E l'Italia si scopre Babele

E l'Italia si scopre Babele IL CASO Dal sardo all'occitano: lezioni a scuola e interpreti nei tribunali E l'Italia si scopre Babele Una legge per le minoranze linguistiche UNA LE@@E LE LINGUE Lm OMBRA di Babele. Friuliano, sardo, albanese, catalano, germanico, greco, sloveno, croato, francese, franco provenzale, ladino, occitano, Rom e Sinto. Tali e tante sono le lingue vive - e neglette - in Italia, parlate da tre milioni di concittadini, cui la Commissione Affari Costituzionali ha deciso letteralmente di dare voce, con una proposta di legge in aula lunedì. «Ma non parlate di Babele - dice il relatore Domenico Maselli (ds) -. Sono norme di respiro europeo, un ponte verso gli altri Paesi. Entrare in Europa vuol dire anche riconoscere il valore e la ricchezza delle minoranze». Maselli è «piemontese ed evangelico», già relatore della legge sulrimmigrazione e di quella sulla libertà religiosa, dunque «specializzato in tolleranza». Racconta con pacatezza l'ecumenico progetto, che circoscrive i Comuni dove si parlano le dodici lingue «storiche», permettendone l'uso negli uffici pubblici, nelle assemblee e nelle scuole. «Non si vuole certo negare l'importanza dell'italiano, e infatti lo abbiamo ribadito nel primo articolo, a scanso di equivoci: "La lingua ufficiale della Repubblica è l'italiano". Si vogliono invece valorizzare le altre ricchezze culturali del Paese, svalutate dal fascismo, per creare una mentalità nazionale più aperta alla diversità». Malgrado la pacatezza del suo relatore, la legge è di portata rivoluzionaria. L'insegnamento della lingua «protetta» è previsto nelle scuole materne, elementari e medie, obbligatorio quello della cultura e delle tradizioni delle minoranze. Nelle assemblee comunali si potrà parlare nella lingua madre, chi lo richiederà potrà ottenere la traduzione in italiano dei documenti citati in altre «lingue». Anche gli atti ufficiali dello Stato poiraiuio essere tradotti, «fermo re- stando il valore legale esclusivo degli atti in italiano». Negli uffici pubblici sarà consentito l'uso delle lingue tutelate, grazie ad alcuni impiegati «abilitati». In tribunale l'imputato può essere assistito da un interprete e il verbale potrà essere tradotto. Sarà inoltre possibile ripristinare i cognomi originari. I costi? 20 minareti l'anno: «Ma ci sono decine di miliardi di fondi Ue a disposizione dei progetti di tutela delle lingue protette ancora da utilizzare - previene le polemiche Maselli -. L'Italia arriva fra gli ultimi». Le polemiche, però, arrivano lo stesso. «E' una follia che farà danni all'unità anche più di Bossi» tuonano il capogruppo Ccd, Carlo Giovanardi, e il deputato di An, Roberto Menia. «Io parlo il ladino ed anche l'istriano, ma quella proposta ridurrà l'Italia ad una Babele, con tutti i soldi che si dovranno spendere per gli interpreti...» sbotta Menia. Per Giovanardi «è un attentato all'identità linguistica del Paese, base dell'unità nazionale. Le norme, poi, sugli imputati e i consiglieri comunali, magari perfettamente bilingui, che possono chiedere un interprete, sono soldi spesi dallo Stato per una cosa che non sta in piedi». Mentre la Lega detta le sue condizioni: «Se non si tolgono dalla lista Rom e Sinti per farci entrare veneti e piemontesi, non la voteremo», proclama il friuliano (e bilingue) Pietro Fontanini. «Sono polemiche fittizie, anche venate da un certo razzismo - ritorce il sottosegretario alla Giustizia, Franco Corleone -. Questa pro- posta ha già fatto delle concessioni alla destra e non è il caso di aggiungerne altre. H primo articolo che definisce l'italiano lingua ufficiale è del tutto inutile, cautelativo, proclamatorio, un chiaro regalo ad An, che ora dovrà placare i suoi appetiti. Un altro regalo è la vaghezza delle norme a tutela di Rom e Sinti». Ma anche nella maggioranza c'è chi dubita. «Permettere agli imputati di utilizzare la lingua madre anche se conosce l'italiano, sembra qualcosa che va oltre la tutela. I sardi, ad esempio, sanno l'italiano meglio di me...», dice il costituzionalista Antonio Soda, cui pronto ribatte Giovanni Meloni, sardo e deputato di Rifondazione: «Il sardo, che io parlo perfettamente, ci mancherebbe pure, è una lingua viva finché la si continua a parlare nella vita di tutti i giorni, fatta anche di tribunali e di uffici pubblici. Se questo non accade, muore, ed è una perdita per tutti». «Se muoiono le lingue "protette" scompare una ricchezza italiana concorda Maselli -. E' la paura del diverso il vero pericolo per l'unità nazionale. Dando invece spazio alle varie anime del Paese, esse vengono integrate e contribuiscono a rafforzare l'unità». Ma la tolleranza non è l'unica posta in gioco. «E' importante - dice infatti Corleone che durante le elezioni in Friuli gli elettori capiscano come la pensano i partiti sulla tutela delle minoranze». Anche Babele, insomma, ha un retrogusto elettorale. Raffaella Silipo 178.000 (circa 50.000 portano l'occitano puro, sono nelle valli di Cuneo, a Torino, Cosenza e Imperia). FRANCOPROVENZALI circa 90.000 (Aosta 60%, Torino 0,89%, Foggia 0,23%) ALBANESI h£_g^M^ «BABELE» D'ITALIA fLg^__ circa 130.000 (non legati al territorio) „ 1 98.000, rutti al Sud (Calabria, | Fonte: rflwfflloneminijtere degli / Puglia, Sicilia, Molise e iberni, U pertestuoli sono cakolate / presenze anche in Abruzzo), rispetto olla popolazione ll^j f totale e olla presenza \. sul territorio