Sessualità, non giudicare gli altri di Oreste Del Buono

Sessualità, non giudicare gli altri LA LETTERA DI O.d.B. Sessualità, non giudicare gli altri Gent. Sig. OdB, nella Stampo di oggi a pagina 15 è detto che Don Zega (Famiglia Cristiana) ha risposto alla lettera d'una giovane che l'omosessualità non è peccato come pulsione a sé, ma come attività concreta. Su questo non vi sono dubbi e nei nostri testi di riferimento culturali dalla Bibbia del Levitico-22 alla lettera di Paolo ai Romani è chiara la preoccupazione sociale. Del resto, questa è già presente nel Codice mesopotamico del pagano Hammurrabi, con un riferi mento al «professionismo» sia omo che eterosessuale, quello poi estremizzato in Sodoma e Gomorra. Giuseppe Ricco, Torino GENTILE Signor Ricco, le sue lettere mi sono molto gradite perché affrontano anche i temi difficili. «Nella nostra cultura, però», lei dice, «esiste anche la tradizione greca, la quale si colloca in una prospettiva differente. Questa tende a "banalizzare" l'omosessualità, quando non la nobilita nel segno dell'arte, come nella malinconica e solitaria Saffo. Con Socrate, poi, si descrive un bisessuale tranquillo che riesce a mantenersi su altissimi livelli di filosofìa morale. Infine, Omero ci ha consegnato poeticamente !a storia dell'ambiguo sodalizio Achille-Patroclo, in cui la morte in battaglia del secondo scatena la furia omicida del primo. Eppure il bisessuale Achille si era piegato alla perdita dell'amata Briseide (Ippodamia), limi- Sessunon giugli a alità, dicare ltri tandosi allo "sciopero" bellico contro gli Achei. Inoltre, egli sapeva da sempre che per un professionista della guerra è assolutamente normale cadere in battaglia. L'unica eccezione era lui: invulnerabile per dono materno. Ogni storia, dunque, non si allinea con le precedenti, e così si arriva alla conclusione fondamentale: che gli omosessuali non sono tutti uguali, come del resto gli eterosessuali. Probabilmente noi stessi, nella frenesia di condannare e assolvere, dimentichiamo che ciascuno ha una storia personale da cui partire...». Lei ha ragione: non si può giudicare gli altri se prima non si è giudicati noi stessi, e senza la minima connivenza, altrimenti non conta, anzi vale solo un aumento della colpevole confusione. E se ci si giudicasse giustamente ovvero con schiettezza e rigore, probabilmente, alla fine, si rinuncerebbe a giudicare gli altri proprio per legittima difesa. Ma come è bravo don Zega, anche se non è più direttore di Famiglia Cristiana, ma solo curatore di una rubrica di posta, come è bravo a suggerire temi da discutere. Oreste del Buono

Persone citate: Socrate, Zega

Luoghi citati: Torino