Real, ossessione di coppa di Roberto Condio
Real, ossessione di coppa Real, ossessione di coppa EPanucci ha fatto un sogno «Vinceremo ai supplementari» AMSTERDAM DAL NOSTRO INVIATO Se la fame di vittoria si traducesse automaticamente in gol, il Real stasera alzerebbe sicuramente la coppa. Ne ha già portate a Madrid sei, tra il '56 e il '66, ma la settima è diventata un'ossessione. La insegue da 32 anni. Invano. Ci arrivò a un passo nell'81, ma il Liverpool gliela soffiò a 8' dal termine della finale. Ora ecco un'altra chance ed ecco anche la pressione che lievita mentre l'odiato Barcellona festeggia lo scudetto e gufa. Vigilia pesante, insomma. Per sciogliere un po' la tensione non resta che chiedere conforto agli unici due realisti che questa maledetta Champions League l'hanno già vinta, beati loro, a soli 19 anni: Christian Panucci (Milan '94) e Clarence Seedorf (Ajax'95). Il difensore confessa: «Faccio un sogno ricorrente: una finale difficile, aspra, e noi che la vinciamo ai supplementari. Poi una grande festa e io che finisco la notte di baldoria. In effetti, ci spero, ci credo. Quando sono andato via dal Milan onestamente non sapevo se avrei potuto giocare un'altra finale così importante». Una bella rivincita, no? «No, in Italia non ho lasciato nemici né rancori. L'unica cosa che m'im porta è riportare a Madrid questa coppa dopo 32 anni e continuare a giocare per il Real. Battere la Juve, eventualmente, sarebbe solo una soddisfazione professionale in più. Non ho nulla contro i bianconeri. Ho visto che li hanno un po' aiutati a vincere lo scudetto: forse non ne avevano bisogno, sicuramente qui non capiterà. Non gioco nemmeno per convincere Maldini a portarmi ai Mondiali: mi conosce da 7 anni, sa quel che valgo». Anche Seedorf, altro scarto di lusso del nostro campionato, vuole cancellare il passato: «Penso soltanto alla Juve, a come superarla. Loro sono più abituati alle grandi finali, ma per noi questa è una partita troppo importante. Impossibile da fallire». Roberto Carlos, invece, ha qualche sassolino da togliersi dalle scarpe. Dispensa giudizi caustici su Hodgson e bolla la sua avventura interista assicurando: «Non ho impiegato molto a capire che il calcio italiano non era fatto per me. Lo ammetto: questa finale per me è anche una rivincita». Il brasiliano è convinto che il Real può farcela, ma a un patto: «Dobbiamo sfruttare tecnica e fantasia, le nostre armi migliori. E non preoccuparci troppo di Del Piero: è vero, lui è il miglior giocatore europeo, ma io sono il numero 2 del mondo, dopo il mio amico Ronaldo». Ha le idee chiare anche Suker, bomber caduto in disgrazia: «A settembre lo avevo detto: la finale sarà Juve-Real. Ora aggiungo: vinciamo noi 1-0. E io spero di partecipare alla festa». Di sicuro, invece, comincerà ancora in panchina. Heynckes punta sull'esuberanza di Raul e Morientes e sui numeri di Mijatovic e avverte Lippi: «I nostri attaccanti stanno benissimo, possono decidere la partita». Poi, a chi gli chiede se non si senta già un separato in casa, assicura: «I rapporti con il presidente Sanz sono ottimi, come con mia moglie». E ancora: «Il mio futuro al Real non dipende da questo risultato». Già, infatti è già scritto: comunque sia, via il triste «Heineken» e dentro Camacho, storico ex. Roberto Condio
Luoghi citati: Amsterdam, Barcellona, Italia, Liverpool, Madrid
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