Sacro e profano, la corsa è partita di Mario Baudino

Sacro e profano, la corsa è partita Sacro e profano, la corsa è partita Fra il pubblico del Lingotto con un occhio al calcio 0 TORINO GNI lettura è il prolungamento di un'altra, iniziata in un pomeriggio di migliaia di anni fa e della quale non sappiamo mente; ogni lettura proietta la sua ombra sulla pagina successiva, fornendole contenuto e contesto. In questo modo la storia cresce, strato dopo strato, come la pelle della società la cui storia è coservata dall'atto stesso di leggere». La lettura è il brusio infinito della vita che diventa storia e società. Individualmente, possiamo ignorarla; collettivamente, non ne possiamo fare a meno. Lo spiegherà oggi Alberto Manguel, amico di Borges e autore di una splendida Storia della lettura (Mondadori), che prende parte al convegno del Grinzane «Io scrivo, tu leggi?», e le sue parole riflettono bene quel senso di sconcerto e di sottile eccitazione che si accompagna all'apertura di una fiera del libro, sia essa a Torino, Parigi o Francoforte. A Torino poi è difficile trovare ormai - scolaresche escluse una «matricola», qualcuno che abbia la verginità della prima volta. Tra i 24 mila visitatori di ieri (nonostante lo sciopero dei mezzi pubblici), che affluivano compostamente al Lingotto, una delle rare eccezioni era Fernando Acitelli, romano, di professione fuochista e di vocazione poeta, che dopo alcuni libri a tiratura amatoriale è letteralmente esploso con La solitudine dell'ala destra (edito da Einaudi nella collana «Stile libero»), poesiemedaglione dedicate ai «sommersi e ai salvati» del calcio; ieri sera per parlare del suo libro c'erano entrambe le categorie, con Roberto Bettega, Claudio Sala e Dino Zoff da una parte e Orano Rolfo, centravanti del Novara. Come ci ricorda Acitelli «esordì nella serie B nel '72, il 5 aprile, per la partita Taranto-Novara (1 a zero)»; ora allena. Orano Rolfo: «Tredicesimo a vita ma utile / come l'aspirina», scrive il poeta donandogli l'immortalità che il gioco del calcio gli voleva centellinare. Non è questa, del resto, la funzione dei poeti? Che magari si fingono un po' più timidi di quel che sono, e come nel caso di Acitelli s'aggirano (apparentemente) spauriti fra gli stand trovando tutto un po' «rituale», quasi sospettando nel pubblico «una certa stanchezza», quasi rimpiangendo la «sala d'attesa» dove erano confinati prima di salire su questo treno dell'editoria maggiore e del bagno di folla. Col che, si torna al punto: che differenza c'è tra l'acquisto di libri e la lettura? Il Salone, fra l'altro, deve pur suggerire risposte a questa domanda, mentre l'Istat presenta la sua ultima indagine: dall'89 al '95 gli italiani che leggono (o acquistano) almeno un libro all'anno sono aumentati del 7 per cento, ma in ogni caso si arriva solo al 43 per cento della popolazione alfabetizzata. Ed è poco, anche se i francesi (lo ripete all'inaugurazione l'ambasciatore Jean-Bertrand Merimée) non stanno meglio, toccano il 50. E i francesi, attraverso la loro editoria, sono ancora una volta gli ospiti d'onore di questo Salone, non solo per la vicinanza culturale ma anche per i mondiali di calcio, il vero «mito» di stagione, cui sono dedicati un numero speciale della rivista Panta diretta da Sandro Veronesi (Rcs), vari romanzi, un libro di Gianni Mina e Darwin Pastorin. Si sarebbe anche potuto inserire il calcio nel «filo azzurro» che segnala gli incontri sul tema della spiritualità contemporanea. Religione secolare per eccellenza, non avrebbe sfigurato al convegno con Edmondo Berselli, Enzo Bianchi, Franco Cardini, Giovanni Filoramo, Carlo Sini e Gabriella Caramore su «Sacro, religioso e mito nel nuovo millennio». Incontro cardine, nella prima giornata, che apre in prospettiva su uno di quelli che saranno i temi più dibattuti: le nuove spiritualità, la cosiddetta New Age (o Next Age), trattata per la verità piuttosto male dai convenuti. Se per Cardini assistiamo a un «ritorno selvaggio del sacro» attraverso però rimasticazioni e riciclaggi di «vecchie storielle», con un vero disprezzo per la nostra cultura, per il nostro dna, per Berselli (che proprio a calcio e politica ha dedicato un bel libro, Il più mancino dei tiri, ed. Il Mulino) il problema vero è che «perso e ripudiato un complesso di regole, anche di dogmi, non è possibile inserirsi di nuovo in un sistema diverso e altrettanto "forte", regolato». Ragion per cui i «nuovi catechismi» sono «elastici» e rischiano di risolversi in nuovi conformismi. La soluzione? Torniamo da capo, è la lettura. E che cosa può fare un salone per la lettura? Molto, ma non tutto. Non è, come scherza Accornero, «la Croce rossa dell'editoria». E' uno strumento. Che da Napoli l'editore (e grande libraio) Mario Guida vorrebbe itinerante, mentre il suo collega Tullio Pironti approva nella sede torinese. La prima giornata dà fiato alla coda di discussioni e polemiche, mentre gli editori affrontano il pubblico e, comunque sia, vendono. Alla Mondadori sono soddisfatti per l'offerta Oscar «tre per due» (se ne comprano due e se ne ottiene un terzo in omaggio) che va benissimo nelle librerie ed è «esplosa» al Lingotto. Luciano Mauri spiega pacatamente (a un dibattito radiofonico per «Lampi di primavera») le ragioni della molto discussa assenza Longanesi, facendo capire che non è definitiva. E/o annuncia proprio a Torino la ristampa di Conos, titolo che non stiamo a tradurre, del giovane spagnolo Juan Manuel de Prada, sottile e per nulla volgare fenomenologia del noto organo sessuale. Riparte l'eterna gara tra il sacro e il profano: ma questa volta corrono in maschera, e non è così facile riconoscerli a prima vista. Mario Baudino