«Donne d'Iran, su la testa»

«Donne d'Iran, su la testa» Incontro con Samira Makhmalbaf, figlia del regista Mohsen «Donne d'Iran, su la testa» Presentato al Festival «La mela» CANNES DAL NOSTRO INVIATO Diciotto anni vissuti respirando aria di cinema, sui set del padre, in casa con gli amici di famiglia, a scuola, nei corsi sull'arte di filmare: Samira Makhmalbaf, figlia del regista Mohsen, nata e cresciuta a Teheran, autrice di «La mela», presentato ieri al Festival, è una ragazza piena di talento e curiosità per il mondo, attenta, vivace, misurata nei ragionamenti e nelle valutazioni. Prima che arrivasse al Festival e ne diventasse, nell'arco di una giornata, una delle scoperte più interessanti, si era diffusa la notizia che una sua foto senza velo le aveva provocato problemi con le autorità del suo Paese. Ma Samira, che sulla Croisette ha portato il lungo spolverino nero delle donne iraniane sopra un vestito pieno di colori vivaci, chiarisce: «Non mi sono mai fatta fotografare senza velo: so benissimo che è illegale e quindi perché dovrei farlo? La foto di cui si è parlato è stata pubblicata in una versione tagliata, in cui non si vede che la mia testa è coperta». Sui capelli nerissimi come gli occhi, la giovane regista indossa anche ora un foulard variopinto, annodato sulla nuca invece che sotto il mento come in Iran. «E' chiaro che porto il velo e anche il soprabito nero spiega - ma sotto indosso quello che voglio, compresa la minigonna. In casa poi, noi ragazze iraniane siamo vestite come le nostre coetanee nel mondo...». Vuole dire, Samira, che il punto non è questo, o almeno non lo è più oggi: «Nel mio Paese la posizione delle donne sta cambiando, ed è inutile insistere su aspetti superficiali come quelli riguardanti il vestiario quando si è visto che, sempre lottando e insistendo, è stato possibile raggiungere obiettivi più importanti quali la possibilutà di lavorare, di fare carriera e perfino di entrare negli stadi, come è avvenuto quando la squadra dell'Iran ha preso parte a una finale molto attesa». A otto anni Samira ha recitato per la prima volta nel film del padre «Il ciclista»; dal '94 al '97 ha seguito corsi di cinema nella scuola privata da lui creata, poi ha firmato due cortometraggi («Desert», di finzio- ne, e «Art schools», documentario), e nel '97, dopo essere stata assistente alla regia nel film di Mohsen Makhmalbaf «Il silenzio», ha diretto «La mela». L'anno prossimo andrà a Parigi per completare i suoi studi cinematografici, ma è in Iran che ha intenzione di continuare a fare la regista: «E' importantissimo promuovere il cinema iraniano, così come è importante difendere ovunque nel mondo le diverse culture cinematografiche». In Iran, fa sapere la giovane autrice, il ci nema, popolato da attrici che portano regolarmente il velo, ha un andamento simile a quello degli altri Paesi del mondo: «Fanno soldi i film commercia li, mentre gli altri meno». Per lei, che alla politica pre ferisce l'arte («Bisogna sceglie re: o ci si occupa di una cosa oppure dell'altra) il cinema «è uno specchio che riflette la so cietà, anche quando quest'ulti ma rifiuta di guardare la sua immagine. Sono convinta, però, che se noi continuiamo a insistere, forse alla fine potremo contribuire a cambiare il mondo almeno un poco». Con i suoi amici, quasi tutti artisti come lei, Samira trascorre tanto tempo discutendo: «Sì, certe volte si va anche nelle case a ballare, ma non è una cosa che c'interessa molto, preferiamo parlare della nostra carriera, delle nostre aspirazioni». Fulvia Caprara «Ho il capo coperto e lo spolverino nero ma sotto indosso abiti colorati e metto la minigonna» «Il cinema è specchio per la società. Soltanto insistendo potremo contribuire a migliorare le cose» ^ m Samira Makhmalbaf ha 18 anni ed è diventata la mascotte di Cannes

Persone citate: Fulvia Caprara, Mohsen Makhmalbaf, Samira Makhmalbaf

Luoghi citati: Cannes, Iran, Parigi, Teheran