Alla ricerca del Barocco perduto
Alla ricerca del Barocco perduto SVOLTE. Concerti, convegni e grandi interpreti rilanciano un'epoca trascurata Alla ricerca del Barocco perduto Una tendenza polemica pi IOME un Giano bifronte, I " dopo aver rinnegato il I modo «classico» di scrive1 i re la musica e ricostituito 1 un alfabeto e una sintassi del tutto nuovi, il Novecento guarda con crescente passione al passato remoto. Il più stupefacente recupero del tempo perduto mai attuato dalla musica occidentale è fenomeno ben più persistente di una moda e non sembra avere confini, né geografici, né stilistici. Da Ildegarda di Bingen a Bach, purché tutto suoni «antico», anzi riscoperto, cioè nuovo. «L'ubriacatura dell'opera romantica e verista aveva a tal punto assorbito l'interesse di pubblico o interpreti da distoglierli completamente da forme d'arte di cui avvertivano il valore, ma che avrebbero preteso, per essere restituite, un tipo di vocalità ed una prassi strumentale diversi da quelle correnti», dichiara Alberto Zedda, direttore artistico di «A vagheggiare Orfeo», il Festival del Barocco musicale che si apre a fine mese a Fano nel rinato Teatro della Fortuna. Una resurrezione nel nome di Francesco Cavalli, degli Amori d'Apollo e Dafne, messi in scena da Pier Luigi Pizzi. A Modena, il Festival Musicale Estense riscopre la lussuria coloristica e scenografica del Seicento proponendo - questa sera e domani, al Teatro San Carlo - due degli appuntamenti di maggior rilievo del proprio programma: Sonate e balli alla francese e all'italiana, con musiche di diversi autori e Le veglie di Siena, ovvero i vari humori della musica moderna, di Orazio Vecchi. Danza, musica e scena unite per raccontare il valore «rappresentativo» di que sti testi e, come è ormai tendenza evidente nella musicologia più avvertita, per sottolineare la convivenza di aspetti colti e po polari. La lingua alta e il dialetto, i personaggi del mito e le maschere della Commedia dell'Arte, la melodia «di strada» desunta da un ballo popolare incanalata in una forma espressiva più ampia e organizzata. Presentando il recente Orfeo messo in scena da Luca Ronconi a Firenze, Lorenzo Bianconi sottolineava la modernità della scrittura di Monteverdi, la frequenza del suo cambio di passo narrativo, l'immediatezza comunicativa di quella musica. Per la stagione dell'Accademia Filarmonica, Les Arts Florissants, il gruppo francese diretto dall'americano William Christie, eseguiranno giovedì a Roma un programma dedicato a Marc-Antoine Charpentier, maestro del Seicento: «Da Bach a Vivaldi, tutto l'arco della musica che chiamiamo barocca rappresenta da qualche anno una garanzia di successo di pubblico», riflette Matteo D'Amico, direttore artistico della Filarmonica. «E' un mutamento di gusto confortato dalla qualità delle esecuzioni, che hanno ormai superato la fase del rigore filologico per aprirsi ad una straordinaria libertà immaginativa». Basta ascoltare le esecuzioni prescelte al recente premio internazionale del disco Antonio Vivaldi per la Musica Antica, promosso dalla Fondazione Giorgio Cmi, per rendersi conto di quanto la consapevolezza storica e critica abbia ormai sposato una nervosità, un gusto improwisativo in tutto e per tutto figli del nostro tempo. L'assenza di interpreti lamentata da Alberto Zedda è una lacuna che appartiene al passato: sono ormai troppi per menzionarli tutti i gruppi e i solisti, anche italiani, che unendo la competenza del ricercatore alla sensibilità dell'esecutore sanno farci rivivere una musica ancora qualche anno fa considerata «statica». Lontano dalla tensione a progredire, dallo sguardo rivolto in avanti, appartenuto all'età classica, il Barocco trova la sua attualità nell'assunto anti-eroico, anti-romantico, nel recupero della meraviglia della voce e del suono come parametro del gusto, in una ricchezza di armonie e di temi che Cesare Fertonani, nel volume appena pubblicato da Leo Olschki, coglie come centrali nel catalogo strumentale di Vivaldi. Come tutte le riscoperte, anche l'apoteosi barocca avviene contro qualcosa: in questo caso, contro gli anni quaresimali della musica contemporanea, la penitenza del suono, l'oblìo del piacere dell'ascolto. A tal punto che numerosi compositori delle ultime generazioni - si ascolti l'ultimo compact disc di Mauro Cardi - propongono un uso tutto ((barocco» anche dell'elettronica. Sandro Cappelletto Si riscopre il suono contro gli anni quaresimali della musica contemporanea Non più filologia, ma libertà esecutiva 00 delni De stero ura e mpen: l'Aume, ruzzo onos]
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