Fra gli amici del professore cade il «tabù-elezioni» di Fabio Martini

Fra gli amici del professore cade il «tabù-elezioni» Fra gli amici del professore cade il «tabù-elezioni» L'ESTATE CALDA DEL PREMIER JU'.Mt i.JM I ROMA suoi lo ascoltano in silenzio, curiosi di capire l'aria che tira e Massimo D'Alema li gratifica con una battuta delle sue: «La situazione non è facile e dunque dobbiamo armarci di Santa Pazienza, con la lettera maiuscola...». Più chiaro di così, D'Alema non poteva essere. Nel summit a porte chiuse di mercoledì sera, nello studio di Fabio Mussi, il leader «diessino» ha tracciato la linea per i prossimi mesi: sopportare con pazienza le sbandate, aiutare il governo a riprendere la marcia. Per ora D'Alema non rema contro, ma la grande bonaccia è finita. E che oramai il vento sia girato, Prodi se ne è accorto subito dopo la festa dell'Euro: nel breve volgere di 16 giorni si è accesa una quantità di conflitti superiore a quella dei duo anni precedenti. Il savoir faire tra i ministri, vanto di Prodi e Veltroni? Ecco che in pochi giorni hanno cominciato a punzecchiarsi tra loro persino personaggi miti come Carlo Azelio Ciampi e Paolo Costa; il capogruppo dei senatori «diessini» Salvi ha platealmente sconfessato il ministro Flick; Bertinotti e Cossutta sono passati dalla marcatura a zona ad un pressing asfissiante. La novità è che anche Prodi ha cominciato a farsi i suoi conti: il professore sa che in autunno profittando del semestre bianco Rifondazione quasi certamente si staccherà dal governo e così a palazzo Chigi, nelle chiacchierate di scenario torna a riaffacciarsi l'ipotesi di elezioni anticipate. Certo, non esiste un «piano-Prodi» per bruciare sul tempo Rifondazione, «anche perché l'opzione delle elezioni anticipate è sempre stata presente ma nelle ipotesi di scuola - spiega il sottosegretario Roberto Pinza, forlivese, uomo di punta della delegazione popolare e amico di Prodi -. Ma il fatto che sia una delle opzioni possibili non significa affatto che sia la preferibile. Bisogna stare molto attenti ad affrontare elezioni cuor leggero, a dare per scontata la vittoria, perché se Berlusconi si allea con Bossi, diventa durissima...». Ma nel composito, ristretto entourage di Prodi il dibattito è aperto: se il gruppo «bolognese», gli amici di Nomisma sembrano tentati dall'ipotesi di un'accelerazione, l'ala «politica» è più prudente: «In linea teorica spiega Enrico Letta, vice-segretario del ppi e capofila dell'area ulivista dei popolari - è vero che Rifondazione sembra tentata dall'idea di sganciarsi in autunno e giocarsi all'opposizione la partita delle elezioni europee. Ma, anche volendo, giocare d'anticipo non è affatto semplice». Una carta difficile quella delle elezioni anticipate, una carta da giocatori d'azzardo anche perché i rapporti di Prodi con i due principali leader di maggioranza D'Alema e Marini - non sono idilliaci. Il Professore per esempio non ha mai digerito la facilità con la quale Franco Marini lo candida in poltrone prestigiose ma diverse da quella di palazzo Chigi. Nel breve giro di tre mesi, Marini ha fatto gli «auguri» a Prodi per una sua elezione alla Presidenza della Repubblica e poi lo ha suggerito come presi¬ dente della Commissione europea. Marini lo ha «candidato» poche ore prima di volare proprio a Bruxelles, ma al suo ritorno a Roma, il segretario del ppi ha trovato sul suo tavolo un bigliettino di Prodi così concepito: «La prossima volta che vai a Malta, per favore non mi candidare come premier dell'isola...». Certo, una poltrona prestigiosa quella di presidente della Commissione europea, tanto è vero che nei suoi tour qualche sondaggio sul gradimento di Prodi pare sia stato fatto anche da D'Alema. Ma le regole non scritte di Bruxelles dicono che il successore del popolare Santer dovrebbe essere un socialista e il favorito continua ad essere Felipe Gonzàlez. Ma proprio a Bruxelles si gioca una partita più immediata e potenzialmente assai più importante per il governo dell'Ulivo: quella della ammissione di Forza Italia al gruppo parlamentare dei popolari. Da diversi mesi il ppi si sta «svenando», sta facendo l'impossibile per bloccare il sempre più probabile ingresso di Berlusconi e anche ieri il leader' popolare Marini - accompagnato da Enrico Letta e da Pierluigi Castagnetti - è andato da Prodi per studiare una linea difensiva in vista del summit tra i capi di governo popolari previsto a Bruxelles per il 2 giugno. Quel giorno ci saranno Kohl e Aznar, favorevoli all'ingresso di Forza Italia e per marcare il dissenso italiano, tra le ipotesi prese in considerazione ieri a palazzo Chigi ci sarebbe anche quella di un forfeit di Prodi, la cui partecipazione al summit peraltro non era scontata. Un'assenza pesante che però trova alimento nel timore inconfessato che finora ha guidato la durissima battaglia del ppi e dello stesso Prodi: la paura che dopo l'ingresso di Forza Italia nella famiglia democristiana europea, diventino assai più convincenti gli appelli di Berlusconi al ppi per unire le forze in una nuova area di centro. Fabio Martini Nella foto in alto il ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick A sinistra il ministro dell'Interno Giorgio Napolitano

Luoghi citati: Bruxelles, Malta, Roma