«Unionisti, cancelliamo il passato»

«Unionisti, cancelliamo il passato» INTERVISTA «Unionisti, cancelliamo il passato» Gerry Adams: è l'inizio di un lungo cammino IL LEADER DELSINN OL risultato del referendum sarà un chiaro sì. Ma questo rappresenterà soltanto l'inizio di un processo e non la fine, perché non abbiamo ancora un trattato di pace». Gerry Adams, il presidente del Sinn Féin - ala politica dell'Ira che ha fatto lo storico passo di scegliere la via della pace, appare impassibile come sempre: i capelli neri tirati a lustro per necessità televisive, lancia la sua previsione sul risultato che sarà annunciato oggi. Parla, a un gruppo di giornalisti, in quella che è una delle sue rare comparse delle ultime settimane, durante le quali è slato costretto a dosare con il bilancino la necessità di sostenere il sì del Sinn Féin e delle schiere nazionaliste cattoliche con quella di non allarmare gli unionisti protestanti più perplessi, quelli tentati dal no proprio per evitare compagni di strada macchiati dall'Ira. Se ne rende ben conto: «Il Sinn Féin comprende bene le difficoltà che questo processo crea agli unionisti. Perché noi desideriamo il cambiamento, e proprio il cambiamento è la questione che divide gli unionisti». Cioè, come ha già detto, il loro timore di dover accettare il diritto di partiti come il Sinn Féin a rappresentare con loro i cittadini negli stessi consessi. «Quello che voglio assicurare agli unionisti è che non desi deriamo infliggere a nessuno quello che è stato inflitto a noi. Tutti abbiamo sofferto per i fallimenti del passato. E' ora di lasciarci alle spalle quei fallimenti, nonché la politica del predominio e dell'ingiustizia. Il Sinn Féin s'impegna a un accordo che troverà posto per i diritti di tutta la nostra gente, nazionalisti e unionisti, cattolici, protestanti, dissenzienti. Tutti, e tutti uguali». E se il mese prossimo, alle elezioni per l'Assemblea nordirlandese, l'elettora to verrà meno al Sinn Féin ritenendo che la battaglia sia finita? «Se nessuno voterà per noi scompariremo. Nessuno sentirà più parlare di noi». Ma al referendum qual è, secondo lei, una maggioranza accettabile? «Cinquanta per cento più uno, inutile cercare di farmi indicare un'altra percentuale. Da quando l'Irlanda è stata divisa in due ci è sempre stato detto che è la maggioranza a comandare. Il vero problema dell'unionismo è guardare in faccia l'uguaglianza: sono finiti i giorni in cui c'erano in Irlanda cittadini di seconda classe». E' sorpreso delle difficoltà che il partito del sì ha avuto negli ultimi giorni? «Ai timori degli unionisti io replico: voi non dovete fidarvi di noi, ma di voi stessi. Io non ho nessun motivo di fidarmi dei leader unionisti o del primo ministro britannico, ma voglio lavorare con loro per risolvere il futuro. Non per noi, ma per i nostri figli e nipoti che meritano un futuro migliore». La guerra è finita? «Come potrei affermarlo quando ci sono grandi quantità di forze britanniche e di polizia attorno a noi?». Gli unionisti lamentano un mancato impegno dell'Ira al disarmo. «Non potrà esserci una vera pace finché tutte le armi non saranno distrutte. Le armi dell'Ira sono state tutte tolte di circolazione e messe in deposito. Questo mi pare uno dei grandi risultati degli ultimi anni. Ma nessuno parla delle armi della Ruc (la polizia nordirlandese, ndr), dell'esercito britannico, delle formazioni lealiste. Noi vogliamo che an¬ che quelle siano tutte eliminate». E' una giornata storica, per l'Irlanda? «Un giorno molto importante, ma soltanto il primo giorno del resto della nostra vita». [f. gal.l «Non ho motivi per fidarmi dei vostri leader o di Blair, ma voglio lavorare con loro per il futuro» <Da oggi nel nostro Paese non dovranno più esserci cittadini di serie A e di serie B» Un bambino chiede l'autografo a Gerry Adams davanti all'ingresso della «Holy Child School» a Belfast dopo il voto del leader del Sinn Féin al referendum (foto ansa]

Persone citate: Child, Gerry Adams

Luoghi citati: Belfast, Irlanda