E Gates si ritrovò solo di Franco Pantarelli

E Gates si ritrovò solo Esulta Silicon Valley, la Microsoft dovrà rispondere in tribunale di attività monopolistica E Gates si ritrovò solo Ea stata festa grande ieri nella Silicon Valley, o almeno in quella parte di essa abitata dai piccoli principi del software: per loro, la notizia che la Microsoft dovrà rispondere in tribunale dell'accusa di attività monopolistica è stata come se il famoso grido «il re è nudo» avesse percorso in un lampo la vallata, risvegliando vecchi rancori. Commento generale: «E' un primo, meraviglioso passo». Commenti particolari: una specie di gara a chi riusciva ad essere più velenoso. Ecco per esempio Lawrence Ellison, capo della «Oracle», uno dei «browsers» che non riescono ad essere automaticamente inseriti direttamente nei computer, come invece avviene all'«Explorer» di Bill Gates: «Ah, lui dice che così si blocca l'innovazione? Ma chi vuole prendere in giro? La sua idea di innovazione è di prendere la tecnologia degli altri, copiarla e inserirla nel suo sistema operativo». Ed ecco Michael Morris della Sun Microsystem: «Questa azione promette di es- sere molto più efficace di quella del 1994, che sostanzialmente attaccò una pratica che aveva già avuto modo di compiere il suo sporco lavoro». La Netscape, cioè la compagnia che da una eventuale sconfitta in tribunale di Bill Gates è quella che ha più da guadagnare (la richiesta immediata del dipartimento della Giustizia è che alla Microsoft venga imposto di inserire nel suo nuovo sistema operativo «Win¬ dows 98» non solo il suo Explorer ma anche, appunto, il Netscape) ha preferito godersi la cosa con signorilità. Invece di attaccare direttamente Bill Gates, il suo patron Jim Barksdale l'ha buttata sul filosofico, sostenendo che la varietà e la possibilità di scelta sono l'unico modo per rendere il computer «meno oppressivo». Anche Bill Gates ha cercato la signorilità. Ha acquistato una pagina intera su tutti i giornali americani e vi ha messo una sua lettera «ai nostri clienti, partner e azionisti» dal tono piuttosto pacato. Abbandonata l'arroganza iniziale («chiederci di mettere Netscape a fianco di Explorer è come chiedere alla Coca Cola di mettere tre lattine di Pepsi nel suo pacco da sei»), sostiene quasi sommessamente che «il governo non dovrebbe intervenire nei disegni dei prodotti software, specie se il suo scopo è di nascondere le tecnologie innovative ai consumatori. Noi lavoriamo sodo per rendere i computer sempre più facili da usare, non più difficili». La causa è stata affidata al giudice federale Thomas Penfield Jackson (che ha già avuto modo in passato di criticare aspramente il comportamento della Microsoft) e la prima udienza preliminare è stata fissata per venerdì. Ma già c'è chi nota l'aspetto curioso di tutta questa storia. Gli uomini della Microsoft, abituati alle sgomitate di alto livello e alle decisioni veloci, come si conviene al mondo dei computer in continua, rapidissima evoluzione, ora dovranno adattarsi ai ritmi, per definizione lenti, del sistema giudiziario statunitense. E a sua volta il sistema giudiziario si appresta a compiere un lavoro che potrà durare anni, per arrivare a una decisione su dei prodotti software che quasi sicuramente a quel punto saranno da tempo obsoleti. Franco Pantarelli L'azione giudiziaria mette in discussione llmminente lancio di «Windows 98» Il magnate di Microsoft Bili Gates

Persone citate: Bili Gates, Bill Gates, Gates, Jim Barksdale, Lawrence Ellison, Michael Morris, Thomas Penfield Jackson