Padre padrone a Teheran di Alessandra Levantesi
Padre padrone a Teheran Padre padrone a Teheran Iprotagonisti di una violenza recitano se stessi sullo schermo CANNES. «Le Monde» ha aperto il suo servizio di ieri dedicandole una foto a mezza pagina, quasi fosse una diva hollywoodiana: invece viene da Teheran, ha 18 anni, si chiama Samira Makhmalbaf ed è la più giovane cineasta del Festival. In programma a «Un certam regard», la sua opera prima «La mela» è stata coprodotta dal grintoso Mann Karmitz con il papà della neoregista, il grande Mohsen, che figura nel cast in qualità di sceneggiatore e montatore. A questo punto la domanda d'obbligo è se Samira merita tanta attenzione; e, senza esitazione, la risposta è sì. In «La mela» si ritrova quella capacità, già riscontrata nel cinema di Kiarostami e di Makhmalbaf, di calarsi con la macchina da presa nella realtà come se tutto fosse più vero del vero. Di solito avvalendosi dell'apporto di attori presi dalla vita, ma nel caso del film di Samira c'è di più: come in «Close up» a interpretare se stessi sono proprio i protagonisti dell'allucinante fatto di cronaca raccontato. In un quartiere povero di Teheran un anziano sposato a una donna cieca ha tenuto segregate in casa dalla nascita le sue due gemelle, finché su denuncia dei vicini non sono intervenute le autorità; e l'assistente sociale s'è trovata di fronte due dodicenni selvatiche, sporche, inabili a parlare e persino a camminare correttamente. Alternando l'uso del video e della pellicola la Makhmalbaf pedina con grazia e sensibilità (seppure senza ancora il rigore stilistico di Mohsen) la quotidianità della famiglia: il padre retrivo, ignorante e convinto delle sue ragioni, la madre cieca avvolta come in un sudario in un chador che le nasconde completamente il volto, le ragazzine nella loro prima, emozionata, commovente esplorazione del mondo circostante. La cosa indicativa è che a polemizzare con l'uomo repressore sono esclusivamente donne, l'assistente piena di fermezza, le vicine e naturalmente l'invisibile regista: che cerca di far capire umanamente i motivi di tutti, ma intanto non si lascia sfuggire l'occasione per suggerire, attraverso una metafora, l'insorgere di un nuovo spirito di emancipazione femminile. Alessandra Levantesi
Persone citate: Close, Kiarostami, Makhmalbaf, Mann, Samira Makhmalbaf
Luoghi citati: Teheran
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