Chi ha paura di Pertini di Renato Rizzo

Chi ha paura di Pertini polemica. La vedova del Presidente al Lingotto: la mia «fantastica vita» con il partigiano Sandro Chi ha paura di Pertini «Non perdono occasione per parlarne male» STORINO MORE è anche una 500, «rossa come una Ferrari», custodita per 37 anni «e ancora perfetta. Come nuova»: Carla Voltolina Pertini mostra la foto un po' sfocata della vetturetta e il suo sguardo sorride. «Questa è l'unica macchina che il Presidente abbia mai posseduto», dice infilando un lampo d'orgoglio nella memoria. L'utilitaria diventerà affettuoso oggetto della memoria in una raccolta che disegnerà le tappe della lunga avventura d'un uomo al quale stavano strette le etichette: una Fondazione che presto nascerà a Firenze per riunire l'immenso archivio dell'ex Capo dello Stato, le 15 nula fotografie che raccontano la sua vita, l'ordinato torrente di appunti, di lettere e di discorsi che ne scandiscono l'attività politica. La signora Carla torna per un giorno nella Torino che la vide ragazza per partecipare, al Salone del libro, alla presentazione del volume Sandro Pertini combattente per la libertà curato da Stefano Caretti e Maurizio Degl'Innocenti. E' il momento per ripercorrere la «fantastica vita» attraversata con «Sandro fin da quando scelsi di diventare una sua partigiana», ma anche grumo di rabbia: perché «se è vero che la gente comune continua ad amarlo, ci sono persone che, oggi, non perdono occasione di parlarne male», di rosicchiarne l'immagine. «E così c'è chi lo descrive come un valoroso ed impetuoso ignorante, uno che non leggeva e non si curava della sua cultura. Dimenticando che aveva due lauree, una carriera di avvocato alle spalle, una passione per il giornalismo. Pazienza, poi, se a compiere questa mistificazione sono uomini della destra più accesa. Ma quanto addolora se a dare questi giudizi è, ad esempio, Montanelli che, pure, aveva espresso nei confronti di Pertini vivo ben altre valutazioni». Un'opera di demolizione che, se condo la vedova dell'ex Presidente, non si limita a questo: dove non si arriva con il piccone si tenta di giungere con la cancellazione della memoria. E' il caso di quel film che la tv pubblica ha realizzato nel 1991 e per il quale la signora Voltolina aveva avanzato un'unica riserva: «Che non fosse trasmesso come una sorta di spot pubblicitario per l'anniversario della nascita del psi. Allora non lo mandarono in onda, oggi nessuno ne parla più. Forse perché non serve: meglio, allora, lasciarlo in magazzino». Intreccia i ricordi la first lady che non ha mai voluto entrare al Quirinale. Quanto manca, nella mansarda di fronte alla Fontana di Trevi che è stata la loro casa, «la sua bella voce, quel suo saper raccontare: come quando, ad esempio, parlava di Giovanni Paolo II. Io lo mettevo in guardia: "Secondo me sbagli a cercarlo sempre attraverso il solito monsignore polacco. Gli altri, gli italiani della curia potrebbero risentirsi". E lui: "Se non se ne fida il papa dovrei fidarmene io?"». Sul palco del Lingotto Stefano Caretti e la scrittrice Anna Lagorio - introdotti dal presidente della Regione Piemonte, Ghigo - raccontano al pubblico il Pertini grande comunicatore e «maestro ideale». Come epigrafe, le parole leggere scritte da Osvaldo Soriano dopo un incontro con l'ex Capo dello Stato in Argentina: «E' difficile aver eluso tanti scogli ed essere arrivato alla fine della strada pulito come un fiore all'alba». Renato Rizzo Carla Voltolina Pertini ieri al Salone del Libro per la presentazione del volume dedicato al popolare Presidente della Repubblica

Luoghi citati: Argentina, Firenze, Piemonte, Trevi