Il sogno di Don Johnson «Fare il pirata sul set»

Il sogno di Don Johnson «Fare il pirata sul set» PERSONAGGIO DA MIAMI VIGE ALLA GRIFFITH Il sogno di Don Johnson «Fare il pirata sul set» CANNES DAL NOSTRO INVIATO Davanti a un gran bicchierone d'acqua ghiacciata, lucido, abbronzato, con i capelli biondi tagliati a spazzola, il vestito di shantung grigio ferro, le mani curatissime, Don Johnson si diverte a recitare il suo ruolo di bellimbusto impenitente. Noto soprattutto per due ragioni che con il cinema hanno ben poco a che vedere, il ruolo del detective Sonny Grockett nel celebre serial «Miami Vice» e le tempeste coniugali con l'ex-moglie Melarne Gnffith, l'attore ci tiene a far sapere che la sua regola numero uno è non leggere mai nulla di quello che i giornali scrivono sul suo conto. E in effetti su Don Johnson, «sciupafemmine» nato nel Missouri, ex-studente presso l'Università del Kansas e poi all'«American Conservatory Theatre» di San Francisco, si leggono spesso notizie destinate a far colpo: si va dalle vecchie storie sul reiterato matrimonio con Griffith a quelle sui ricoveri nelle cliniche per disintossicarsi, fino ad arrivare a voci più recenti che descrivono l'attore in preda a una relazione «assolutamente platonica» con Denise Hale, 72 anni, vedova miliardaria che a suo tempo fu anche consorte di Vincente MinnelH. Ma a Cannes, dove è venuto per presentare il film di Roland Joffé «Goodbye Lover», Don Johnson offre agli interessati ima nuova immagine di neo-marito felice: «Mia moglie ha 29 anni, si chiama Kelly, fa l'insegnante a San Francisco. Che dirvi? E' semplicemente straordinaria». L'esperienza di «Miami Vice», racconta l'attore, è stata ovviamente il trampolino di lancio per passare al cinema, ma prima, sottolinea Don Johnson, c'è stato bisogno di «pagare il pedaggio» recitando in film che non lo soddisfacevano più. di tanto. Il desiderio di fare l'attore, però, scoperto «quando avevo 12 anni e ho recitato per la prima volta in una commedia messa su con la scuola», è stato più forte di tutto e ora Don ammette di sentirsi fortunato perché sta facendo esattamente quello che voleva fare. I registi gli affidano spesso ruoli da «bad guy», cattivo ragazzo, ma lui non se la prende perché «i cattivi hanno sempre personalità più ricche, più interessanti di quelle dei buoni». L'importante è far capire al pubblico che «il lavoro è una cosa e la vita tutta un'altra». A chi gli chiede, riferendosi alle passate storie di ricoveri e disintossicazioni; se in qualche modo si sente un sopravvissuto, Don Johnson risponde con uno dei suoi bei sorrisi indisponenti: «No, non più di qualunque altro essere umano. Mi sembra che la vita sia molto complicata per tutti, che ognuno abbia dovuto combattere con le proprie debolezze, le proprie frustrazioni. Dalla mia parte posso dire di avere l'incoraggiamento del pubblico che continua ad apprezzare il mio lavoro». Un lavoro che non è solo recitazione, ma anche produzione teatrale e televisiva. Ultimamente, per esempio, Don Johnson è attore e proc. ttore della serie di telefilm polizieschi della Cbs «Nash Bridges». E il doppio ruolo lo soddisfa molto. Il massimo, però, aggiunge dopo una riflessione sorniona, sarebbe poter interpretare per una volta la parte del pirata: «Sì, mi piacerebbe, trovo che i pirati siano personaggi estremamente romantici», [f. e] IL PROGRAMMA IN CONCORSO IDIOTERNE (Gli idioti), di Lars von Trier, Danimarca CLAIRE DOLAN, di Lodge Kerrigan, Francia/Usa FLOWERS 0F SHANGAI (Fiori di Shangai) di Hou Hsiao-Hsien, Taiwan/Giappone UN CERTO SGUARDO KANGW0ND0 EUIHIM, di Hong Sangsoo, Corea UN SOIR APRES LA GUERRE di Rithy Panh, Francia/Cambogia QUINDICINA DEI REGISTI PRO 0UR0D0VILIDOUDEI (Mostri e uomini), di Alexei Balabanov, Russia