«Ecco i killer di Mariangela»

«Ecco i killer di Mariangela» Secondo gli inquirenti uno degli assassini ha atteso 9 mesi per vendicare la morte di moglie e figlio «Ecco i killer di Mariangela» Dieci arresti per la strage di Oppido REGGIO CALABRIA. «Una volta per imo». Quattro parole per riassumere decine di morti ammazzati. Quattro parole, dette da una donna di una delle famiglie in lotta per dare il senso della faida. Quella faida in cui, per caso e per errore, l'8 maggio scorso, nella piazza principale di Oppido Mamertina è morta Mariangela, 8 anni da compiere. Quattro parole intercettate dagli investigatori e citate nelle 56 pagine di provvedimento con cui i giudici di Palmi hanno ordinato l'arresto di dieci persone ritenute coinvolte nella faida di Oppido. Una lunga, assurda, complicatissima guerra tra famiglie a difesa di un non meglio precisato prestigio. Due dei cinque prowedimenti eseguiti da carabinieri e polizia (cinque degli indagati sono risultati irreperibili) sono proprio contro i presunti mandanti della strage dell'8 maggio. Sarebbero stati Giuseppantonio e Alessandro Gugliotta, 58 e 23 anni, padre e figlio, a volere l'uccisione di Giovanni Polimeni e Vittorio Rustico, i due giovani cugini trucidati da due killer nella macelleria della famiglia del primo, in piazza Salvatore Albano, nel pieno centro di Oppido. Una sessantina di colpi di fucile caricato a pailettoni e mitraglietta, una gragnuola di piombo con una coda fuori dalla macelleria, contro una Fiat Croma di colore grigio che ai killer era sembrata quella del padre di Giovanni Polimeni. Nella Croma, invece, c'erano Giuseppe e Maria Biccheri, la moglie, Annunziata Pignataro, e, sui sedili posteriori, la loro figlia Franca, trentunenne, e i nipotini Mariangela e Giuseppe, quest'ultimo di 7 anni. Giuseppe Maria Biccheri e Mariangela non hanno avuto neppure il tempo per accorgersi di quello che stava succedendo. Gli altri tre sono rimasti feriti. Il piccolo Giuseppe e la nonna si trovano nel reparto di rianimazione degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, adesso fuori pericolo. La faida ha già fatto decine di morti. Tra alleanze e contrapposizioni repentine, gli investigatori hanno contato almeno quattro fasi. La quarta, quella degli ultimi mesi, vede contrapposte le famiglie Polimeni-Mazzagatti e quella dei Gugliotta. L'11 agosto scorso la con¬ ferma della mutata geografia: in un agguato, cadono la moglie e un figlio di Giuseppantonio Gugliotta e il fidanzato di una giovane appartenente alla famiglia. Lo stesso Giuseppantonio rimane ferito in modo grave, tanto che ancora oggi porta i segni di quell'agguato. La vendetta è covata a lungo. Nove mesi per organizzare tutto a puntino e, secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, diretti dal procuratore di Palmi, Elio Costa, il rancore è esploso in piazza Albano. Il bersaglio è Giovanni Polimeni, poco più che ventenne, ritenuto evidentemente coinvolto nell'eccidio di agosto. Lo sospettavano anche i carabinieri, ma la giustizia è arrivata tardi. L'esito dello Stub, che confermerebbe senza margini di dubbio la sua partecipazione al triplice omicidio di agosto, è arrivato solo il 9 maggio scorso. Il giorno dopo, cioè, della sua morte nella macelleria di famiglia. E' faida, faida tra famiglie senza che si possa parlare, secondo il procuratore Costa, di scontro tra cosche mafiose per l'accaparramento delle ricchezze che un territorio come quello di Oppido appare inadeguato a offrire. Nonostante il parere opposto del presidente della Commissione antimafia, Ottaviano Del Turco, ieri in visita a Oppido. Oltre ai due Gugliotta sono finiti in manette Giuseppe Zumbo, 36 anni, Vincenzo Fileio (29), indagati per alcuni delitti della faida (nel provvedimento cautelare si contano 16 fatti di sangue, tra omicidi e tentati omicidi) e Giuseppe Mazzagatti, 66 anni, accusato soltanto di associazione per delinquere. Tre sono stati arrestati nel Lazio, dove si erano trasferiti dopo la strage di agosto. Rocco Valenti Tra le prove, le parole pronunciate da una donna delle famiglie in guerra «Una volta per uno» In alto, la macelleria di Oppido Mamertina, teatro della strage. A sinistra, la piccola Mariangela

Luoghi citati: Lazio, Oppido Mamertina, Palmi, Reggio Calabria