Hartley, l'elogio della volgarità
Hartley, l'elogio della volgarità Ieri in concorso è stato presentato «Henry Fool» con la nuova dark lady: Parker Posey Hartley, l'elogio della volgarità La storia di un 'amicizia tra umiliazioni e squallore CANNES DAL NOSTRO INVIATO Un poeta che, costretto da un prepotente a leccare il sedere d una ragazza in pubblico, al supermercato, invece vomita abbondantemente sulle natiche nude di lei. Un cialtrone che irrompe nel bagno dove una ragazza sta facendo la doccia, siede sul cesso e s'abbandona a un'evacuazione rumorosa, grandiosa e tempestosa. Hai Hartley, 39 anni, l'elegante regista americano europeizzante di «Flirt» e di «Amateur», di «Uomini semplici» e di «Trust - Fidati», dice d'aver cercato volontariamente la volgarità in «Henry Fool», interpretato da Thomas Jay Ryan, James Urbaniak, Parker Posey: per stanchezza del proprio stile, per prendere atto dell'aria del tempo, per necessità narrativa. L'avrà cercata, ma non l'ha trovata. Il suo film somiglia ai precedenti, è poetico, contemplativo, divertente e quasi commovente, è ricco di calore verso i personaggi sottoproletari poveri ed esclusi molto ben recitati, è soprattutto carino: la differenza sta nella lunghezza («Henry Fool» dura due ore e diciassette minuti) e nel tema lambiccato della storia, come un perdente possa aiutare un altro perdente a essere vincente. Si fronteggiano, si vogliono bene come amici e cognati, due uomini opposti: un lavoratore della spazzatura, solitario, laconico sino al mutismo, introverso, altruista, inconsapevolmente poeta; e un reduce dalla prigione, fanfarone, scroccone, vitale, convinto d'essere uno scrittore. L'energia e lo spirito d'iniziativa ai quest'ultimo spingono il poeta a far conoscere la sua opera, a venir pubblicato, ad avere immenso successo, a vincere alla fine il premio Nobel; mentre non servono a sottrarre se stesso a un destino di misero squallore. L'Henry Fool del titolo è lo sfortunato, cialtrone ma generoso insopportabile ma simpatico: e incapace d'accettare il sacrificio che l'amico non esiterebbe a compiere per salvarlo. Un personaggio che non si vedeva da un pezzo al cine ma è protagonista di «The General» di John Boorman, con Brendan Gleeson e Jon Voight bravissimi, con Adrian Dunbar e Sean McGinley: il ladro. Non il grande criminale né il gan gster efferato: semplicemente il ladro d'apparta menti, al massimo di gioiel lerie, di musei o di sale giochi, uno di quelli che diventano ladri, come componenti della sua banda ladresca, perché a Dublino, nel loro misero quartiere di Hollyfield, soltanto l'illegalità e il sussidio di disoccupazione consentono di so prawivere. Il film è la bio grafia d'un famoso ladro dulinese, Martin Cahill, am mazzato nel 1994 davanti < casa sua, a colpi di pistola probabilmente da un ucciso re dell'Ira, e dei furti ingegnosi, intelligentemente pianificati, che lo resero celebre: in particolare la grande rapina a una gioielleria e la sottrazione dell'unico qua dro di Vermeer appartenente a una collezione privata. Su Martin Cahill sono ora in lavorazione altri due film «The General» lo racconta come un uomo allegro, gene roso e buono, legatissimo alla famiglia, capace di crudeltà (per far parlare un sospetto di tradimento, lo inchioda al tavolo da biliardo quasi fosse una croce); lo descrive come una personalità indipendente, nemica dei preti e dei poliziotti («banda di persecutori dei poveri») e in conflitto con gli uomini dell'Ira da lui considerati dilettanti; lo illustra come un delinquente astuto, uso a tenere sempre la faccia nascosta per non venir riconosciu- to, deciso a sfruttare ogni cavillo legale per salvarsi dal carcere. Naturalmente il regista analizza attraverso il personaggio anche la situazione sociale e il temperamento irlandesi: però, niente affatto noioso, girato in un bianconero molto bello (il direttore della fotografia è Seamus Deasy), intitolato con il soprannome del protagonista, «The General» resta un film medio. Lietta Tornabuoni «The general»: Boorman racconta la vita di un ladro dublinese ucciso dai terroristi dell'Ira Sopra Jon Voight in una scena del film «The General» di John Boorman Qui accanto Parker Posey, tra gli interpreti di «Henry Fool», di Hai Hartley, Nella foto sotto Don Johnson insieme con Mary Louise Parker
Luoghi citati: Dublino
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