la Slancia dà l'addio alla Borsa di Ugo Bertone
la Slancia dà l'addio alla Borsa In corsa una cordata Coop-Conad, ma si parla anche di Franchini e Auchan la Slancia dà l'addio alla Borsa Piovono offerte sulla «casa degli italiani» MILANO. Signori, fate i vostri giochi: la casa degli italiani va all'asta. Da oggi la Standa, dopo settantanni abbondanti, esce ufficialmente dal listino di Borsa e le trattative per la vendita della società entrano nel vivo. In campo c'è un compratore quasi sicuro per la parte «no food», ovvero i magazzini non alimentari (in tutto 169, con un fatturato '97 attorno ai 1400 miliardi). Per il settore alimentare, il più appetito (2400 miliardi, 191 supermercati), stanno per scattare tre concorrenti: l'offerta più nota arriva da Coop e Conad che, tramite la banca d'affari olandese Abn-Amro, ha fatto arrivare la sua proposta, coordinata con Coin, all'inizio di maggio; ancor prima si era mosso l'ex socio di Berlusconi Franchini, proprietario dei «supermercati Brianzoli» grazie ad un asse con il Mediocredito Lombardo e l'appoggio di Banca Intesa. Ma il vero antagonista delle cooperative è spuntato nelle ultime settimane: si tratta di Auchan, partner di Ifil in Rinascente, deciso a rafforzare la sua presenza sullo scacchiere italiano in grande movimento. L'operazione Standa, a questo punto, potrebbe davvero ribaltare la mappa del settore, alla ricerca di nuovi equilibri in vista di una concorrenza sempre più feroce e della nuova legge sul commercio che, tra l'altro, ha fortemente ridotto la prospettiva di nuove aperture nei centri cittadini, aumentando di riflesso il valore delle licenze della società controllata da Fininvest. Se il «food-Standa» finirà nell'orbita delle cooperative, dicono gli analisti del settore, questo diventerà di gran lunga il gruppo leader, in un comparto dove le dimensioni hanno ormai un valore determinante. Altrimenti, sarà Auchan a far valere sempre di più la legge della sua organizzazione, forte di una centrale d'acquisti su base europea con una potenza di fuoco sconosciuta agli altri competitori italiani. Nelle mani del gruppo Berlusconi, che si è affidato all'advisor Goldman Sachs, sta quindi il futuro della grande distribuzione. Scelta non facile quella che probabilmente verrà fatta in consiglio tra lunedì e martedì, anche se la concorrenza fa lievitare i prez- zi. Pochi anni fa la Standa (allora proprietaria di Euromereato) valeva 1100-1200 miliardi. Da allora è stato ceduto l'Euromereato alla Gs di Benetton-Del Vecchio per 970 miliardi. E oggi la società, dopo la drastica riorganizzazione guidata da Stefano Ferro (45 negozi e 2000 dipendenti in meno, eliminate le filiali non attive), ne vale complessivamente 8-900, senza tener conto della parte immobiliare. La holding lussemburghese Trefinance, di proprietà Fininvest, che controlla ormai dopo l'offerta pubblica di acquisto il 98,2 per cento della società della grande distribuzione ha infatti deciso di non vendere le proprietà immobiliari, destinate a restare nel patrimonio Fininvest e i due gioielli, la «Holding giochi» per i giocattoli e Blockbuster, la catena per il noleggio delle videocassette, destinate magari ad esser vendute in seguito, dopo aver consolidato posizioni leader sui mercati. Ugo Bertone Fedele Confalonieri
Persone citate: Berlusconi Franchini, Coin, Del Vecchio, Fedele Confalonieri, Franchini, Stefano Ferro
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