«Il colpo di pistola arrivò dall'alto»

«Il colpo di pistola arrivò dall'alto» Roma: in aula il racconto della compagna e di un altro studente, testimoni del delitto alla Sapienza «Il colpo di pistola arrivò dall'alto» «Così quel giorno morì la mia amica Marta» ROMA. La videro morire a un passo da loro. E sentirono distintamente il rumore dello sparo che veniva dall'alto e da «lontano». Jolanda Ricci e Andrea Ditta, universitari come Marta Russo, amica del cuore lei, occasionale passante lui, rievocano in aula l'assurda morte della studentessa. Ed è il momento dell'emozione. Un sentimento che sembra non toccare i due imputati, impegnati nella battaglia processuale della loro vita. Giovanni Scattone, mentre Jolanda parla, si fa forza di compulsare carte e passarle ai suoi avvocati. Impassibile come sempre. Si commuove, invece, l'amica di Marta, nel rievocare quei momenti. La voce s'incrina. Sembra per un momento che debba scoppiare nel pianto. «Era una persona dolce e buona. Non posso immaginare qualcuno che le volesse male». E sono sprazzi di vita che entrano in una aula di tribunale. La vita quotidiana di due normalissime ragazze ventenni, diventate amiche sui banchi dell'università. Che studiano assieme. Che parlano di politica una sola volta in tre anni, del tutto casualmente, per scoprire che la pensano in maniera opposta. «Lei era di sinistra. Io no». Ma senza che questo particolare possa incrinare la loro amicizia. «Io e Marta - esordisce Jolanda - ci siamo incontrate davanti ai telefoni di Scienze politiche. Avevo appena telefonato al mio fidanzato. Lei aveva controllato la data di un esame estivo. Ci siamo avviate lungo un vialetto verso la facoltà di Economia e commercio, che è fuori dalla città universitaria dove seguivamo i corsi di Sto- ria economica. Le strade possibili erano due. Noi scegliemmo quella che passava sotto il tunnel e costeggiava Giurisprudenza senza nemmeno parlarne. Così. Per caso». Ecco, sono questi gli ultimi momenti di vita di Marta Russo. Le due ragazze s'incamminano, chiacchierano. Discutono perché Marta aveva prestato alcuni appunti a cui Jolanda, che li aveva comprati, teneva particolarmente. «Non l'ho rimproverata. Le ho fatto presente che non mi aveva fatte piacere. Lei disse che non ci aveva pensato. Insisteva nel dire che, siccome avremmo usato insieme quegli appunti, era giusto che contribuisse alle spese. Io dicevo di no. A un certo punto ho sentito lo sparo. Ho fatto un altro passo in avanti, avevo gli occhi verso terra, mi sono accorta con la coda dell'occhio che le gambe di Marta erano a terra in una posizione innaturale». A questo punto Jolanda è presa dal panico. Spari nel cuo- re dell'università di Roma e la sua amica è a terra. Un cecchino nemmeno fosse Sarajevo. Jolanda si nasconde tra le macchine in sosta. Poi vede un giardiniere poco distante e corre a ripararsi dietro di lui. Un racconto confermato da Andrea Ditta, lo studente di Giurisprudenza che passava in quell'istante dall'altro lato della strada e aveva notato quelle due belle ragazze che gli passavano di fronte. «La ragazza gri¬ dava: hanno sparato!. E' andata verso un uomo in tuta blu. Lo scuoteva. Io intanto ho guardato istintivamente verso le finestre da cui avevo sentito venire lo sparo. Poi ho chiama- to il 113. Ci sono voluti due tentativi e quindici squilli. Ma alla fine l'operatrice ha risposto». E' il momento del dramma. Racconta sempre Jolanda: «Sono tornata verso Marta. Aveva gli occhi sbarrati. Poi di colpo li ha chiusi. Era accasciata a terra, riversa sul fianco sinistro, le gambe sotto di lei. Ero molto agitata. Non riuscivo a stare ferma. Mi ricordo un ragazzo vestito di scuro con un telefo¬ nino in mano che chiamava l'ambulanza. L'ho riconosciuto, era Andrea Ditta. C'era l'uomo in tuta blu. E cominciava a venire gente. Una signora diceva che era epilessia. "No, hanno sparato", dicevo io. Ma nessuno mi credeva. Poi i capelli di Marta hanno cominciato a insanguinarsi e allora hanno capito. Sono venuti due che hanno provato a fare la respirazione. E' passata una mia amica, Letizia, e le ho chiesto di starmi vicina. Mi ha dato la sua bottiglietta dell'acqua e ho bevuto. Mi ricordo poi una signora che è venuta a chiedermi se Marta soffriva di qualcosa. No, ho detto io, anche se ha fatto di recente gli esami del sangue perché si sentiva sempre debole. Intanto è arrivata l'ambulanza. La signora, che poi a luglio ho rivisto in questura e ho saputo che si chiama Giuliana Olzai, mi ha detto di telefonare ai genitori di Marta. Ma che gli dico! E come glielo dico! Ho sentito una voce maschile che diceva: li chiameranno dall'o¬ spedale. E poi sono finita al commissariato». Le primissime indagini. All'università si precipitano i magistrati e gli investigatori, migliori. Vengono formulate le prime ipotesi. Ma proprio su queste prime piste investigative battono e ribattono oggi gli avvocati. Il difensore di Scattone, Francesco Petrelli, insiste nello sviscerare una frase di Ditta scritta nel verbale del primo pomeriggio: «La mia at tenzione si concentrò sulla finestra del bagno». Perché? Il giovane testimone ammette che quella frase fu scritta nel corso di un sopralluogo, che «per scienza sua» non avrebbe saputo coilegare il bagno di piano terra a quella finestra lì vicino e che anzi gli era stata indicata dalla polizia come possibile fonte dello sparo. La verità di Ditta: «Ho sentito un colpo lontano e guardai verse le finestre del piano ammezzato». Uno stesso sopralluogo fu fatto anche con Jolanda Ricci. Anche a lei fu chiesto del bagno. «Assolutamente esclusi che il colpo venisse da lì. Era troppo vicino. Indicai più in alto e più lontano. Indicai anzi una finestra del primo piano che mi sembrava la finestra da cui era partito il colpo. E' l'ultima finestra dell'aula 4». Pochi metri più in là c'è l'aula 6. assi stenti di Filosofia del diritto. Francesco Grignetti Lei: discutevamo di alcuni appunti che le avevo prestato Quando cadde corsi a nascondermi dietro un giardiniere Lui: istintivamente guardai verso le finestre da cui avevo sentito giungere lo sparo poi chiamai il 113 Quattro immagini della drammatica testimonianza di Jolanda Ricci, l'amica del cuore di Marta Russo, ieri in aula a Roma

Luoghi citati: Marta, Roma, Sarajevo