Cuntrera a Caracas?

Cuntrera a Caracas? Cuntrera a Caracas? Intanto a Palermo scatta l'ispezione PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'inchiesta ministeriale sul caso Cuntrera è partita. L'atmosfera è pesante anche a Palermo, non solo a Roma. Carlo Destro, ispettore generale capo del ministero della Giustizia, inviato da Flick, si è insediato ieri alle 9,30 incontrando subito il procuratore generale Vincenzo Rovello e il sostituto Ettore Costanzo, sul cui tavolo dormì per cinque giorni il fax sulla scarcerazione a Parma di Pasquale Cuntrera. Destro, con i cronisti, si è limitato a un laconico: «Io non esisto». Costanzo era impegnato nell'aula-bunker del carcere Pagliarelli e nessuno si mise in allarme, né l'avvertì. Quando seppe, emise subito il nuovo ordine di carcerazione. Per questo motivo, l'ispettore generale ha deciso d'interrogare subito dopo i funzionari amministrativi dell'ufficio. Il sostituto Costanzo e la direttrice della cancelleria Maria Rosaria Rago hanno sottolineato che il fax recava la dizione «per conoscenza». «Si evinceva che era l'esecuzione di un'ordinanza della Cassazione», ha detto la Rago. Con una serie di sorrisi che non sono riusciti a cancellare il suo evidente imbarazzo, il pg Rovello (fu lui anni fa il capo degli ispettori del ministero e dunque, com'è stato già fatto notare, è passato dal ruolo di inquisitore a quello di inquisito) se n'è andato alla festa della polizia nella caserma «Lungaro». Ai cronisti ha detto: «Certo i problemi non si risolvono con le dimissioni del ministro. Sono io il capo dell'Ufficio e mi sento il responsabile. Ciò che è accaduto è gravissimo, ma senza dolo. Può avere adesso grossa rilevanza per un serio dibattito in Parlamento». Per bloccare Cuntrera, secondo Rovello, «si doveva intervenire sulla soglia del carcere e forse ce l'avremmo fatta se fossimo stati preavvertiti». La Cassazione, intanto, ha confermato«su richies|ir*ieipg Màssimo Viglietta la condanna di Pasquale Cuntrera a ZljitìHkalfl&nesi (decisa il 30 luglio 1997 dalla Corte d'Appello di Palermo) e della condanna a 15 anni e 2 mesi a Paolo e Gaspare Cuntrera, fratelli minori del 63enne boss sparito. «L'impalcatura del processo è di grande solidità», ha commentato Viglietta a proposito dell'accusa di associazione mafiosa finalizzata al traffico internazionale di droga. È sempre la sesta sezione della Cassazione, pure ieri, ha motivato la decisione grazie alla quale il 5 maggio Pasquale Cuntrera fu scarcerato; i termini di custodia cautelare erano già scaduti il 18 luglio '97, dodici giorni prima del verdetto d'appello. Due dei tre difensori del boss fuggito, gli avvocati Ivo Reina e Domenico Salvo, addebitano la responsabilità della sparizione del loro cliente alla Corte d'Appello palermitana che a loro avviso «ha fatto lo scaricabarile con la Cassazione» e avrebbe potuto chiedere il nuovo arresto dell'imputato per il rischio di fuga. Delle ricerche non si sa molto, se non che proseguono anche all'estero, mquirenti abbottonatissimi in questura a Palermo e da Caracas la conferma che il boss è braccato anche in Venezuela e ai Caraibi. Carlos Tavlante, che guida la Commissione antidroga venezuelana, ha assicurato che se Cuntrera fosse rintracciato lì sarebbe subito estradato in Italia, come avvenne già nel '92. Tavlante è certo che i membri del clan Cuntrera «sono oggetto di costante attenzione», ma ha anche dovuto riconoscere che nel suo Paese continuano a contare e parecchio anche sul piano politico e per i contatti che hanno con settori dell'economia. «Non vi sono prove - ha aggiunto - ma non esclùdo che loro uomini di paglia stiano anche nella polizia venezuelana». Antonio Ravidà Vincenzo Rovello Vincenzo Rovello