L'assalto al museo, caccia al basista
L'assalto al museo, caccia al basista Il furto alla Galleria d'arte moderna: al vaglio anche l'ipotesi di un gesto a sfondo politico L'assalto al museo, caccia al basista Due ipotesi: rapina su commissione o ricatto della criminalità ROMA DALLA REDAZIONE «E' chiaro che i rapinatori ne sapevano più di molti di noi: qualcuno li ha informati, io penso a qualcuno della sfera tecnica». Su questa ipotesi, formulata dalla soprintendente della Galleria nazionale d'arte moderna Sandra Pinto, hanno concordato ieri pomeriggio anche alcuni addetti alla vigilanza. «Chi ha operato era bene a conoscenza di tutto - ha osservato una giovane addetta alla biglietteria - sapevano dove nascondersi, come non farsi vedere dalle telecamere, conoscevano gli allarmi da disattivare e, tra l'altro, in sala controllo, ci sono due casseforti identiche e loro hanno chiesto di aprire solo quella che conteneva l'incasso della giornata». E' la caccia al basista una delle piste imboccate dagli investigatori che indagano sulla rapina delle tre opere alla Galleria d'arte moderna. Ma il maggiore dei carabinieri Musella, del reparto operativo del Nucleo tutela patrimonio artistico, dice: «Stiamo ancora raccogliendo i numerosi segnali che ci giungono per poter decidere di indirizzare gli sforzi su di una pista ben stabilita. Siamo nella fase di valutazione dei segnali che ci giungono. Le tesi sono molte... vedremo. Al momento non ci sentiamo di escludere nulla». Dunque, ipotesi sulla mafia, sul collezionista fanatico di opere d'arte, su un gruppo politico. Ipotesi sull'attacco al mondo politico, attraverso l'arte. E' la giornata delle opinioni a 360 gradi, sulla ricostruzione della rapina dei due quadri di Van Gogh e del Cézanne, dal valore miliardario, dalla Galleria nazionale di arte moderna a Roma. Ma tra tante ipotesi, un dato oggettivo, inconfutabile, c'è: la professionalità dei tre rapinatori. Sono stati rapidi, sapevano bene come muoversi e, soprattutto, lo hanno fatto senza agitazione. Accanto alle ipotesi ci sono le polemiche, in particolare sui sistemi di sicurezza, dopo il grande danno subito dal museo. Forse non metterà fi- ne alle critiche ma ieri si è deciso e subito messo in atto il collegamento del sistema d'allarme della Galleria d'arte moderna con il 112, la centrale operativa dei carabinieri. Il lavoro fatto dagli investigatori subito dopo la scoperta della rapina e delle tre donne della sorveglianza, legate e imbavagliate in im bagno della Galleria d'arte moderna, è stato scritto e messo in un fascicolo che è stato consegnato al procuratore della Repubblica presso il tribunale. Le telefonate di annuncio delle condizioni «anche politiche» per la restituzione delle tre opere d'arte e di rivendicazione da parte della fantomatica «Falange Armata» vengono valutate con cautela. «Se fosse stata recapitata una fotografia con i quadri e un quotidiano di ieri o di oggi con una rivendicazione - ha rilevato un investigatore - come in un sequestro, allora ci sarebbe stata un'attenzione maggiore alla rivendicazione politica». Al momento - si fa notare - c'è «di tutto ed anche di troppo»: a cominciare dalla telefonata al quotidiano «Il Gazzettino» con la richiesta di rilascio di Felice Maniero (forse una falsa pista ma con un precedente vero, quando nel '92 lo stesso boss della mafia del Brenta fece rubare a Modena tele di Velazquez, El Greco, Correggio e Guardi per possibili «trattative»). La rapina su commissione potrebbe prevedere più passaggi, dal richiedente agli esecutori materiali, e portare lontano, molto lontano, più facilmente oltreoceano, dove un collezionista può nascondere meglio che in Italia, godersi e far godere ai pochi intimi le opere del suo museo privato. Gli investigatori continuano ad ascoltare persone dopo le 12 ore dedicate alle tre donne della sorveglianza. Ne passeranno ancora tante di ore per sentire le altre persone, circa 300, fra dipendenti del museo e operai dei numerosi cantieri in corso nella Galleria. A caccia di un presunto basista. I custodi: sapevano bene come evitare le telecamere e conoscevano l'antifurto In una telefonata chiesta la liberazione dell'ex capo della mafia del Brenta
Persone citate: Felice Maniero, Greco, Guardi, Musella, Sandra Pinto, Van Gogh, Velazquez
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