La Francia approva le 35 ore per legge di Enrico Benedetto

La Francia approva le 35 ore per legge Il «sì» del Parlamento piega le proteste dell'opposizione. Aubry: una giornata storica La Francia approva le 35 ore per legge Si partefra due anni con duemila miliardi di incentivi PARIGI dal nostro corrispondente Dopo una maratona parlamentare da Guinness, la Francia vara la settimana lavorativa da 35 ore. «Il 19 maggio entrerà nella storia», preconizza trionfale ed esausta il ministro del Lavoro Martine Aubry scesa in trincea l'autunno scorso per difendere un obiettivo che il premier Jospin definisce «prioritario». Ne emerge solo oggi, ma vincitrice. La Gauche e i Verdi hanno votato a favore con inabituale compattezza superando senza problemi eccessivi un'opposizione troppo minoritaria per azzardare il colpaccio. Chi attendeva che Rpr e Udf capitolassero issando bandiera bianca rimarrà tuttavia deluso. Si preannunciano ricorsi alla Corte Costituzionale. Ed è solo la penultima spiaggia. Rimane, come extrema ratio, l'appello al Consiglio di Stato. La Destra, insomma, s'irrigidisce. Malgrado lo zelo, la battaglia appare comunque - salvo colpi di scena - puramente simbolica. Le prime a essere persuase sono proprio le aziende, in piena Realpolitik. Alla vecchia parola d'ordine «opposizione ferma» subentra il primaverile «trattiamo». Le discussioni fiume (75 ore per l'Assemblée Nationale e 12 fra i ranghi senatoriali), i 1769 emendamenti, le polemiche sui nuovi impieghi che la Legge Aubry creerebbe (250 mila secondo il governo, zero se ascoltiamo Rpr e TJdf) sono un ricordo. «Recriminare non serve, guardiamo innanzi», predica la Francia produttiva. Quei 7 miliardi di franchi (circa duemila miliardi di lire) che il budget '99 destinerà a incentivi per la messa in opera fanno gola. E in fondo il calendario governativo - con l'esordio delle 35 ore fra poco meno di due anni, il primo gennaio del Duemila, e una temporanea deroga per la piccola impresa - non turba oltremisura i patron dell'indù stria transalpina. Certo, lamentano tuttora l'interventismo governativo ope legis. E tuttavia preferirebbero non alienarsi con una cieca intransigenza le inevitabili conces sioni che Lionel Jospin e madame Aubry faranno in campo applicativo. Il Cnpf - la Confindustria transalpina - ne ha preso atto E alla strategia della fermezza, affianca il dialogo. Per mesi il presidente rinviò un in contro con Martine Aubry e lo stesso Jospin denunciando il putsch legislativo. Ma ora fio risce il disgelo. I contatti, uffi ciali e non, si moltiplicano. Er nest-Antoine Seillière sa che il 10-15 per cento delle imprese anticiperanno la legge con ac cordi aziendali. E temendo che il primo ministro usi i patron «collaborazionisti» come ca vallo di Troia per spaccare il Cnpf, introduce nella sua linea il fattore souplesse ricucendo lo «strappo». Non gli sfugge come parecchi imprenditori apprezzino il governo Jospin. Vero è che, sottoposte a test genetico, le 35 ore rileverebbero tracce sensibili della demagogia gau chiste. Come testimonia lo slancio pcf nel difenderle. Ma in ternini sostanziali, la situa zione appare diversa. L'esecu tivo moltiplica le avances ver so il padronato, non lo si può tacciare di statalismo a oltran za, dirige il Paese in una rela tiva stabilità e senza penalizzare lo sviluppo. Dominique Strauss-Kahn, il ministro plenipotenziario dell'economia francese, ha buona reputazione fra gli industriali e nel mondo della finanza. La signora Aubry un po' meno, per quella sua leggera ostinazione sessantottarda e il linguaggio non diplomatico, ma le si riconosce nondimeno competenza, tenacia, coraggio. Parlare di tregua è prematuro, ma l'estate favorirà le mediazioni. La complessa mac¬ china giuridica cui incombe il «passaggio alle 35 ore» dovrebbe mettersi in marcia solo nel periodo autunnale. Approfittandone, la Confindustria francese può allargare il suo margine di manovra. C'è chi, in ogni caso, vuole bruciarla sul tempo. Il gruppo Bollore 10 mila salariati - ha preso l'iniziativa di confrontarsi tempestivamente alle 35 ore. Non attenderà la dead-line. Intende sfruttare la rivoluzione del¬ l'orario per un ammodernamento produttivo. Ci lavora già. E in Savoia, circoli imprenditoriali promuovono senza falsi pudori la deprecata legge. Usando una metafora gastronomica, «Liberation» sintetizza: «La mayonnaise comincia a prendere». Le profezie apocalittiche - aziende uccise dalla concorrenza estera e inevitabili trasferimenti oltreconfine (li si evocò anche per la Michelin) - oggi non circolano quasi più. Lo stesso mondo sindacale, tiepido sulle prime, cavalca con disinvoltura la chance offerta dalle 35 ore, rinuciando anche ai distinguo iniziali. Riasumendo: la Francia si muove. E per un Paese che da sempre si è caratterizzato per una natura intrinsecamente conservatrice, non è poco. Enrico Benedetto

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