Lavoro, il sindacalo deluso da Prodi

Lavoro, il sindacalo deluso da Prodi Il governo presenta un piano di rilancio, ma non basta. Lunedì la decisione sulla protesta Lavoro, il sindacalo deluso da Prodi Cgil, Cisl e Uil verso la mobilitazione ROMA. Passi in avanti limitati, pochi sul fronte decisivo delle infrastrutture, nel complesso assolutamente insufficienti per dare una risposta adeguata al problema angoscioso dello sviluppo e della lotta alla disoccupazione nel Mezzogiorno. Ieri, al termine dell'atteso «vertice» a Palazzo Chigi, Cgil-Cisl-Uil hanno espresso un giudizio quasi del tutto negativo e preannunciato una massiccia mobilitazione che sarà decisa lunedì in una riunione delle segreterie unitarie. Dalla mobilitazione, che avrebbe il momento più alto sabato 27 giugno in una grande manifestazione nazionale a Roma, si passerà al primo sciopero generale contro il governo Prodi? Per il momento nessuno ne parla, ma la minaccia resta nell'aria. Tre ore e mezzo di confronto serrato non sono servite a dissipare perplessità e rilievi sollevati a, raffica dai sindacati. A fiancò^del presidente del Consiglio Pjrodi c'erano il vice presidenta^Veltroni e i ministri del Tesoro Ciampi, del Lavoro Treu, delle Finanze Visco, dell'Industria Bersani, dell'Istruzione Berlinguer, del'Ambiente Ronchi, dell'Agricoltura Pinto, dei Trasporti Burlando e il sottosegretario alla presidenza Micheli. Dall'altro lato del tavolo i segretari generali della Cgil Cofferati, della Cisl D'Antoni e della Uil Larizza insieme ai «vice» Epifani, Morese e Musi. Il governo ha precisato in un documento il suo piano di rilancio e i singoli ministri hanno illustrato gli aspetti di rispettiva competenza, ma i sindacati non vi hanno individuato risposte soddisfacenti quasi su nessuno dei punti fondamentali: l'entità effettiva degli investimenti, le necessarie coperture finanziarie, un efficace ricorso alle risorse comunitarie, i tempi di attuazione dei vari interventi, una previsione ragionevole del numero dei nuovi posti di lavoro da attivare nel prossimo triennio anche utilizzando le varie forme di flessibilità previste nel pacchetto-Treu. Le reazioni, espresse in una successiva conferenza stampa, sono pesanti. «L'economia va bene - osserva Cofferati - ma questa situazione positiva non si traduce in occupazione, rivelando una sconcertante contraddizione. L'economia è in una fase di crescita ma non*<a sono ancora in campo gli strumenti per cogliere la ripresa. Nel Mezzogiorno ci sono per gli investitori tutti i fattori di convenienza; però nessuno investe se mancano le infrastrutture indispensabili. Si sono fatti passi avanti, ma non bastano». Di chi la colpa? «Ci sono problemi - replica il leader di Cgil - che ri- guardano gli enti locali, in particolare le Regioni. Ma l'ostacolo prevalente resta la viscosità delle procedure burocratiche che solo in parte si supereranno con l'applicazione della legge Bassanini». D'Antoni incalza: «C'è una differenza abissale tra un quadro macroeconomico che mostra buona salute e le capacità da parte del governo di tradurre queste condizioni in cose concrete. Si rischia di aumentare la distanza tra Nord e Sud». Larizza conferma: «Il nostro giudizio è molto critico. Vi sono stati pochissimi passi avanti, in particolare sulla questionechiave delle infrastrutture». E ancora un secco «no» al progetto sulla creazione dell'Agenzia per il Sud, una sorta di holding con due società operative. «Si tratta di una sovrastruttura inutile», rileva Cofferati. «Noi chiediamo - spiega Musi - un'agenzia con una funzione ben precisa: coordinare le società già esistenti che promuovono investimenti produttivi nelle regioni meridio- nali da tradurre in nuovi posti di lavoro. Nulla di più». Tra le altre lagnanze: i contratti d'area sono solo sulla carta (certi soltanto gli investimenti Tim/Telecom che creeranno 160 posti di lavoro); per la formazione, l'apprendistato, i tirocini formativi mancano ancora le risorse; Enel, Telecom, Fs, Eni non fanno gli investimenti previsti; nessuna norma efficace per l'emersione del lavoro nero, mentre il ministro Visco continua a puntare i piedi contro la concessione di incentivi. Inalterati rispetto a qualche settimana fa e, secondo i sindacati, «solo sulla carta» gli impegni del governo ribaditi nel documento: 22.219 miliardi per infrastrutture; 1871 miliardi dal fondo occupazione per sostegno al reddito e formazione, 550 dall'Istruzione oltre a 1850 miliardi del Fondo sociale europeo; 20-25 patti territoriali e 10 contratti d'area entro l'anncr,; Gian Cariò Fossi LA FRENATA DEI SENZA LAVORO La variazione mensile e tendenziale dello disoccupazione nell'industria dal febbraio '97 ooooooooooooo

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