Smoking e Internazionale

Smoking e Internazionale Nel film del regista danese un'esplicita scena d'amore di gruppo Smoking e Internazionale Le provocazioni di Lars Von Trier CANNES DAL NOSTRO INVIATO Le note dell'Intemazionale a tutto volume, in una versione quanto mai fragorosa, sparata ai quattro venti nel bel mezzo della cerimonia più sacra del Festival di Cannes, la «montée des marches»: questo ha chiesto e ottenuto Lars Von Trier, il regista danese premiato due anni fa con la Palma d'oro per «Le onde del destino», il quale, dopo aver evitato la conferenza stampa di ieri mattina, si è presentato alla serata completo di smoking con farfallino e fascia in vita color rosso fuoco. Spalleggiato dal folto gruppo degli attori de «Gli idioti», Von Trier ha affrontato la scalinata con l'aria molto divertita, mentre i commentatori delle tv francesi si affannavano a spiegare il motivo dell'insolita colonna sonora. Vincendo le note fobie, il regista è arrivato in Costa Azzurra a bordo di un camper, dopo un viaggio durato quattro giorni e con l'aria di un turista qualsiasi, anche abbastanza provato dal viaggio non troppo comodo. All'entrata dell'esclusivo Hotel du Cap Von Trier si è visto sbarrare la strada da un gruppo di sorveglianti che gli hanno comunicato U divieto di varcare la soglia dell'albergo a bordo del camper. Ci è voluto del bello e del buono per convincerli, dopo che l'autore si è fatto riconoscere, che forse era il caso di fare uno strappo alla regola. Anche il direttore del Festival Gilles Jacob ha cercato di tenere testa alla tenacia del danese, ma i suoi tentativi di convincerlo a incontrare la stampa si sono rivelati inutili. Lars Von Trier ha preferito inviare ai giornalisti un messaggio molto ironico che è stato letto dalla produttrice del film Vibeke Windelov: «Mi scuso per l'assenza, ma devo concentrare le mie energie per la "montée des marches"». Oggi, forse, parlerà con qualcuno. Intanto, al suo posto, hanno risposto a lungo alle domande dei giornalisti gli attori del film, tutti fedelissimi alle regole del «Dogma 95» ripetute ogni giorno sul set dal regista: «Per noi - hanno detto gli interpreti - quelle regole non sono una limitazione, ma solo un modo per lavorare meglio, nella coscienza di avere una grande responsabilità. "Gli idioti" è un film contro la cosiddetta gente normale, non certo sui malati di mente, un film sulla libertà, contro le convenzio- ni, in favore della liberazione degli impulsi». Non a caso Lars Von Trier ha spiegato, in un'intervista ai «Cahiers du Cinema», di sperare che «Gli idioti» risulti «un film moderno, ma anche nostalgico nei confronti della "Nouvelle Vague" francese e di tutto quello che è avvenuto sotto quel segno. In effetti non posso negare che il "Dogma 95" sia fortemente ispirato ai principi di quel movimento». Pro¬ tagonisti di una lunga e molto esplicita sequenza di amore di gruppo, gli interpreti de «Gli idioti» non nascondono di aver provato, girandola, un notevole imbarazzo, «lo stesso che dovevamo trasmettere allo spettatore». Se Lars Von Trier si nega ai giornalisti e sceglie come accompagnamento musicale le note dell'«Internazionale», Manoel de Oliveira, il maestro portoghese di cui il Festival ha presentato, fuori dal- la competizione, il nuovo «Inquietude», bacia e abbraccia i cronisti e durante l'intervista, per chiarire il senso di quello che sta raccontando, intreccia passi di tango in due modi diversi: alla maniera moderna, stilizzata e saettante, e a quella antica, morbida e languorosa. Dall'alto dei suoi felici novant'anni, De Oliveira racconta di avere scoperto e amato la danza argentina grazie a Rodolfo Valen- tino e al grande interprete Carlos Gardel. «Durante la dittatura salazarista - ricorda il regista - ho avuto grosse difficoltà nel fare il mio lavoro, solo dopo la rivoluzione dei garofani ho potuto svolgere questo mestiere con continuità». L'autore di «Francisca», de «I cannibali» e deU'ultimo film recitato da Marcello Mastroianni (e presentato l'anno scorso qui al Festival) «Viaggio al principio del mondo», sorride quando qualcuno gli chiede qual è il segreto della sua giovinezza: «Divertirsi quanto più è possibile e vivere, appunto, senza inquietudini. Il fatto è che, quando si avvicina la vecchiaia, tutti noi cominciamo a desiderare di restare vivi e allora pensiamo all'immortahtà». Diventare anziani non è bello e De Oliveira ci scherza sopra con la leggerezza di un ventenne: «La cosa migliore della vecchiaia? Trovare il modo per restare giovani». Lui, questo modo, dà proprio l'idea di averlo trovato, non tanto perché è agile e allegro come un ragazzino, quanto per le convinzioni raggiunte. Da quella sulla felicità che consiste semplicemente (mei saper essere contenti di quello che si ha» a quella sulla ricchezza che non ha nulla a che vedere con il denaro «L'unica ricchezza che conta è quella propria dell'essere umano Una persona è ricca quando è urniliata e umilia, quando è ambi ziosa, quando ama ed è riamata» [f.c] E il novantenne De Oliveira che ha presentato fuori concorso «Inquietude» confessa: «Desidero restare vivo sto pensando aU'irnmortalità» I giovani attori danesi protagonisti de «Gli idioti» di Von Trier; il regista è arrivato a Cannes con un camper

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