«E' una rapina», tre capolavori come bottino

«E' una rapina», tre capolavori come bottino Legati i guardiani della Galleria d'arte moderna. L'allarme al 112 non ottiene risposta. Annunciato un riscatto «E' una rapina», tre capolavori come bottino Commando ruba a Roma due Van Gogb e un Cézanne ROMA. L'ultimo furto del secolo prende il via probabilmente nella serata di martedì. La Galleria Nazionale d'Arte moderna resta aperta fino alle 22. Dopo quell'ora nel museo dovrebbero rimanere solo i custodi, n lorocompito è fare un giro nelle sale e nei bagni per controllare che non vi sia nessuno. Così avviene anche martedì sera. L'ispezione si conclude senza alcun evento da segnalare. Monta il turno di notte: tre persone, due addette a controlli periodici nella Galleria, una al controllo costante e generale del museo davanti al monitor della sala controllo. Martedì sera il turno è affidato a tre donne: Flavia Gandolfi, Giuseppina Trimatti e Giuseppina Millefiori. Nessuna delle tre riesce a iniziare il proprio lavoro. «Non abbiamo fatto in tempo ad aprire la porta della sala controlli, cui si accede scendendo una scala dalla portineria, che siamo state assalite da tre uomini armati, con il volto coperto da passamontagna e stranamente scalzi», racconteranno poche ore dopo. Le custodi vengono minacciate. Due vengono legate, imbavagliate e chiuse in un bagno. La terza viene obbligata a seguire i banditi. Sono le 22,38. Due degli uomini si addentrano nel museo con le tre donne. A mano a mano che entrano nelle sale, la custode disinserisce gli allarmi generali e locali. Infine, raggiungono il padiglione Cosenza. Al centro di una sala vi sono le opere che a loro interessano. Non il Monet, né il Klimt, appesi proprio accanto, ma «L'Artesiana» e «Il Giardiniere» di Van Gogh e «Cabanon de Jourdan» di Cézanne. Con i tre quadri, completi di cornici e vetro, i banditi si dirigono alla cassa, rubano l'incasso della giornata, un milione e mezzo di lire, rubano anche la cassetta registrata della telecamera a circuito chiuso, poi si occupano delle donne.rSono le . 11,05. Le custodi vengono riporta te nei sotterranei, imbavagliate, .legate e chiuse in un bagno. Completata l'opera i banditi vanno via. All'una e 30 del mattino circa camerieri del Caffè delle Arti, un locale di fronte alla galleria, tele fonano come ogni sera alle custodi per chiedere se volevano il caffè Quella sera però le custodi non rispondono. Preoccupato, il proprietario del bar afferma innanzi tutto di aver chiamato il 112 sen za ottenere risposta. Dopo aver chiuso il bar si accorge di una por ta socchiusa. L'uomo entra, avan za fino alla sala controllo. La trova deserta. Allora esce e ferma una volante di passaggio. I poh ziotti iniziano a ispezionare Tedi ficio. Nei sotterranei avvertono dei lamenti provenire da un ba gno. Lì trovano le tre donne. Un rapido sopralluogo, si scopre il furto delle tre tele. Si avvisa la soprintendente della Galleria, Sandra Finto. Alle 4 del mattino alla Galleria giungono anche il mini stro dei Beni Culturali Walter Vel troni, in compagnia del generale Roberto Conforti, capo della se zione tutela del patrimonio arti stico e storico dei Carabinieri. Dalle prime indagini emerge po co dopo le 11 un pezzo di una suo la di scarpa da ginnastica bianca Lo ritrova un custode sotto una sedia nella sala dell'Ercole, dun que piuttosto lontano dal padiglione Cosenza. Gli inquirenti lo sequestrano e lo sottopongono a analisi per capire se poteva appartenere ai banditi. Viene poi trovato un divano spostato in una sala e si ipotizza che gli uomini possano essersi nascosti lì dietro. Intorno alle 13 un altro elemento che potrebbe rivelarsi utile alle indagini: all'agenzia AdnKronos giunge una telefonata anonima. Una voce maschile, priva di inflessioni, forse registrata annuncia: «Vi faremo sapere le condizioni tutte, anche politiche, per avere indietro le opere di Cézanne e Van Gogh». Il resto del pomeriggio prosegue fra le polemiche. Innanzitutto politiche. An chiede le dimissioni di Veltroni e il deputato Enzo Savarese presenta un'interrogazione urgente al ministro, sottolineando imo dei punti deboli dell'intera vicenda: il sistema di allarme. Vuole sapere come sia potuto accadere che «i sistemi d'allarme potevano essere disconnessi da tre signore addette al servizio di sorveglianza del museo e non collegati, invece, in via esclusiva con le centrali dei Carabinieri o della Questura». Un'altra interrogazione viene presentata dai Verdi per chiedere «un intervento straordinario» per dotare i musei «di sistemi di sicurezza ad alta tecnologia». Interviene anche il personale della Galleria per affermare che si tratta di fatti «di una gravità inusitata», che «si possono verificare ovunque», a Roma ma anche all'estero. Osservano che andrebbe tutelata meglio la sicurezza dei lavoratori e che «certo, le opere d'arte sono importanti, ma forse le persone lo sono anche di più». Preoccupato per le conseguenze del furto è Antonio Paolucci, sovrintendente ai Beni Artistici di Firenze, responsabile di tesori quali gli Uffizi e la Galleria dell'Accademia. Paolucci considera il furto di martedì sera «una notizia devastante. Perché rischia di scatenare fatti imitativi. Sono preoccupato che qualche dilettante mitomane possa essere preso dalla voglia di tentare ciò che finora non aveva mai nemmeno immaginato». Tra le polemiche trovano spazio anche i ricordi, come quello di Francesco Sisinni. Nel 1988 era direttore generale del ministero per i Beni Culturali: «Su "Il Giardiniere" riuscii ad esercitare un vecchio dirito di prelazione per 600 milioni. Era lo stesso periodo in cui il dipinto dei "Girasoli" veniva acquistato per circa 70 miliardi». Non mancano nemmeno le ipotesi. Il criminologo Francesco Bruno collega il furto con quelli avvenuti nei mesi scorsi al Louvre e sostiene che «c'è qualcuno che sta costituendo da qualche parte una grossa collezione e non è detto che si tratti di un privato». Secondo il critico d'arte Achille Bonito Oliva, a commissionare il furto sarebbe stato, invece, «un gallerista balordo o un collezionista feticista». Flavia Amabile Chiudono gli uffici, tranne quello del funzionario addetto alla vigilanza (die resterà fini» alte mentre 1 Chiude la Gallerìa, dopo che i custodi hanno fatto un giro di controllo. 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Luoghi citati: Cosenza, Firenze, Roma