sul mercato interno). «Ora si tratta - aggiunge Combetto - di consolidare le nostre posi' zioni magari anche attraverso acquisizioni e parnership». Oltre al «Baby», tra l'altro, arriveranno anche i gin «Bombay» e i whisky De war's. [u. b.J Fidel Castro

Persone citate: Clinton, Combetto, Facundo Bacardi, Fidel Castro, Luigi Combetto