Arriva il piano anti-evasioni di Giovanni Bianconi
Arriva il piano anti-evasioni Arriva il piano anti-evasioni // governo: ma chi ha sbagliato pagherà RETROSCENA IL VERTICE Dt MAGGIORANZA OROMA BA è il momento delle decisioni», si legge a metà comunicato. Una frase solenne e storica (la usò Mussolini annunciando l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale, con l'aggiunta dell'aggettivo «irrevocabili») messa per iscritto dalla maggioranza di governo che nel vertice di ieri mattina ha rimesso in sella il ministro Flick. Il momento delle decisioni su tutti i piani: per l'accertamento delle responsabilità di quanto accaduto; per quello che dovrà accadere, onde evitare altri casi simili; per il futuro del «piano giustizia» del governo dell'Ulivo. Il Guardasigilli incassa la rinnovata fiducia e la promessa che il suo famoso «pacchetto» verrà discusso e sostenuto al più presto in Parlamento. L'impegno, dice ancora il comunicato ufficiale, è quello di «completare rapidamente il progetto di riforma della giustizia definito all'inizio della legislatura da governo e maggioranza, di cui fin qui sono stati già approvati otto degli specifici provvedimenti programmati». Ma quello che brucia, l'emergenza, sono le fughe «eccellenti», le latitanze di Celli, di Cuntrera e dei sequestratori sardi. «Le responsabilità specifiche devono essere accertate e sanzionate - annunciano i capigruppo della maggioranza - e devono essere subito turate le falle del sistema». Punire e prevenire, dunque. Non è ancora chiaro se, alla fine di queste clamorose vicende, qualche testa cadrà. Tutte le forze di polizia sono impegnate a riacciuffare i neo-latitanti, ma il caso non è chiuso. A Palermo il capo degli ispettori di Flick sta indagando per accertare eventuali responsabilità o manchevolezze nella fuga di Cuntrera, e il ministro aspetta la relazione degli ispettori inviati in Cassazione per capire quel che è successo con Gelli. Solo all'esito di queste inchieste potranno essere adottati eventuali provvedimenti. E al Viminale? Il ministro dell'Interno Napolitano ha finora difeso strenuamente il capo della pohzia Masone. Nei palazzi della politica si dice che qualcuno ne abbia chiesto le dimissioni, scontrandosi però col fermo rifiuto del rninistro; ma della sostituzione di Masone si parlava ancora ieri in Parlamento, peraltro ipotizzando successioni che al momento non sembrano probabili. Per adesso i due ministri sem- brano più impegnati nel varare misure che possano impedire altre frittate. Nella riunione di ieri, spiega il comunicato, «sono stati concordati quei provvedimenti amministrativi immediati che possono mettere più efficacemente in rete, per tempestive informazioni e atti rapidi, tutte le amministrazioni dello Stato». Una frase che dice poco su ciò che in concreto stanno già studiando gli uffici legislativi del Viminale del ministero della Giustizia. Ieri mattina Flick è entrato a Palazzo Chigi con un appunto prepa¬ ratogli dai suoi tecnici su possibili soluzioni delle quali non s'è discusso dettagli nente, ma che sono comunque una base di partenza per le soluzioni future. Si tratta di interventi sia immediati, sul piano amnùnistrativò, sia futuri, a livello normativo. Si comincierà, ad esempio, con una verifica degli attuali canali di comunicazione tra amministrazioni diverse (uffici giudiziari e polizie, prima di tutto), in modo da evitare ritardi e disguidi come nei recenti casi. Un collegamento informatico potrebbe essere istituito (quello che c'è, evidentemente, non funziona come dovrebbe) tra le corti d'appello e le questure o i comandi dei carabinieri in modo da segnalare, prima ancora delle sentenze, l'imminenza di verdetti in base ai quali gli imputati potrebbero andare in carcere. Le segnalazioni potrebbero limitarsi ai reati più gravi o alle pene più alte, in ogni caso dovrebbero servire ad attivare controlli immediati ed evitare evasioni «preventive». Altra ipotesi è quella di anticipare il calcolo dei cumuli di pena per determinare le condanne definitive, in modo da abbreviare al massimo i ((tempi morti» tra l'esito di una sentenza e la sua esecuzione. Per arrivare a leggi che correggano le attuali disfunzioni ci vuole il consenso delle forze politiche almeno della maggioranza, e dunque i tempi saranno più lunghi. Ma anche di questo si discute negli uffici legislativi dell'Interno e della Giustizia. Un'ipotesi è quella di dare ai procuratori generali la possibilità di ordinare il «fermo», per qualche giorno, nel lasso di tempo che intercorre tra la sentenza e il provvedimento d'arresto, oppure nelle more di una richiesta d'arresto al vaglio del giudice. Altra possibilità: ipotizzare come concreto pericolo di fuga una doppio verdetto di condanna (primo e secondo grado) e quindi prevedere la possibilità di un ordine di custodia cautelare in attesa della sentenza della Cassazione; sarebbe un modo, più celere di altre riforme, per raccogliere l'invito di Scalfaro a invertire la presunzione di innocenza in presunzione di colpevolezza dopo due condanne. Giovanni Bianconi
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