Sfregio a Palazzo Venezia

Sfregio a Palazzo Venezia Sfregio a Palazzo Venezia Bucati con un chiodo 8 quadri del '600 ROMA DALLA REDAZIONE Un giorno nero, ieri, per l'arte, e a Roma per chi ha il compito di custodire opere d'arte. Otto tele sono state sfregiate a Palazzo Venezia, erano esposte nella mostra «Scienza e Miracoli nell'arte del Seicento»: sono state colpite per cinque volte con un oggetto puntuto, un chiodo o forse un punteruolo. L'allarme è scattato dopo una telefonata anonima alla redazione romana del Corriere della Sera. Una rapida ricognizione del soprintendente ai Beni storici e artistici di Roma, Claudio Strinati, ha permesso di appurare che, purtroppo, la denuncia era fondata. Le opere sfregiate sono «La peste del 1630 a Venezia», di Antonio Zanchi, che presenta un foro sulla figura del gondoliere. Lo stesso tipo di «ferita» è sulla «Guarigione dell'indemoniata» di Mattia Preti. Molto più evidente appa¬ re la lacerazione sulla tela di Gianfrancesco Nagli, «Sant'Ubaldo libera l'ossessa». Il «Miracolo di San Mauro», dipinto da Paolo De Matteis, presenta due buchi sul petto del personaggio principale. Danni anche per un'opera di Antonio Giarola, detto cavalier Coppa, dal titolo «Verona supplice ai piedi della trinità con l'intercessione della Vergine per la liberazione dalla pestilenza» e per una di Pietro Bernardi: «San Carlo Borromeno prega fra gli appestati». La prima ha un piccolo buco nella mano di un personaggio che personifica Verona; la seconda presenta un piccolo foro sulla gamba di un appestato. Secondo gli investigatori vi sarebbero ancora altri due quadri danneggiati, ma i restauratori stanno verificando se il danno sia effettivo. I dipinti danneggiati presentano piccoli fori, con tutta probabilità ottenuti facendo leva sulla tela con un oggetto appuntito. Cia¬ scun quadro presenta almeno un foro del diametro di uno-due millimentri provocato da un oggetto con una punta fine. Tra i visitatori, ogni giorno, ci sono molte scolaresche. Ed è proprio su una scolaresca che si appuntano i sospetti. «Potrebbe essere accaduto ieri, ma forse anche oggi, non sembra un danno lontano nel tempo, anche se, esattamente, non si può dire», ha commentato Claudio Strinati davanti alle opere colpite. Una giornata decisamente nera sul fronte dei musei e delle gallerie d'arte: prima la rapina alla Galleria d'Arte Moderna, quindi lo sfregio plurimo a Palazzo Venezia. E il soprintendente non esclude che l'ultimo gesto vandalico possa essere stato compiuto sull'onda del clamore suscitato dalla rapina a Valle Giulia. Nessuna anticipazione, da parte di Claudio Strinati, sull'entità del danno. I quadri sono tutti proprietà di vari musei, sia italiani che stranieri, e il soprintendente ha preferito non esprimersi su questo «se non in presenza dei rispettivi direttori». Quanto all'evidenza dei fori, però, ha ammesso che «quello sul Sant'Ubaldo è, purtroppo, molto vistoso». Si rinfocola la polemica sui sistemi di allarme. Qui non ce ne sono. C'è la normale vigilanza. «Di gente ne viene poca purtroppo ha commentato il soprintendente - il vandalo potrebbe avere agito indisturbato. Ma la folla è pericolosa quanto la rara frequenza». Si può pensare a una scolaresca? «Non ci credo - ha risposto Strinati - s c'è una cosa che non mi convince sono le accuse ai ragazzini. Le tele sono state colpite con lo stesso tipo di arma, su questo non c'è dubbio. Sono del parere che si tratti di una persona sola e potrei azzardare un'ipotesi: un uomo e anche abbastanza energico, forse alto un metro e ottanta. Lo si desume dai colpi che vengono vibrati all'altezza degli occhi. Come è successo in questo caso». Il piccolo foro praticato dai vandali su uno dei quadri danneggiati a Roma. E' stato usato un oggetto molto appuntito, come un chiodo

Persone citate: Antonio Giarola, Antonio Zanchi, Claudio Strinati, Gianfrancesco Nagli, Mattia Preti, Paolo De Matteis, Pietro Bernardi