TRE FERITE DIFFICILI DA CURARE di Marco Vallora

TRE FERITE DIFFICILI DA CURARE TRE FERITE DIFFICILI DA CURARE POCHI giorni fa è arrivata la sorprendente notizia dalla Svizzera che a Ginevra, per motivi di risparmio e tranquillità, alcuni musei anticipavano la chiusura. Uno schock per noi italiani, che da poco potevamo vantare lo scialo di orari da fare invidia al Louvre, ma anche ulteriore motivo di perplessità per le ragionevoli Cassandre che in questa improvvisa manna di liberalità intravedevano qualche timore. Sensato, come si vede. E mai certi inquietanti furti sono giunti con tempestività così preoccupante. Quello che è certo è che anche i ladri, nel rubare, scelgono i grandi nomi del jet set espositivo. Van Gogh e Cézanne. Dunque, incommerciabili. Un avvertimento mafioso? Per il patrimonio italiano sono tre ferite assai significative. E' proprio a partire da quei due nomi che il critico Lionello Venturi, di ritorno dall'esilio, tentò di svecchiare l'Italia delle certezze vernacolali e dei vari critici di regime, i discepoli di Thovez o i Borgese, che ritenevano l'impressionismo arte sovversiva e di spazzatura e le libertà espressive e cromatiche dell'artista olandese un pericoloso concentrato di anarchia estetica. Del resto, il fatto che con questo furto sia scomparsa ogni traccia dai nostri musei di quei due nomi-chiave dimostra l'arretratezza incontestabile di un Paese che a stento è riuscito a mettersi al passo con le marce forzate delle truppe d'avangaurdia del mondo. Prezioso esemplare delle tre «Artesiane» (le altre sono una San Paolo del Brasile, l'altra in Olanda a Otterle), la Mme Ginoux rubata a Roma, secondo Palma Bucarelli, sarebbe la più autorevole, quella di cui Vincent parlerebbe nella lettera al fratello Theo e a Gaugum, scrivendo: «Consideratela un'opera vostra e mia, il riassunto dei nostri mesi di lavoro comune». Testimonianza del periodo ultimo di Van Gogh alla soglia del suicidio, intorno al 1890. Il «Giardiniere», invece, risalirebbe a un periodo precedente di un anno, quello del ricovero in clinica, a Saint Remy, teatro di tante tele indùnenticabili e febbrili. Fu acquistato nel 1988 a un prezzo contenutissimo, tra contenziosi legali e giudiziari, mentre stava illegalmente varcando la frontiera. Dopo il furto, nella stessa Galleria, nel '92, di un acquerello «doublé face», con veduta di Annecy, il paesaggio rubato di Cézanne - «Le Cabanon de Jourdan» - rimaneva l'ultima e unica opera italiana dell'artista di Aix en Provence. Giunto alla Galleria dal lascito Jucker, la sua sparizione riaprirà l'annosa questione delle donazioni non sufficientemente protette. Marco Vallora

Persone citate: Borgese, Jourdan, Jucker, Lionello Venturi, Palma Bucarelli, Thovez, Van Gogh

Luoghi citati: Brasile, Ginevra, Italia, Olanda, Otterle, Roma, Saint Remy, San Paolo, Svizzera