Umberto Agnelli: «Deluso dal troppo nervosismo» di Fabio Vergnano

Umberto Agnelli: «Deluso dal troppo nervosismo» Umberto Agnelli: «Deluso dal troppo nervosismo» ALBO D'ORO 1956 REAL MADRID 1957 REAL MADRID 1958 REAL MADRID 1959 REAL MADRID 1960 REAL MADRID 1961 BENFICA 1962 BENFICA 1963 MILAN 1964 INTER 1965 INTER 1966 REAL MADRID 1967 CELTIC GLASGOW 1968 MANCHESTER UNITED 1969 MILAN 1970 FEYENOORD 1971 AJAX 1972 AJAX 1973 AJAX 1974 BAYERN MONACO 1975 BAYERN MONACO 1976 BAYERN MONACO 1977 LIVERPOOL 1978 LIVERPOOL 1979 NOTTINGHAM FOREST 1980 NOTTINGHAM FOREST 1981 LIVERPOOL 1982 ASTON VILLA 1983 AMBURGO 1984 LIVERPOOL 1985 JUVENTUS 1986 STEAUA BUCAREST 1987 PORTO 1988 PSV EINDHOVEN 1989 MILAN 1990 MILAN 1991 STELLA ROSSA 1992 BARCELLONA 1993 OLYMPIQUE MARSIGLIA 1994 MILAN 1995 AJAX 1996 JUVENTUS 1997 BORUSSIA DORTMUND 1998 REAL MADRID AMSTERDAM DAL NOSTRO INVIATO L'immagine della seconda disfatta consecutiva è sconsolante. Tutti i bianconeri seduti a bordo campo in divisa, in attesa di lasciare l'Arena. Teste basse, qualcuno addenta un panino, rito di ogni dopo gara. Ma la Juve mastica amaro e fatica a capire il perché. Anche la tribuna Vip, ora, è un deserto di tristezza. Con Giovanni e Umberto Agnelli, prima, c'era lo stato maggiore del calcio: Nizzola, Carrara, Pescante, Matarrese; il grande Pelè e Zaccheroni, con Ranieri e Boskov; Fassino, accanto al principe Alberto di Monaco. Ma la festa bianconera non c'è stata. L'Avvocato se n'è andato a 4' dalla fine: «Chi segna un gol in finali di questo genere di solito vince: il risultato è giusto. Nel primo tempo ha giocato meglio il Real, nel secondo la Juve mi è piaciuta, ma abbiamo subito il gol. Pazienza, è sfumata ancora la possibilità di giocare l'Intercontinentale». Decisamente più seccato Umberto Agnelli, che ha rimproverato alla squadra di aver ceduto troppo al nervosismo: «I giocatori erano tesi, spaventati, e non me lo aspettavo. Onestamente, però, non credevo nemmeno di vedere un Real così forte: l'avevo seguito in tv contro il Betis Siviglia, non mi aveva fatto una grande impressione. Invece ha gioceto due tempi ad alto livello. Del Piero non ha brillato? E' stato anche merito di chi l'ha controllato. Rinforzi? Più che rinforzi, serve una squadra più tranquilla, più serena. Sotto questo aspetto stasera mi ha deluso». Di nuovo sfumata l'accoppiata magica campionato-Champions League, il Dottore ha commentato con una battuta: «Chi è più giovane di me avrà tempo di prendersi anche questa soddisfazione». Avviliti i giocatori. Di Livio lascia lo stadio con una frase, secca e poco oxfordiana: «Non ho nulla da dire, sono incazzato». Conte, utilizzato da Lippi per uno spezzone di gara al posto di un Deschamps che non è riuscito ad mgranare, diventa muto. La sua stagione è sta- ta tutto un susseguirsi di delusioni. Quella di ieri può essere stata l'ultima partita con la maglia della Juve, se è vero che dal prossimo anno andrà all'estero, forse da Sacchi, e proprio a Madrid. Parla Peruzzi. Incavolato alla vigilia, il vice capitano appare rassegnato di fronte ad un evento che prima di giocare sembrava ai confini della realtà. Almeno lui non ha colpe in questa serata che non sarà dimenticata in fretta. Spiega: «Siamo part'd bene, per venti minuti ho visto una buona Juve sui livelli soliti. Poi hanno cominciato a giocare loro e ci hanno messi in difficoltà. In queste finali chi segna per primo ha quasi sempre partita vinta. E' stato ancora così». Sul suo volto una tristezza senza confini. Peruzzi spiega che, rispetto alle previsioni della vigilia, tante cose sono cambiate: «Non ci aspettavamo un Real così. Per come si sono messe le cuse era difficile cambiare la situazione sul campo. Da fuori è facile giudicare, ma bisogna trovarsi in certe emergenze per capire. Abbiamo cercato di giocare come al solito, non è vero che pensavamo solo a difenderci». Spiega il gol che l'ha trafitto: «Una rete casuale. C'è stato un rimpallo che ha favorito Mijatovic, lui ha fatto una bella finta e per me è stato impossibile intervenire. Tutto sommato la Juve non ha giocato benissimo, ma bene credo di sì». Anche Pessotto si iscrive al club degli incavolati: «Abbiamo sbagliato partita. Anche se abbiamo avuto qualche buona occasione. Serata storta sotto ogni profilo. Però non pensavamo a Monaco. Passo dopo passo la situazione è peggiorata in campo e ogni tentativo di pareggiare è stato inutile». Deschamps, decisivo in tante occasioni, ha steccato nel momento peggiore. Didier se ne va con destinazione Parigi, cercherà il riscatto con la Nazionale: ((Abbiamo sofferto troppo nel primo tempo. Poi siamo riusciti a riprenderci, ma il Real nell'arco dei novanta minuti è stato senza dubbio più pericoloso di noi». Fabio Vergnano