Il macellaio firmato Noè di Gianni Rondolino

Il macellaio firmato Noè Il macellaio firmato Noè Chiusa tra polemiche la «Settimana» CANNES. Lunghe code davanti al cinema «Les Arcades», proteste, spettatori infuriati, accuse a Gilles Jr.cob che non ha più concesso una delle sale del Palais per ospitare la «Semaine de la critique». Così si è svolta, fra le polemiche, questa rassegna parallela, che dovrebbe ogni anno presentare le opere prime e seconde più interessanti, originali, nuove, che si producono in tutto il mondo. Scelta sempre più difficile, dal momento che gli stessi film possono passare in concorso o nelle altre sezioni del Festival. Il programma, che sulla carta prometteva bene, si è rivelato in realtà un po' debole: i sette film sono risultati non soltanto diseguali fra loro, con alti e bassi ingiustificati, ma soprattutto non hanno fornito quelle novità - di stile, di contenuti, di proposte che ci si aspettava. A parte, forse, «Seul contre tous» del francese Gaspar Noè, che si era fatto conoscere nel 1991 col mediometraggio «Carne», diventato ben presto un piccolo film di culto. «Seul contre tous» è, sotto certi aspetti, una continuazione di «Carne», con lo stesso attore-personaggio (Philippe Nahon) e una storia di violenza, crudeltà, pessimismo esistenziale, che pare lo sviluppo, sino alle estreme conseguenze, di quel lontano spunto narrativo e drammatico. Ancora un macellaio, ancora la carne e il sangue; ma questa volta come sottofondo di una vicenda che vede al centro un uomo che ha l'atto tutte le esperienze del male e della degradazione, ed ora vive, con la seconda moglie (che aspetta un bambino) e la suocera, una vita miserabile, senza libertà, senza dignità. E' questa condizione a far scattare in lui la ribellione, la violenza contro la donna, la fuga alla ricerca del passato, di una figlia abbandonata, nella speranza di una sorta di redenzione. Redenzione che forse arriverà alla fine, dopo lunghe peregrinazioni e meditazioni sulla solitudine, che Gaspar Noè, con il suo stile aggressivo e contemplativo al tempo stesso, evidenzia in immagini e cadenze narrative di grande fascino visivo e di forte drammaticità. Certamente più forte e coinvolgente della violenza grottesca, non priva di una sua ragione, di «Torrente, il braccio stupido della legge», diretto e interpretato da Santiago Segura, campione di incassi in Spagna, o della vena parodistica, dichiaratamente provocatoria, di «Sitcom» del francese Francois Ozon, che vorrebbe scandalizzare distruggendo la rispettabilità borghese rappresentata da una classica famiglia benestante, con un occhio al Pasolini di «Teorema» e un altro alle commedie sofisticate americane. Meglio allora la storia delicata di «Natale in agosto» del coreano Hur Jin-ho, in cui l'amore discreto, non dichiarato, di una ragazza per un giovane colpito da una malattia incurabile, è descritto con quel pudore e quella delicatezza propri del cinema dell'Estremo Oriente. Ancor meglio la storia di un altro amore, quello di un contadino olandese per una donna polacca costretta a prostituirsi ma fortunatamente fuggita ai suoi sfruttatori, che Karim Traida ci racconta in «La sposa polacca», forse il film più bello e commovente della «Semaine de la critique». Gianni Rondolino Polemiche a Cannes contro Gilles Jacob (nella foto) accusato di non aver concesso una delle sale alla «Settimana della critica»

Persone citate: Francois Ozon, Gaspar Noè, Gilles Jacob, Gilles Jr, Karim Traida, Noè, Pasolini, Philippe Nahon, Santiago Segura

Luoghi citati: Cannes, Estremo Oriente, Spagna