Tre assi contro Lebed

Tre assi contro Lebed Tutti, dai comunisti a Eltsin, temono le ambizioni del generale Tre assi contro Lebed D MOSCA OPO Aleksandr Lebed il più contento per la vittoria di Lebed a Krasnojarsk è sicuramente Boris Berezovskij. Il potente banchiere ha infatti finanziato abbondantemente la campagna elettorale di Lebed per il governatorato della più vasta regione della Russia. Strano, a prima vista. Se Lebed fu cacciato da Eltsin dal posto di capo del Consiglio di sicurezza fu per diretta influenza di Berezovskij. Ma quest'ultimo ha spiegato l'arcano: «Se finanzio Lebed non è perché mi piacciano le sue posizioni. E' perché è meglio avere due galli nel pollaio che si contendono i voti nazional-patriottici». L'ha detto in tv, ed è stato probabilmente sincero. L'altro gallo è il sindaco di Mosca Jurij Luzhkov. Il quale, infatti, ha finanziato la campagna dell'avversario sconfitto da Lebed. Così già sappiamo anche quali sono i timori di Boris Eltsin: che l'ondata nazional-patriottica sia predominante. Per cui sarà meglio dividerla in due parti più piccole. Ma bisognerebbe togliere di mezzo, appunto, sia Luzhkov che Lebed. Teoricamente il primo è liquidabile. Sufficienti pressioni, del potere e dall'estero, potrebbero indurlo a desistere. Del resto Luzhkov ancora non si è candidato e tiene le carte coperte. Lebed, al contrario, è ora un panzer lanciato a piena andatura. E non si vede con quale mina fermarlo. Stanti così le cose meglio lasciarli correre entrambi. Eltsin vincerebbe al primo turno, con gli stessi metodi del 1996, e solo uno dei due concorrenti resterebbe in lizza. Al secondo turno, agitando lo spauracchio del fascismo, del militarismo, o della ri-nazioanlizzazione, si potrebbe ri-vincere. Il calcolo sarebbe perfetto se non ci fosse sul tavolo un'altra incognita. Ziuganov è in testa in tutti i sondaggi, come nel 1996, ma il primo a rendersi conto di non poter vincere è lui. Nello stesso tempo i voti comunisti non sono certamente diminuiti. Tutte le elezioni locali del¬ l'anno in corso hanno registrato smaglianti vittorie dell'opposizione. Molti voti comunisti, inoltre, sono anche nazional-patriottici. Da qui viene la ((pensata» di far convergere fin dall'inizio i voti comunisti su un candidato non comunista disposto a fare propria una parte del programma comunista di transizione al capitalismo. Va detto qui che se Ziuganov avesse capito quest'elementare verità, le probabilità di vittoria di Eltsin nel 1996 sarebbero state dimezzate. Comunque l'idea è ancora parzialmente buona. Non resta che svelare il nome del possibile candidato non comunista dei comunisti. E' Viktor Cernomyrdin, il premier licenziato a marzo da Eltsin. Molto teoricamente, potrebbe giocarsela con gli altri tre. Ma solo se l'elettorato comunista votasse compatto per lui. E invece c'è il sospetto che la sua figura di burocrate sovietico e le sue responsabilità come capo del governo nei sei anni passati, disastrosi per la gente comune, lo penalizzeranno duramente. Neanche una sua virata nazional-patriottica sem bra sufficiente. Anche perché gli altri tre hanno già ambo i piedi in quel piatto. Infine Cernomyrdin può diventare un candidato forte solo se una parte del ((partito del potere» decidere che Eltsin non può più farcela a vincere o, pur vincendo, non reggerà il fardello di un terzo mandato. Solo allora varrebbe l'appello che gli amici di Cernomyrdin «Nostra Casa Russia» hanno lanciato ai comunisti dopo la vittoria di Lebed: «E' ora che il potere e la sua opposizione leale si uniscano per fronteggiare la minaccia del generale». Questo è il quadro. Entro un anno, al massimo, l'oligarchia russa dovrà decidere chi, tra Eltsin, Luzhkov, Cernomyrdin, potrà salvarla. Poiché è già chiaro che, andando divisi, due di loro usciranno di scena e il terzo se la dovrà vedere con Lebed. A meno di non toglierlo di mezzo prima. Alla qual cosa stanno certamente pensando. Il problema è come. Giuliette Chiesa

Luoghi citati: Mosca, Russia