Prodi ad Aziz: rinunciate al vostro arsenale

Prodi ad Aziz: rinunciate al vostro arsenale DIPLOMAZIA Ma non ha chiarito la sorte delle tonnellate di armi batteriologiche che l'Onu cerca in Iraq Prodi ad Aziz: rinunciate al vostro arsenale // vice di Saddam chiede appoggio a Roma per la revoca delle sanzioni ROMA. L'urgenza del disarmo dell'arsenale iracheno è stato al centro del colloquio a Palazzo Chigi fra il presidente del Consiglio ed il vicepremier iracheno, Tareq Aziz. Romano Prodi ha chiesto all'ospite di «rispettare tutti gli obblighi previsti dalle risoluzioni dell'Onu» ribadendo che questa è la «condizione pregiudiziale per la rimozione delle sanzioni». La pressione di Prodi su Tareq Aziz deve essere letta nell'ambito della strategia del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, per una piena esecuzione dell'accordo del 23 febbraio che evitò una nuova guerra del Golfo. «Noi pensiamo che dopo l'intesa raggiunta in febbraio - spiega Staffan de Mistura, ambasciatore dell'Onu a Roma - la palla sia nel campo degli iracheni e il giusto invito rivolto da Prodi ad Aziz rientra in questa cornice». In realtà, anche nei colloqui romani, l'inviato di Saddam Hussein si è trovato di fronte al problema che in questo momento ostacola i rapporti con l'Onu: la sorte delle tonnellate di sostanze chimiche e batteriologiche che Baghdad afferma di aver distrutto senza tuttavia poterlo provare agli ispettori del Palazzo di Vetro perché la relativa documentazione sarebbe andata perduta durante una manifestazione di piazza. Una motiva¬ zione che non convince gli ispettori guidati da Richard Buttler. «Fino a quando quelle sostanze non usciranno fuori la questione del disarmo iracheno resterà aperta» afferma una fonte militare italiana. Tareq Aziz da parte sua ha chiesto a Prodi la ripresa di normali rapporti diplomatici ora a livello di sezioni di interesse - e l'assicurazione che il «rispetto degli obblighi sul disarmo porti effettivamente alla fine dell'embargo». Infatti il sospetto iracheno è che il vero obiettivo delle sanzioni dell'Onu non sia lo smantellamento degli arsenali ma la defenestrazione di Saddam Hussein, ripetutamente chiesta dal Congresso di Washington. Questo argomento è emerso più volte ieri nei colloqui avuti da Tareq Aziz con i presidenti di Camera e Senato, Luciano Violante e Nicola Mancino, ed il segretario della Quercia Massimo D'Alema. Quest'ultimo è stato il più esplicito neh'assicurare «sostegno e solidarietà all'Iraq sulla questione dell embargo» a nome dei democratici di sinistra. Il vice-premier di Baghdad, a dispetto di un'agenda costellata di appuntamenti nei Palazzi romani, è riuscito anche a guadagnarsi qualche spazio di relax: martedì sera ha ospitato quasi tutti gli ambasciatori arabi a cena nella residenza irachena nella capitale. Piatto forte della cordiale serata sono stati i racconti di Tareq Aziz. Fra questi anche quello di una delle più note «mediazioni» portate a termine: non su affari di Stato ma per una questione di cuore. Fu proprio Aziz infatti che combinò il matrimonio fra l'attuale delegato di Palestina in Italia, Nemer Hammad, e sua moglie Gada. «Era l'anno 1965 - ricorda Hammad - e tanto io che Aziz abitavamo a Damasco in due edifici di uno stesso condominio. Io stavo al primo piano e lui al quarto. E fu proprio lui che mi fece conoscere, con notevole abilità, la mia futura moglie, che viveva sempre nello stesso palazzo. Gliene sarò sempre grato». Maurizio Molinari li premier: «Vi aiuteremo se rispetterete le risoluzioni delle Nazioni Unite»